La Cgil ha, nei mesi scorsi, raccolto più di un milione di firme a supporto della sua Carta dei diritti universali del lavoro e dei tre quesiti referendari a essa legati: abrogare l’abuso dei voucher e le norme che impediscono il reintegro in caso di licenziamenti illegittimi e aumentare la trasparenza in materia di appalti. Sulla legittimità di questi tre quesiti è stata chiamata a decidere, quindi, la Consulta. Alla fine sono stati ammessi i quesiti relativi ad appalti e voucher e rigettato (come si prevedeva) quello, la cui ammissibilità avrebbe probabilmente portato a elezioni politiche a breve, sull’articolo 18.



Nel primo caso, almeno secondo il sindacato guidato dalla Camusso, le norme vigenti limitano significativamente la responsabilità solidale degli appalti. Con il referendum, quindi, ci si propone di difendere in maniera più efficace i diritti dei lavoratori occupati in appalti, e subappalti, coinvolti in processi di esternalizzazione, assicurando loro tutela dell’occupazione nei casi di cambi d’appalto e contrastando, allo stesso tempo, le pratiche di concorrenza sleale messe in campo dalle imprese non rispettose del dettato normativo. L’obiettivo è, quindi, quello di rendere il regime di responsabilità solidale omogeneo, applicabile in favore di tutti i lavoratori a prescindere dal loro rapporto con il datore di lavoro. Ripristinando, insomma, la responsabilità in solido tra appaltante e appaltatore, si ritiene che si potrebbe garantire la stessa dignità a tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, contribuiscono alla crescita dell’impresa.



Inoltre, secondo la Cgil, sempre più spesso, attraverso l’utilizzo dei voucher il lavoratore accetta impieghi pagati al ribasso e vede azzerati i propri diritti con una risibile contribuzione ai fini previdenziali. Sempre per il sindacato “rosso”, infatti, è ora necessario, con l’approvazione del referendum, cancellare i voucher perché questi non combattono il lavoro nero, bensì il loro utilizzo fraudolento determina una sommersione anziché un’emersione del lavoro irregolare.

Per rilanciare la propria azione il sindacato di Corso Italia farà partire, da sabato prossimo, la campagna referendaria “Libera il lavoro Con 2 Sì Tutta un’altra Italia” con iniziative organizzate in tutte le città d’Italia, con uno o più punti di presidio e volantinaggio.



In questo quadro l’auspicio è che, nonostante la difficile situazione politica, si sviluppi nei prossimi mesi, anche per la necessità di dare risposte concrete ai quesiti referendari, una riflessione, possibilmente non ideologica, sugli effetti e sui risultati del Jobs Act e vi sia la disponibilità, a partire dalla maggioranza parlamentare del Governo, a intervenire adottando le opportune modifiche e integrazioni che emergeranno come necessarie.

Sarebbe, infatti, opportuno utilizzare bene i prossimi mesi per provare a dare risposte nuove alla grande emergenza lavoro, specialmente per i più giovani, e per provare a imboccare, tutti insieme, la “svolta buona” di cui il nostro Paese ha bisogno. L’Italia, infatti, non si cambia “rottamando” o distruggendo quanto fatto per via referendaria con un appello al popolo, ma con la fatica del costruire quotidiano.