Elsa Fornero torna a parlare dopo qualche mese e lo fa con un attacco deciso e mica tanto edulcorato alla riforma del lavoro prodotta dal Governo Renzi, alla vigilia della campagna elettorale sui referendum Cgil e dopo la scissione del Pd e la nascita di un partito, Articolo 1-Democratici e Progressisti, che proprio sul concerto di lavoro hanno compiuto lo strappo dalla maggioranza renziana. L’ex ministro dei Welfare del Governo Monti, torna sulle vicende politiche e senza mezzi termini afferma al Friuli Future Forum: «Bastava un monitoraggio della mia riforma. Nulla di più. Invece con il Jobs Act si è preferito andare oltre. Con troppa flessibilità in uscita. Creando un ulteriore dualismo tra chi conserva l’articolo 18 e chi non lo ha più. Concedendo così al governo che verrà domani l’opportunità di realizzare un’altra riforma del lavoro». La riforma delle pensioni firmata dalla Fornero, viene vista ancora in questi ultimi anni come il “male estremo” della politica degli ultimi anni, attaccata da tutti, compresa forse da pochissimi. La Fornero decide così di togliersi qualche “sassolino” ancora sul tema lavoro; «È stata dimenticato l’apprendistato, che io consideravo il contratto di inserimento nel mercato del lavoro». 



Per lei era la porta di accesso principale ora utilizzata per una quota marginale di nuovi contratti. Un modello utilizzato ampiamente in Germania, costitutivo del modello duale formazione-lavoro che ha consentito ai tedeschi di abbassare la disoccupazione giovanile al minimo storico, ricorda a Corriere l’ex ministro del welfare. Secondo la Fornero, la sua riforma tendeva a «riequilibrare la dialettica tra insider ed outsider», mentre con il Jobs Act si è andati troppo oltre, «la vicenda dell’abuso dei voucher lavoro suona emblematica. I datori di lavoro ne hanno abusato. E il lavoratore così è troppo indifeso». Da ultimo, l’amarezza maggiore, dice Fornero, deriva dai pochissimi soldi che le assegnarono quando c’era da immaginare una riforma puntuale degli ammortizzatori sociali che prevedeva una parte importante di risorse destinate alle politiche attive, «cioè alla formazione dei lavoratori una volta rimasti senza un impiego. Mi confrontai con il presidente del Consiglio Monti e con l’allora ministro del Tesoro Grilli. Mi diedero soltanto 200 milioni di euro dopo aver elaborato una riforma previdenziale che mise in sicurezza i conti del Paese con risparmi per 70 miliardi», chiosa la Fornero a conclusione del Friuli Forum, come riportato dai colleghi del Corriere della Sera. (Niccolò Magnani)

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