Alla vigilia dell’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, Susanna Camusso ha rilasciato un’intervista a 9colonne.it, nella quale spiega che l’esecutivo “può affrontare alcune emergenze e contemporaneamente dare il segnale di quella che dovrebbe essere la prospettiva”. Tra le emergenze, il Segretario generale della Cgil segnala “il tema delle pensioni e del cambiamento della Legge Fornero”. Parole che fanno capire come una certa parte del sindacato non abbia rinunciato all’idea di mettere mano alla riforma delle pensioni del 2011. E che quindi l’introduzione dell’Ape non possa ritenersi una modifica “esaustiva” del sistema pensionistico. La Camusso ha anche auspicato che si possa aggiornare la normativa sui voucher lavoro, in modo che “possano essere utilizzati per i pensionati o per le associazioni di volontariato”.



Itinerari previdenziali, l’istituto guidato da Alberto Brambilla, la scorsa settimana ha presentato un rapporto sulle pensioni italiane che contiene non solo dei dati interessanti, ma anche delle analisi che rischiano di non essere colte fino in fondo. Come quella che suona un po’ come una critica alla riforma delle pensioni targata Fornero. Nel rapporto, spiega Enrico Marro su Il Corriere della Sera, si dice infatti che l’Italia ha sempre rappresentato male alla Commissione europea i conti sulla sua previdenza. Questo perché non ha scorporato come avrebbe dovuto le spese per l’assistenza o conteggiate le tasse incassate dalle prestazioni erogate. “Se avesse fatto questo, dice il rapporto, avrebbe scoperto che l’incidenza della spesa per le pensioni non è superiore alla media europea, ma allineata e che non è vero, come si è sempre detto, che si spende troppo per le pensioni e troppo poco per l’assistenza. Se avessimo comunicato correttamente la situazione, ha spiegato Brambilla, non saremmo stati costretti nel 2011 a fare una riforma Fornero così dura e oggi a cercare correttivi”, si legge sul quotidiano milanese.



Domani governo e sindacati si incontreranno per parlare di riforma delle pensioni. Sono tante le voci che circolano sui temi che verranno affrontati. Per questo Orietta Armiliato, dalla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, ci tiene a far sapere che riguardo al confronto di domani circola un’informazione priva di fondamento. “Il post che le donne stanno condividendo dice che ci sarà un importante incontro (e questo è vero) dove si discuterà fra Governo e Sindacati anche della Proroga al 2018 della misura Opzione Donna e questo non è vero”, scrive la Armiliato. E in effetti non si dovrebbe parlare di questo tema, che invece verrà affrontato nel dibattito parlamentare sul decreto milleproroghe. Walter Rizzetto ha infatti depositato due emendamenti per la proroga di Opzione donna. Resta da vedere se saranno ammessi e votati.



Sabato la minoranza del Pd si è ritrovata a Roma alla vigilia dell’assemblea del partito. Enrico Rossi, uno dei possibili contendenti alla poltrona di segretario, ha tenuto un discorso programmatico dell’associazione Democraticisocialisti, in cui ha delineato anche una possibile riforma delle pensioni da mettere in atto. Anzitutto con l’introduzione di una staffetta generazionale nella Pubblica amministrazione, di modo che venga assunto un giovane ogni tre lavoratori che vanno in pensione, riducendo al contempo il numero dei dirigenti. Il Presidente della Regione Toscana ha anche ricordato che ci sono pensioni d’oro che potrebbero essere toccate per recuperare risorse da utilizzare nella sanità, nell’istruzione o nella ricerca.

Si è discusso molto negli ultimi giorni della spesa pensionistica in Italia, tema che ha persino messo in secondo piano, tra le cronache relative alla previdenza, le richieste di riforma delle pensioni. Secondo Francesco Boccia, bisogna però fare attenzione e distinguere la spesa pensionistica da quella assistenziale. Infatti, la prima è in linea con la media europea, mentre la seconda ammonta a 103 miliardi di euro, pari al 60% della spesa pensionistica netta, e cresce costantemente del 5% ogni anno. “La politica ha il dovere di affrontare in maniera separata le strategie relative ai due macro-cespiti: da un lato la spesa pensionistica, dall’altro la spesa per assistenza. I problemi non si risolvono girando la testa dall’altra parte ma affrontandoli”, ha detto il Presidente della commissione Bilancio della Camera. Il quale non ha avuto problemi ad ammettere che sull’assistenza si sono spesso sbagliate le previsioni di spesa, “salvo rifugiarsi dietro alle clausole di salvaguardia. Adesso con la riforma del Bilancio dello Stato del 2016 non sarà più possibile perché le clausole sono vietate e quando il ministro competente sbaglia le previsioni chiama un time out e sarà il Parlamento a decidere se, a fronte di quella previsione sbagliate, si aumenteranno le tasse, e quali tasse, o se si taglia la spesa, indicando quale spesa”. Boccia ha lanciato poi una proposta: “Sulla materia previdenza e assistenza c’è ancora molta confusione ma siamo ancora in tempo per approfondire il tema in modo da inserirlo nelle discussione che in Parlamento faremo sul Bes e per capire se queste politiche pubbliche sull’assistenza sono state adeguate alla realtà che viviamo”.

I lavoratori precoci non intendono fermarsi per chiedere una riforma delle pensioni all’insegna di Quota 41 per tutti. E con un post pubblicato sulla pagina Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti” vengono ricordate le iniziative che ci sono state nell’arco dell’ultima settimana. Per esempio, il comitato del Lazio ha partecipato sabato alla manifestazione della Cgil per l’avvio della campagna referendaria, mentre martedì c’è stato un incontro con Erica D’Adda, componente della commissione Lavoro del Senato. Mercoledì il comitato del Friuli-Venezia Giulia è stato ospite in collegamento della trasmissione “Dalla vostra parte”, mentre il comitato della Toscana si prepara a partecipare una manifestazione a Prato in cui sarà presente Susanna Camusso. Inoltre si sta già preparando un presidio sotto la sede del ministero del Lavoro per il giorno 21, quando si terrà l’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Insomma, i precoci non mollano e continuano a lottare.

In questi giorni è in scadenza un importante appuntamento per le donne che vogliono accedere ad una ‘corsia preferenziale’ per andare in pensione. Stiamo parlando dell’Opzione Donna che come noto è stata approvata anche per quest’anno nella Legge Stabilità 2017. Entro il 28 febbraio è possibile effettuare la richiesta per l’istanza di cessazione dal servizio. Una procedura che può essere effettuata fruendo del servizio online Polis da tutte le lavoratrici della scuola che per l’appunto hanno intenzione di giovarsi dell’Opzione Donna. È bene ricordare che l’opzione donna si rivolgere in particolare a quante sono nate nell’ultimo trimestre dell’anno 1958 con un minimo di 35 anni di contributi versati. Facendo due calcoli in base a quanto evidenziato nella riforma, per quante accederanno all’Opzione Donna ci sarà la possibilità di andare in pensione a partire dal primo settembre 2017. Dunque, è bene non dimenticare di effettuare la richiesta tramite il format web Polis entro il prossimo martedì 28 febbraio.