Matteo Salvini torna a criticare la riforma delle pensioni targata Elsa Fornero. E a spiegare come cambierebbe il sistema pensionistico in caso di vittoria alle elezioni. Il leader del Carroccio, parlando a Radio Padania, ha spiegato che interverrebbe per riportare l’età pensionabile “come è nei paesi civili e anche nel programma di Marine Le Pen”. Nello specifico Salvini ritiene che si possa andare in pensione a 60 anni con 40 di contributi. In passato la Lega Nord aveva anche raccolto le firme per un referendum volto a cancellare la Legge Fornero, che è stato però dichiarato inammissibile. La soluzione prospettata da Salvini sembra quindi rifarsi alla Quota 100 e certamente incontrerebbe il favore di molti italiani vicino all’età pensionabile. 



Nel portare avanti la proposta di riforma delle pensioni per i parlamentari, il Movimento 5 Stelle ha anche ricordato che “Tito Boeri, interpellato da Iacona durante la trasmissione Presa Diretta, ha ribadito la validità della nostra proposta”. Tuttavia il Presidente dell’Inps ha ieri spiegato che quanto presentato da M5S non fa risparmiare molto, visto che non interviene sui vitalizi in essere. Boeri ha anche fatto notare che la proposta è “incongruente e scritta in fretta”. Per questo Luigi Di Maio ha scritto un tweet per replicare al professore bocconiano. “Il presidente dell’Inps Boeri ha ritrattato l’appoggio alla nostra proposta sul taglio delle pensioni ai parlamentari. Telefono rovente eh?”, ha scritto il vicepresidente della Camera, alludendo al fatto che forse Boeri ha ricevuto diverse pressioni che lo avrebbero convinto a cambiare posizione.



Elsa Fornero, come già capitato altre volte, è stata ospite della trasmissione diMartedì, dove ha parlato di riforma delle pensioni. In particolare, ha spiegato che a suo modo di vedere bisognerebbe varare un contributo di solidarietà per gli assegni sopra un certo livello. Questo perché sarebbe impossibile pensare a un ricalcolo contributivo delle pensioni in essere. Dunque la via migliore per una “giustizia sociale” rispetto a situazioni di privilegio del passato sarebbe quella del contributo di solidarietà. Rispetto alle ipotesi di interventi per aiutare il futuro pensionistico dei giovani, la Fornero ha detto che è molto più importante garantire loro un lavoro piuttosto che una pensione tra 40 anni, quando il mondo potrebbe essere cambiato parecchio.



L’Aduc lancia l’allarme sulla proposta di riforma delle pensioni riguardante i vitalizi dei parlamentari, perché in realtà nel mirino ci sarebbero le pensioni che incassano gli italiani. Primo Mastrantoni, Segretario nazionale dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori fa infatti notare che i vitalizi dei parlamentari non vengono più erogati dal 2012, ma ricalcolarli con il sistema contributivo, come qualche proposta di legge vorrebbe, farebbe risparmiare 76 milioni di euro l’anno. Se però lo stesso principio si applicasse alle pensioni retributive degli italiani, si avrebbe una decurtazione pari circa al 30% dell’importo dell’assegno e un risparmio di 65 miliardi l’anno. “Che cosa sono 76 milioni di risparmi dai vitalizi in confronto ai 65 miliardi di risparmio ottenuti dalle pensiono ordinarie? Nulla! Riteniamo che questo sia il vero obiettivo delle proposte depositate: per il bilancio dissestato dei nostri conti pubblici 65 miliardi di risparmio dalle pensioni sarebbero più che una boccata di ossigeno e chi ne pagherebbe il prezzo sarebbero i pensionati. Il fumo dei vitalizi nasconde l’arrosto delle pensioni; è lì che si vuole addentare, con l’aiuto (inconsapevole?) di qualche Robespierre di turno”, scrive Mastrantoni in una nota, che conclude spiegando che non si tratta certo di vaneggiamenti, perché alcune proposte simili erano già state fatte. Il risultato è che “nessun pensionato sarà più sicuro della propria pensione e in un’età per la quale è difficile, se non impossibile, ricollocarsi nel mondo lavorativo. Alla fine saranno i pensionati a rimanere con il cerino in mano. Si farà macelleria sociale”.

Mentre c’è attesa per la riapertura del confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, con al centro i decreti attuativi dell’Ape, si sente il bisogno di mettere fine a certe situazioni davvero fastidiose, come quelle raccontate da Mario Giordiano nel suo nuovo libro-inchiesta “Vampiri”. Il direttore del Tg4 l’ha voluto dedicare a una parrucchiera pisana di 27 anni, perché secondo i calcoli dell’Inps potrà andare in pensione nel 2064 quando avrà lavorato per 58 anni percependo circa 1.000 euro netti al mese. Questo mentre ci sono persone che vanno in pensione a 55 anni prendendo 5.000 euro al mese, oppure stanno intascando una pensione da 66 anni pur avendo lavorato solo tre. Senza dimenticare chi cumula più pensione e ricopre cariche manageriali o somma all’assegno Inps il sussidio di disoccupazione. Giordano quindi non segnala solo la situazione dei politici piuttosto nota ai più, ma parla anche di giornalisti, banchieri, magistrati. Situazioni che corrispondono a “un furto di equità e di futuro, che si ripete ogni giorno e diventa sempre meno accettabile”.

Cesare Damiano è tornato a criticare la riforma delle pensioni targata Elsa Fornero. In un’intervista data a Libero e incentrata sulla situazione complessa del Partito democratico, l’ex ministro ha anche ricordato il perché si è opposto sempre alla norma approvata alla fine del 2011. “Se in un momento di crisi del lavoro io allontano di 5-6 anni il momento della pensione e riduco gli ammortizzatori sociali, creo un buco lavorativo e aumento la povertà”, ha detto Damiano, che ha anche ricordato di essere stato vicino di banco di Elsa Fornero e di non ritenere giusto incolpare solamente lei per la riforma varata. I veri colpevoli “sono la Troika e Monti che ne eseguiva gli ordini”, ha quindi spiegato il Presidente della commissione Lavoro della Camera.