Giuliano Poletti, che la prossima settimana incontrerà i sindacati per parlare di riforma delle pensioni, cerca di smorzare ogni allarme sullo stato dei conti dell’Inps dopo i dati diffusi dalla Corte dei Conti, che avevano evidenziato un peggioramento del patrimonio dell’Istituto nazionale di previdenza sociale. Il ministro del Lavoro ha spiegato che non sono previsti interventi del Governo sull’Inps, anche “perché le risorse che fanno fronte alla situazione sono già definite e c’è il bilancio dello Stato che garantisce la copertura finanziaria. Poi il confronto su come migliorare le performance è sempre aperto: il dialogo tra il governo e l’Inps è all’ordine del giorno ogni giorno”. Altro tema caldo per Poletti è quello dei referendum proposti dalla Cgil: il ministro ha assicurato che il Governo rispetterà la legge fissando la data in cui gli italiani saranno chiamati a votare.



La Cgil ha dato il via alla sua campagna referendaria e presto sarà anche al tavolo con il Governo per parlare di riforma delle pensioni. I due temi, secondo il sindacato di Susanna Camusso, sono in qualche modo collegati. Il quesito più importante su cui gli italiani dovranno pronunciarsi (ancora non si sa quando) riguarda infatti i voucher lavoro, che sempre più spesso vengono utilizzati per mascherare dei veri e propri rapporti di lavoro dipendente, anziché per pagare prestazioni occasionali e temporanee. Per questo la Cgil ritiene che i buoni lavoro mettano in grave pericolo la sostenibilità delle pensioni future: chi viene pagato con i voucher, infatti, non ha tutti quei contributi previdenziali che invece sono versati da un lavoratore dipendente. E dunque in futuro rischia di trovarsi con una pensione di importo molto ridotto.



I sindacati martedì prossimo incontreranno il Governo per parlare di riforma delle pensioni e i lavoratori precoci vogliono far arrivare la loro voce al tavolo delle trattative, per chiedere ancora una volta che Quota 41 sia accessibile a tutti e non solo a una categoria ristretta di professioni. Per questo Rosa Poloni, una delle più attive del Comitato Veneto “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti”, chiede a tutti gli iscritti di mobilitarsi, scrivendo le proprie richieste e consegnandole alle sedi sindacali del proprio territorio. L’obiettivo è quindi quello di fare pressing su Cgil, Cisl e Uil, visto che saranno poi loro a trovarsi faccia a faccia con Giuliano Poletti e gli altri rappresentanti del Governo. Sarebbe quindi importante che fossero loro a essere i portavoce delle richieste dei lavoratori precoci. La Poloni invita anche a rinnovare la propria tessera sindacale solo nel caso le richieste su Quota 41 vengano esaudite.



La prossima settimana Governo e sindacati si incontreranno per riprendere il confronto sulla riforma delle pensioni e potrebbero dover già “mettere un freno” alle possibilità di cambiare il sistema previdenziale italiano. Questo in virtù di quanto ha messo nero su bianco la Commissione europea a proposito dei conti pubblici dell’Italia. Tra i dati diffusi ieri con le previsioni economiche d’inverno di Bruxelles, infatti, si evidenzia come la spesa per le pensioni nel 2017 sarà in crescita, ma anche che le riforme passate dovrebbero mantenere il livello di spesa “sotto controllo”. Il che potrebbe voler dire che interventi che andassero a modificare, in particolare ad aumentare, le uscite per il capitolo pensioni potrebbero mettere a rischio i conti, tanto più che l’Italia si trova in una situazione da “sorvegliato speciale” in Europa. Teoricamente il confronto, essendo basata sulla cosiddetta “fase due”, dovrebbe riguardare la possibilità di introdurre una pensione contributiva di garanzia per i giovani, incentivando magari la previdenza complementare. Misure, insomma, che non dovrebbero portare a una revisione della spesa a breve, riguardando in particolare chi ancora è lontano dalla soglia della pensione. Tuttavia è noto che i sindacati vorrebbero poter rimettere mano ad alcuni interventi già approvati con la Legge di stabilità, come l’Ape sociale e la Quota 41 per i lavoratori precoci. Il Governo potrebbe quindi respingere ogni istanza trincerandosi dietro i rilievi che arriverebbero da Bruxelles in un momento in cui l’attenzione sui conti pubblici italiani è già piuttosto alta. Non resta che aspettare una settimana per vedere se questa ipotesi verrà confermata o meno.

I lavoratori precoci non si fermano e la loro lotta per una riforma delle pensioni che comprenda la Quota 41 per tutti, e non solo per alcune categorie come stabilito nella Legge di bilancio, prosegue sia nelle strade che online. In quest’ultimo caso, per esempio, attraverso la promozione di una petizione sul sito change.org per chiedere che il ddl 857 possa essere discusso alla Camera. Per chi non lo sapesse si tratta del disegno di legge messo a punto da Cesare Damiano, che prevede appunto la Quota 41 per tutti, ma non solo. Infatti si interviene anche sul sistema pensionistico introducendo una flessibilità più vantaggiosa dell’Ape. Non solo perché strutturale e senza ricorso a un prestito pensionistico, ma perché consente l’uscita dal mondo del lavoro a 62 anni. Vedremo se questa iniziativa porterà i frutti sperati per i lavoratori precoci.

Il caso della mancata riforma delle pensioni chiesta dall’Associazione nazionale magistrati torna a far capolino nella cronaca politica italiana. Come hanno riportato i media infatti che era pronto in commissione Affari costituzionali del Senato un emendamento al decreto milleproroghe per l’estensione della deroga all’età pensionabile di tutti i magistrati a 72 anni. E Miguel Gotor e Maurizio Migliavacca, membri del Partito democratico, erano pronti a votare a favore, contrariamente ai loro colleghi di partito. Per questo si è deciso di rimuoverli e di sostituirli con altri due senatori pronti a votare contro l’emendamento, così da lasciare ancora insoddisfatte le richieste dell’Associazione nazionale magistrati. La decisione presa dal Partito democratico è senza dubbio forte e potrebbe anche peggiorare i rapporti con i magistrati, oltre che aumentare le divisioni interne al partito.

Il Segretario generale della Fiom di Firenze, Daniele Calosi, è piuttosto preoccupato dal fatto che la sinistra sembri non occuparsi più di lavoro e di pensioni, nonostante la situazione per gli italiani su questi fronti sia tutt’altro che rosea. “Perché in Parlamento e nel Paese nessuno discute più di pensioni, di articolo 18 o cerca soluzioni al grave problema della disoccupazione giovanile, ad esempio abolendo la Legge Fornero sulle pensioni, garantendo un più facile accesso al mondo del lavoro ai nostri ragazzi?”, si chiede Calosi. Il fatto che questi temi siano praticamente assenti dal dibattito politico è per il sindacalista la prova di una sorta di autoreferenzialità dei gruppi dirigenti dei partiti politici. “La sinistra deve tornare a parlare alla testa e al cuore delle persone, perché alla pancia parlano in troppi e non ne abbiamo bisogno”, aggiunge Calosi.

Una riforma delle pensioni per i parlamentari è quella che propone Francesco Roncone, Segretario regionale della Federazione anziani pensionati-Acli del Veneto. Una riforma utile anche per tornare a votare. Da diverse parti, infatti, si ritiene che un ostacolo all’approvazione di una nuova legge elettorale sia rappresentato dal fatto che i parlamentari vogliono attendere settembre, quando scatterà il loro diritto al vitalizio. Roncone in una nota ha quindi scritto: “Abbiamo bisogno di una buona legge elettorale che non può essere pensata in pochi giorni. Il problema è la pensione dopo solo 4 anni e sei mesi, che scatterebbe per i parlamentari a settembre? Bene il Parlamento è sovrano, sgomberi subito il campo da ogni ilarità e dubbi e adegui, con una semplice leggina, la previdenza dei politici a quella di tutti gli italiani o almeno questa volta sospenda la norma”.