C’è un pacchetto welfare su cui si deve puntare e di cui fa parte anche la riforma delle pensioni. Lo mette in evidenza Cesare Damiano in un’intervista al Quotidiano Nazionale, in cui si evidenzia la necessità di prorogare l’indennità di disoccupazione per i collaboratori, progettare e mettere in piedi un nuovo ammortizzatore sociale per compensare realmente la fine della mobilità e della cassa integrazione in deroga e infine far partire l’Ape social e le altre forme di uscita anticipata, soprattutto per i precari e chi svolge lavori usuranti. L’ex ministro ha anche ricordato che è stato importante riuscire a ottenere l’ottava salvaguardia degli esodati e l’Ape social, con misure più flessibili per i lavoratori precoci e gli usuranti, ma che invece grossi passi avanti sugli ammortizzatori sociali non ci sono stati, soprattutto perché la Naspi non basta a compensare la fine della mobilità e della cassa integrazione in deroga.
I lavoratori precoci continuano la loro battaglia per una riforma delle pensioni che contempli Quota 41. E se il comitato del Lazio ha partecipato alla manifestazione della Cgil per l’inizio della campagna referendario, in Friuli-Venezia Giulia Flavia Kvesto ha incontrato Walter Rizzetto e Fabio Rampelli. Il vicepresidente della commissione Lavoro della Camera e il capogruppo a Montecitorio di Fratelli d’Italia hanno confermato la vicinanza del partito di Giorgia Meloni alle richieste dei lavoratori precoci per modificare la Legge Fornero. Rizzetto era già stato in passato protagonista di un intervento alla Camera in cui aveva detto al ministro Poletti che era stato un errore limitare la Quota 41 solo a talune categorie di lavoratori, anche perché dopo 40 anni di lavoro è più che giusto poter accedere alla pensione grazie ai contributi che si sono versati.
Il blocco delle indicizzazioni varato dalla riforma delle pensioni di Elsa Fornero è stato dichiarato incostituzionale, ma la battaglia legale sul successivo “bonus Poletti” è ancora in atto. L’Usb ha infatti fatto sapere che presenterà ad Ascoli un ricorso contro l’Inps, che ha risposto ad alcuni pensionati di non poter erogare gli arretrati richiesti per la mancata indicizzazione in quanto da parte sua ha già dato seguito a quanto stabilito dal Governo Renzi nel 2015, tramite l’erogazione “una tantum” di una sorta di rimborso. Il sindacato di base, ritenendo inaccettabile la risposta dell’Inps, non intende mollare ed è pronto a proseguire la battaglia legale. Che potrebbe essere portata avanti anche da altri pensionati, dato che la risposta dell’Inps è stata data a tanti altri.
I Vigili del fuoco continuano a chiedere un trattamento analogo a quelli degli altri corpi dello Stato e una riforma delle pensioni che adegui i loro assegni a quello dei colleghi delle forze dell’ordine. Il sindacato autonomo Conapo, per questo motivo, il 16 febbraio terrà una manifestazione a Roma in piazza Montecitorio. La richiesta è quella di “inserimento dei Vigili del Fuoco nel Comparto sicurezza o provvedimenti legislativi per la totale equiparazione di retribuzioni e pensioni agli altri Corpi dello Stato”. Da tempo Conapo lamenta infatti una disattenzione sostanziale della politica nei loro confronti, nonostante i tanti attestati formali, con tanto di onorificenze che vengono assegnate al corpo per l’impegno che profonde per assistere gli italiani.
La riforma delle pensioni incide certamente sui costi del sistema previdenziale. Ma a quanto pare anche lo stato di salute degli italiani porta a peggiorare i conti dell’Inps. Massimo Piccioni, coordinatore generale Medico Legale dell’Inps Roma, ha infatti fatto notare che le malattie cardiovascolari non causano dei costi indiretti per il Sistema sanitario nazionale, ma anche per il sistema previdenziale “che è responsabile di fornire prestazioni assistenziali e previdenziali a tutte le persone affette da patologie e che eroga pensioni di inabilità ed assegni di invalidità”. Piccioni ha messo in evidenza, secondo quanto riporta Adnkronos, che le malattie del sistema cardiocircolatorio sono la seconda causa di invalidità previdenziale dopo le malattie oncologiche. “Sul versante assistenziale, che riguarda invece i cittadini di tutte le età e non solo in età lavorativa, le malattie cardiovascolari rappresentano la quarta causa di morte”, ha poi aggiunto, ricordando che l’invalidità previdenziale comporta una spesa di circa 10 miliardi di euro l’anno, che salgono a 16 se si considera l’invalidità assistenziale.
Tuttavia questi stessi dati non tengono conto dei lavoratori pubblici e dunque la spesa reale è certamente più significativa. “In questo contesto è fondamentale considerare che, a costi invariati, è possibile una redistribuzione delle risorse a favore di una maggiore allocazione sul versante della prevenzione, come investimento volto ad evitare l’invalidità”, ha evidenziato Piccioni, ricordando che l’Inps è quindi favorevole a questa redistribuzione di risorse.
Governo e sindacati torneranno a parlare di riforma delle pensioni martedì 21 febbraio. E in vista di questo importante incontro, Giuliano Poletti ha spiegato che l’obiettivo è quello di “aprire la discussione sulla fase due della riforma previdenziale e ad affrontare i temi delle pensioni dei giovani lavoratori, in particolare quelli con carriere discontinue”. Intervistato da Il Corriere della Sera, il ministro del Lavoro ha spiegato che i giovani hanno pagato l’innalzamento dell’età pensionabile della Legge Fornero sulle pensioni, che ha contribuito, insieme alla crisi, a togliere loro opportunità di lavoro. “Per invertire la tendenza c’è bisogno di crescita dell’economia e di introdurre la flessibilità in uscita sulle pensioni, come il governo sta facendo”, ha detto Poletti. Il quale ha anche affrontato il tema dell’Ape social, che dovrà partire a maggio, specificando che non ci potranno essere modifiche rispetto alle platee già individuate. “Noi dobbiamo applicare la legge con un decreto che sarà emanato entro i primi di marzo.
Le categorie ammesse all’Ape agevolata sono definite dalla legge, così come la percentuale per l’invalidità civile. Non possiamo modificare queste cose con un provvedimento applicativo. Le soluzioni che abbiamo trovato nell’ambito della riforma pensioni, d’intesa coi sindacati, sono un punto di equilibrio tra equità, flessibilità e vincoli di bilancio”, ha spiegato, chiudendo di fatto la porta alle richieste arrivate anche dagli stessi sindacati per rivedere alcuni punti dell’Anticipo pensionistico. Enrico Marro ha anche rivolto a Poletti una domanda sulle proteste dei lavoratori precoci per il finanziamento dei prepensionamenti dei bancari garantito dallo Stato: “Il governo ha cercato di fare un’operazione larga, inclusiva. C’è l’Ape, ma anche l’uscita anticipata per i precoci, la 14esima, la no tax area, il cumulo gratuito. Il tutto cercando di non mettere determinate categorie di lavoratori contro altre. Peraltro, la spesa per i dipendenti delle banche è spalmata su cinque anni”, è stata la risposta.