Sulla riforma delle pensioni gli italiani non nutrono una grande fiducia nel Governo Gentiloni. Lo mette in luce un sondaggio di Ipsos realizzato per la trasmissione diMartedì, da cui risulta che il 55% degli intervistati ritiene che il nuovo esecutivo non farà meglio del precedente su questo tema, contro il 23% che si dice invece convinto del contrario. Il 22% di indecisi è pure un segnale poco incoraggiante, ma in ogni caso questi dati non devono far sorridere troppo Renzi, perché a una domanda specifica sull’operato del suo Governo in materia di pensioni, ben il 64% ritiene che non abbia agito bene, contro il 21% invece positivo su quanto fatto. Eppure con la Legge di bilancio sono arrivate misure a favore delle pensioni più basse, come l’aumento della quattordicesima e della no tax area. Forse a non piacere è stata la scelta dell’Ape o comunque di una forma di flessibilità pensionistica che è stata inferiore alle aspettative trasmesse dallo stesso ex Premier durante tutto lo scorso anno: la Legge Fornero, infatti, resta intatta e la pensione anticipata comporta una penalizzazione, tranne che per alcune categorie di cittadini. Una cosa interessante che emerge da questo sondaggio è che gli italiani sembrano essere d’accordo con Tito Boeri sull’aumento delle quattordicesime, che secondo il Presidente dell’Inps, potrà avvantaggiare anche chi ha redditi alti. I 52% degli intervistati ritiene infatti che sia stata una misura ingiusta, mentre per il 35% è stato un atto importante verso i pensionati. A quanto pare quindi sono forse più importanti le misure che si adottano verso chi ancora deve andare in pensione rispetto a quelle per chi un assegno comunque lo ha già.
La riforma delle pensioni non è intervenuta a modificare l’agganciamento dei requisiti pensionistici all’aspettativa di vita e secondo Paolo Gallo, responsabile delle risorse umane del World economic forum, potrebbe essere un errore intervenire per cambiare lo status quo, che vede aumentare l’età pensionabile nel tempo. In un’intervista a Linkiesta, ha infatti spiegato che visto che si vive di più, “non è pensabile che lo Stato possa pagare pensioni per 30-40 anni, né tantomeno che il sistema sanitario possa farsi carico di aspettative di vita vicine ai 100 anni. A Davos cerchiamo di trasmettere e di insegnare un approccio sistemico per decodificare la complessità. In questo caso un’aspettativa di vita più lunga deve essere collegata ai sistemi educativi, a pensioni, sistemi sanitari, demografia. Vedremo quale strada deciderà di seguire il Governo italiano, dato che entro fine anno dovrà decidere se rivedere ancora i requisiti pensionistici in base all’aspettativa di vita.
I Vigili del fuoco continuano a sentirsi “bistrattati”, anche sul piano delle pensioni. Il ministro Minniti ha infatti garantito che arriveranno altri fondi e nuove assunzioni nel corpo, ma per Conapo si tratta di un “risultato parziale”, da considerare come una sorta di acconto, “ma che non basta assolutamente a restituire ai Vigili del fuoco la stessa dignità lavorativa degli altri corpi in quanto siamo ancora ben lontani dalla piena equiparazione retributiva e pensionistica poiché il governo sta stanziando anche 977 milioni di euro per il riordino delle carriere del forze di polizia e armate e quindi i pompieri resteranno comunque penalizzati con questa goccia nel mare mentre meritano molto di più”, ha evidenziato il Segretario generale Antonio Brizzi. Il quale ha aggiunto che “il problema di stipendi e pensioni dei Vigili del fuoco non può essere ancora rinviato alle calende greche con la connivenza di alcuni sindacati compiacenti”.
Insieme alla riforma delle pensioni, un tema caldo previdenziale resta quello dei vitalizi dei politici. Primo Di Nicola, Antonio Pitoni e Giorgio Velardi hanno scritto un libro-inchiesta dal titolo “Orgoglio e vitalizio”, nel quale non solo parlano del tema snocciolando dati e nomi, ma fanno anche una proposta per modificare il sistema previdenziale dei parlamentari indirizzata agli Uffici di presidenza di Camera e Senato. In primo luogo, andrebbe alzata l’età pensionabile (quindi di godimento del vitalizio) a 66 anni e 7 mesi come avviene per tutti i cittadini. Poi, andrebbe fissato un tetto di 5.000 euro lordi mensili massimi. Infine, come riporta lanotiziagiornale.it, ricalcolare i vitalizi in essere con il sistema contributivo. Sembra però ardito sperare che i parlamentari si auto-impongano tali limiti.
Matteo Salvini è stato ospite de L’aria che tira, la trasmissione di La 7 condotta da Myrta Merlino, la quale ha chiesto al Segretario federale della Lega Nord come cambierebbe la riforma delle pensioni targata Fornero. Il numero uno del Carroccio ha approfittato del fatto che poco prima in studio fosse stato ospite Cesare Damiano per dire che voterebbe domani mattina la sua proposta di legge sulle pensioni, nonostante l’abbia fatta una parte politica opposta alla sua. Questo perché, ha detto, “sono stufo di incontrare uomini e donne di 63, 64, 65 e 66 anni che smadonnano perché stanno morendo sul posto di lavoro. Uno ha diritto di godersi la sua pensione e i suoi 40 anni di contributi prima che gli si scavi la fossa. Per me è immorale andare in pensione a 66 anni”. Anche in passato Salvini si era speso a favore della proposta di legge Damiano, che non è stata però mai sottoposta al voto del Parlamento.