I contratti nazionali, e quindi anche i contratti statali il cui rinnovo è sul tavolo del governo in questi mesi, sono centrali nella riforma della Pubblica amministrazione. E’ questo infatti uno dei temi che è emerso ieri durante il confronto tra il governo e i sindacati. La riforma del pubblico impiego è attesa in Consiglio dei ministri per il primo via libera e ha come uno dei pilastri proprio il ritorno alla contrattazione in molte materie dopo quanto tentato nel 2009. Da quell’anno i contratti statali sono bloccati e con loro l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici che sono al centro della trattativa con i sindacati. Per arrivare però all’incremento degli stipendi pubblici la strada è ancora lunga visto che, dopo l’intesa politica firmata lo scorso 30 novembre per un aumento di 85 euro medi lordi, ora devono essere definite le risorse nel tavolo che deve essere avviato all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, con i sindacati.
Dopo l’incontro tra sindacati e governo di ieri perla riforma del pubblico impiego prosegue la trattativa per il rinnovo dei contratti statali. L’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici è bloccato dal 2009, da sette anni, e nel 2015 è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale. Poi lo scorso 30 novembre sindacati e ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia hanno firmato un accordo quadro per il rinnovo dei contratti statali: si è trattato di un’intesa importante perché ha riaperto la contrattazione con le parti sociali. Secondo indiscrezioni sulle risorse da destinare all’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici il budget, oltre ai 300 milioni della legge di Stabilità 2016, prevederebbe 900 milioni per quest’anno e 1,2 miliardi per il prossimo. Con queste risorse i contratti statali potrebbero essere incrementati di quegli 85 euro medi lordi previsti dall’accordo quadro firmato lo scorso novembre. Si dovrà però attendere, per arrivare al rinnovo dei contratti statali, la ripartizione delle risorse e la direttiva del ministro Madia. Intanto venerdì prossimo il testo della riforma del pubblico impiego, che ha riaperto la contrattazione, dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri.
È durato fino in tarda serata ieri il confronto tra sindacati e Governo sul tema del rinnovo contratti statali, revisione del Testo Unico sulla PA e mutevoli altre novità sul settore smartworking e licenziamenti. L’incontro di ieri è stato segnato dalla richiesta netta di tutte le sigle sindacali al Governo, di rispettare appieno gli accordi firmati lo scorso 30 novembre 2016. I contratti dei 3 milioni 150 mila dipendenti pubblici, fermi da più di sette anni, vanno rinnovati subito: “Spero non serva” ha detto nei giorni scorsi il segretario generale Cgil Susanna Camusso, ma “se l’esecutivo non applica l’accordo quadro non avremo particolari problemi a mettere in piedi una mobilitazione unitaria. Ancora resta da capire cosa risponderà il Ministro Madia per quanto riguarda il nodo centrale, sollevato dai sindacati alla vigilia dell’incontro, ovvero i premi di produttività. Vale complessivamente otto miliardi di euro (pari a circa 2.300 euro medie in busta paga, con punte di 11 mila in alcuni enti pubblici non economici): messa da parte la cosiddetta “riforma Brunetta”, giudicata ingiusta e troppo rigida da governo e sindacati, la discussione oggi riguarda i sistemi di valutazione delle prestazioni lavorative (individuali e collettive) e della produttività, e come queste valutazioni si traducano in incentivi finanziari. La riforma Madia, dunque, s’avrà da fare? La risposta sta nel report del Ministero Pa in seguito a questo incontro e con gli ultimi dettagli ancora da ultimare per evitare lo scontro totale con i sindacati e le associazioni di categoria in difesa dei contratti statali.
Una delle grandi novità discusse ieri nell’incontro tra Governo e Sindacati sulla questione Statali e contratti Pa è certamente il “merito” nei premi ai dipendenti pubblici, con i cittadini che usufruiscono dei servizi che potrebbero metter becco nella “premiazione”. Cosa dovrebbe accadere dunque lo spiegano le prime indiscrezioni sul testo di riforma che oggi il ministro Madia metterà a punto con i vertici dei sindacati: I cittadini che utilizzano i servizi della Pubblica amministrazione avranno voce in capitolo sui premi che saranno assegnati ai dipendenti pubblici che si trovano di fronte allo sportello. Come anticipa il Mattino con un frammento della bozza in riforma, « le amministrazioni dovranno predisporre dei «sistemi di rilevazione del grado di soddisfazione degli utenti delle attività e dei servizi erogati». E i risultati di questa rilevazione, insieme alle segnalazioni scritte pervenute direttamente dai privati, dovranno essere obbligatoriamente trasmesse agli organismi indipendenti di valutazione, che dovranno tenerne conto nei loro giudizi».