Si è tenuta due giorni fa la “Giornata mondiale dello sciopero dei tirocinanti” promossa dalla Coalizione Globale dei Tirocinanti. Bisogna onestamente dire che lo sciopero dei tassisti ha fatto, e sta continuando a fare, molto più rumore. La Cgil ha, tuttavia, aderito a tale iniziativa ritenendo che sia oggi necessario rivedere la strategia complessiva di utilizzo di questo strumento nato per favorire l’inserimento, o il reinserimento, nel mercato del lavoro in particolare, ma non solo, dei giovani.
Sono passati, infatti, ben quattro anni dall’accordo in Conferenza Stato-Regioni che ha delineato le “Linee guida in materia di Tirocini” (previste dalla “Legge Fornero”) che si ponevano, in modo chiaro ed esplicito, l’obiettivo di qualificare il tirocinio e limitarne i frequenti abusi che si erano manifestati negli anni precedenti. Quest’ultimo obiettivo, purtroppo, secondo il sindacato della Camusso ma non solo, non è stato raggiunto: le storie che si leggono ogni giorno sui giornali, e ovviamente sulla rete, ne sono la testimonianza.
Non ha certamente aiutato, si deve sottolineare, l’implementazione, talvolta un po’ fantasiosa, delle linee guide da parte delle diverse regioni. L’introduzione poi, anche in Italia, di Garanzia Giovani non ha sicuramente contribuito a migliorare la situazione. Del budget complessivo destinato all’Italia sono stati, infatti, dati ben 500 milioni di euro agli “stage”. Il risultato è che il ricorso da parte delle imprese ai tirocini extracurriculari ha registrato un’ulteriore impennata. Tra il 2014 e il 2015, sottolinea la nota della Cgil, i tirocinanti sono aumentati di ben il 53%, passando da 250mila a 350mila. Un boom registrato soprattutto nel Mezzogiorno (51mila nella sola Sicilia) e nel settore dei servizi (193mila attivazioni pari al 55,5% del totale).
In questo quadro, denuncia il sindacato di corso d’Italia, il tasso di disoccupazione tra i giovani è tornato ai livelli record del picco della crisi e, nonostante oltre un milione di adesioni a Garanzia Giovani, tutt’oggi sono ancora 2 milioni e 279 mila i giovani che permangono nella condizione di Neet, ossia che non studiano e non lavorano: un dato, ahimè, sostanzialmente invariato dall’inizio del programma. Se è, quindi, giusto e doveroso denunciare i limiti di queste politiche, è probabilmente sbagliato pensare che lo strumento per far ciò possa essere uno pseudo-sciopero dei tirocinanti.
Dopo il momento della protesta, inoltre, è necessario passare a quello della proposta. Garanzia Giovani necessita, infatti, di una profonda revisione non potendosi limitare a essere, come è stato in passato, un mega-tirocinificio. Quali correttivi sono necessari per renderla, finalmente, efficace? Si attendono proposte.