La riforma delle pensioni ha introdotto il cumulo contributivo gratuito, che però non è utilizzabile sempre per poter accedere alla quiescenza. Se per esempio si vuole utilizzare Opzione donna o accedere all’ottava salvaguardia degli esodati, non è possibile cumulare i contributi versati in diverse casse. Nonostante si tratti di una disposizione piuttosto discutibile, nessuna modifica è stata fatta alla legge e così Orietta Armiliato, del Comitato Opzione donna social, insieme ad alcuni rappresentati degli esodati, oggi incontrerà gli avvocati Giorgio Sacco e Andrea Maestri per valutare la percorribilità di una diffida verso il ministero del Lavoro proprio su questa vicenda. La stessa Armiliato, dandone annuncio su un post pubblicato sulla pagina Facebook del comitato, promette di far sapere quale sarà l’esito di questo incontro.
Dopo aver protestato per la mancata riforma delle pensioni promessa dal Governo per alzare l’età pensionabile a 72 anni per tutti i magistrati, l’Anm dovrà decidere che linea tenere nei confronti del Governo. Dopo aver disertato il 26 gennaio l’inaugurazione dell’anno giudiziario presso la Corte di Cassazione, non era mancato un botta e risposta a distanza tra il Presidente Piercamillo Davigo e il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Tuttavia il problema è rimasto immutato e oggi, ricorda ildubbio.news, il Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati si riunisce a Roma per decidere se portare avanti o meno la protesta nei confronti dell’esecutivo e con quali modalità. Si tratta di capire se attendere che il Governo mantenga la sua parola o invece cercare ancora una volta lo scontro frontale con Orlando. Una scelta davvero non facile.
Una riforma delle pensioni all’insegna del decentramento è quella che propone Gianna Gianca, Presidente del gruppo regionale della Lega Nord Piemont. Secondo quanto riporta torinoggi.it, la donna ritiene infatti che questa potrebbe essere la soluzione “di fronte allo stato allarmante in cui versa il sistema pensionistico italiano”. “Non è, infatti, scritto da nessuna parte che il sistema previdenziale pubblico debba essere centralizzato”, aggiunge la Gancia, secondo cui bisognerebbe arrivare a una privatizzazione del sistema stesso. Un passo importante prima potrebbe comunque essere quelli di passare “a un sistema di capitalizzazione, secondo il quale i contributi dei singoli non confluirebbero più nel calderone della spesa pubblica, come avviene ora, ma direttamente in fondi individuati in base a macro-aree omogenee, dai quali poter poi attingere, una volta raggiunta l’età della pensione”.
Sembra che per qualcuno non ci sia bisogno di una riforma delle pensioni per avere un assegno dell’Inps. A Roma è stato infatti scoperto che un dipendente dell’Istituto nazionale di previdenza sociale faceva erogare pensioni di invalidità ai suoi conoscenti, trattenendosene anche un parte. Francesco Zumbo, questo il nome dell’uomo che è stato poi licenziato, è riuscito, partire dal 2000, a far erogare a 43 persone una somma complessiva superiore a 1,9 milioni di euro, che teoricamente bisognerà restituire. Secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, Zumbo riusciva a sfruttare una falla nel sistema informatico dei pagamenti. Ora un quinto della buona uscita dell’uomo andrà allo Stato come risarcimento, ma bisognerà anche cercare di far restituire ai suoi amici e conoscenti il maltolto.
In questi giorni più che di riforma delle pensioni si parla molto della spesa pensionistica nel nostro Paese. Per Cesare Damiano occorre calcolarla bene, perché l’Istat la considera al 16% del Pil, includendo però anche la parte assistenziale. Senza dimenticare che sugli assegni che incassano i pensionati pagano le tasse e dunque su 217 miliardi erogati, lo Stato ne recupera 50. “Se noi agiamo sul netto depurando la spesa pensionistica, ci accorgiamo che la percentuale cala all’11,5%. Siamo allineati con il resto dell’Europa”, spiega l’ex ministro del Lavoro, che invita quindi anche a tenere monitorata la spesa assistenziale, “perché può sfuggire al controllo. Ci sono molte asimmetrie che la legislazione dovrebbe in qualche modo mettere in ordine”.
Tito Boeri questa volta più che parlare di riforma delle pensioni interviene per rassicurare gli italiani sui conti dell’Inps, spiegando che “ogni preoccupazione è fuori luogo”. Boeri ha anche detto che non è vero che è la prima volta che viene registrato un patrimonio negativo, in quanto “a metà anni ’90 il patrimonio era in rosso per più di 50 miliardi. Poi lo Stato è intervenuto e ha ripianato”. Il Presidente dell’Inps ha quindi ricordato che l’Istituto nazionale di previdenza sociale eroga per conto dello Stato, che dunque garantisce ogni prestazione. “Più che il bilancio dell’Inps, conviene dunque guardare al bilancio dello Stato”, ha detto, ricordando che “i ritardati trasferimenti dello Stato obbligano l’Inps ad anticipare le erogazioni per poi essere ripianato dallo Stato stesso”. Insomma, c’è da stare tranquilli, anche se i dati della Corte di Conti non sono tuttavia da prendere sotto gamba.