Le notizie che arrivano sull’Inps continuano a “oscurare” il dibattito sulla riforma delle pensioni. Il Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell’Istituto nazionale di previdenza sociale non ha infatti approvato il bilancio preventivo per il 2017, perché, ha spiegato in una nota, “i documenti che rappresentano il Bilancio preventivo evidenziano carenze di risposte da parte dell’Istituto su punti rilevanti (come crediti contributivi, patrimonio immobiliare) oggetto di osservazioni anche da parte del Collegio dei sindaci e del ministero del Lavoro, che non consentono al Civ di dare un giudizio positivo”. Non è quindi un buon momento per l’Inps, anche perché il Civ evidenzia che “pur restando garantite dallo Stato le prestazioni poste a carico dell’Istituto, è evidente che una gestione del bilancio che presenti un andamento negativo del patrimonio deve essere oggetto di adeguata e immediata attenzione”.



Per Annamaria Furlan, la ripresa del confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni è la conferma di “un metodo positivo e vincente”, che ha già portato al risultato del verbale siglato lo scorso anno, che è stato come una sorta di base per gli interventi varati poi con la Legge di stabilità. Il Segretario confederale della Cisl Maurizio Petriccioli ha spiegato che è stata presentata a Poletti la richiesta di “adoperarsi affinché vengano rimossi gli ostacoli che possono impedire ai lavoratori e alle lavoratrici l’utilizzo dei benefici riconosciuti dall’intesa del 28 settembre, con particolare riguardo alla possibilità di cumulo gratuito dei periodi contributivi maturati presso enti diversi, al pensionamento anticipato con 41 anni di contributi per i lavoratori precoci, alle condizioni di accesso all’Ape sociale e all’Ape volontaria”. Inoltre, è stato chiesto di ampliare la platea dei lavori gravosi.



Dal ministero del Lavoro e da quello dell’Economia è arrivato il via libera alla riforma delle pensioni dell’Inpgi, l’ente previdenziale dei giornalisti, il quale alla fine dello scorso anno aveva varato degli interventi correttivi per cercare di mantenere in ordine e sostenibili i conti. Dunque ci sarà un contributo di solidarietà temporaneo, della durata di tre anni, da applicare per tutte le pensioni sopra i 38.000 euro annui lordi, con aliquote crescenti in base alle diverse fasce di reddito. Inoltre nell’arco dei prossimi tre anni ci sarà un innalzamento dell’età pensionabile, che arriverà a 66 anni e 7 mesi. La pensione di anzianità si potrà invece conseguire, nel 2019, a 62 anni dopo il versamento di 40 anni di contributi. Marina Macelloni, Presidente dell’Inpgi, è soddisfatta del risultato raggiunto, perché la riforma consentirà di far sì che l’ente non venga commissariato e non rischi di fallire.



La riforma delle pensioni sembra essere passata in secondo piano rispetto ai dati sul bilancio dell’Inps e la sostenibilità del sistema pensionistico italiano. Gianpiero Samorì, rappresentante dei Moderati in rivoluzione, esprime preoccupazione, dato che comunque i trattamenti pensionistici nel nostro Paese non sono particolarmente elevati, almeno a livello medio. E per i giovani il futuro è ancora più cupo. “Le politiche dei governi dal 2011 in avanti hanno precarizzato i giovani, accettato la loro esclusione dal mercato del credito, consentito che fosse loto inibito l’esercizio dell’attività d’impresa ma hanno altresì posta una ipoteca negativa sul loro futuro pensionistico”, ha evidenziato Samorì in una nota, nella quale chiede quindi che “l’area più illuminata e socialmente avanzata del centrodestra” si faccia carico “di elevare i trattamenti pensionistici a un livello tale da consentire a chi ha lavorato tutta la vita di godere di una esistenza libera e dignitosa da anziani”.

I lavoratori precoci sono mobilitati oggi che Governo e sindacati si trovano a parlare di riforma delle pensioni. Antonina Cicio ha spiegato sulla pagina Facebook del gruppo “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti” quelli che sono gli “impegni” di giornata. Stamattina un lavoratore precoce è stato ospite della trasmissione Mi Manda Rai 3, dove ha potuto ribadire la richiesta di Quota 41 per tutti. Il comitato della Toscana ha invece incontrato Susanna Camusso a Prato, così da sensibilizzare ulteriormente un sindacato importante come la Cgil sull’importanza dell’obiettivo di consentire l’accesso alla pensione dopo 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. Nel pomeriggio, invece, il comitato di Roma terrà un presidio sotto la sede del ministero del Lavoro, dove si terrà l’incontro tra Governo e sindacati. Così che ci si possa rendere conto che Quota 41 interessa a non pochi cittadini.

Torna all’attacco il Movimento 5 Stelle contro il Pd e la maggioranza di Governo, il quale oggi incontra i sindacati per discutere di riforma delle pensioni. Secondo i pentastellati, occorre andare a votare al più presto, ma il timore è che non accadrà prima di settembre, allorquando scatterà la soglia necessaria ai parlamentari di prima nomina per aver diritto al vitalizio. Dunque il mondo politico resta immobile per non perdere la propria pensione, mentre “il Paese sta sempre peggio: disoccupazione, povertà, debito pubblico, imprese che chiudono, licenziamenti, pensioni da fame, giovani che fuggono”, si legge in un post sul blog di Beppe Grillo. Il Movimento 5 Stelle ricorda quindi che “si può andare al voto a giugno approvando la proposta del M5s per la legge elettorale a marzo e ad aprile sciogliere le camere”.

Anche Antonio Razzi ha in mente una riforma delle pensioni per i parlamentari, con l’eliminazione dei vitalizi. Il senatore famoso anche per l’imitazione che ne fa Maurizio Crozza, che l’ha scelto come personaggio da portare in carne e ossa sul palco dell’Ariston per la puntata finale del Festival di Sanremo, ha detto infatti che 5.000 euro al mese sono sufficienti per vivere bene da pensionati. Il Senatore di Forza Italia, partecipando a un talk show di Rete 8, ha spiegato che non è interessato al vitalizio, anche perché può far valere gli anni di contributi versati in Svizzera. Quindi ha voluto evidenziare che ci sono dei giornalisti che prendono più dei politici, i quali devono tra le altre cose pagare i proprio collaboratori. 

Governo e sindacati tornano a incontrarsi oggi per parlare di riforma delle pensioni. L’esecutivo ha di fatto risposto ai solleciti arrivati dalle organizzazioni sindacali all’inizio dell’anno, decidendo quindi di dare seguito al tavolo aperto alla fine del 2016 sulla previdenza. Un tavolo che aveva indicato proprio la necessità di tornare a discutere di altri temi, raccolti sotto la cornice della cosiddetta “fase due”. Tuttavia pare che i sindacati vogliano parlare anche degli interventi approvati con la Legge di stabilità a fine 2016. Infatti, nonostante il passare delle settimane, ancora non sono stati emanati i decreti attuativi relativi all’Ape, che, secondo anche quanto ha dichiarato recentemente Giuliano Poletti, dovrà partire il 1° maggio come previsto. Difficile che si possano apportare dei cambiamenti alle platee interessate, soprattutto all’Ape social, come vorrebbe in particolare la Cgil. Tuttavia si potrebbe avere una tempistica più precisa proprio in merito ai decreti necessari a far partire l’Anticipo pensionistico. Può darsi che in questo senso il Governo aggiorni i sindacati sulle trattativa aperte con banche e assicurazioni per stipulare le necessarie convenzioni per dar vita ai prestiti bancari che stanno dietro all’Ape. Per il resto, come detto, al centro del confronto c’è la fase due, quindi una serie di ipotesi di intervento per la previdenza dei giovani, i quali entrando tardi nel mondo del lavoro e avendo carriere discontinue, rischiano in futuro di trovarsi con assegni molto bassi. Inoltre, si potrebbe già parlare anche di un nuovo sistema di rivalutazione delle pensioni, che potrebbe già scattare l’anno prossimo. Attendiamo quindi le notizie che arriveranno su questo incontro.

L’Ape rischia di essere un flop. Lo scrive Repubblica, spiegando che la novità introdotta dalla riforma delle pensioni rischia di non fare breccia tra gli italiani. Questo perché essendo legato a un prestito bancario, con il passare dei mesi l’Anticipo pensionistico potrebbe diventare più oneroso, dato che i tassi di interesse, complice l’inflazione in aumento, potrebbero crescere. Quindi la decurtazione che si subirebbe sull’assegno pensionistico diventerebbe più importante. Difficile dire se le cose andranno realmente così o se nei decreti attuativi che il Governo deve ancora presentare ci saranno delle condizioni particolari che eviteranno il rischio di un aumento dei tassi. Per esempio, l’esecutivo potrebbe stipulare delle convenzioni con le banche che prevedano un tasso certo per tutta la durata della sperimentazione dell’Ape, vale a dire fino alla fine del 2018.

Luigi Di Maio è convinto che i conti dell’Inps non siano proprio messi bene e per questo rilancia la riforma delle pensioni che il Movimento 5 Stelle chiede da tempo, in particolare mediante il taglio delle pensioni d’oro. Secondo il Vicepresidente della Camera, è necessario mettere mano a questo tipo di prestazioni, altrimenti si continuerà a creare uno squilibrio nel sistema contributivo. Il deputato pentastellato ha anche evidenziato che questo intervento si rende necessario nel momento in cui ci si interroga sul futuro dei giovani, i quali rischiano di trovarsi tra diversi anni con delle pensioni molto basse proprio in virtù dell’erogazione, nel presente, degli assegni di elevato importo. Non è comunque facile intervenire sulle pensioni d’oro, anche se un provvedimento che miri a una ridistribuzione delle risorse verso le pensioni più basse potrebbe rendere più agevole l’approvazione di questo intervento.