Mentre l’Istat ci dice che nel 2016 è aumentato il tasso di occupazione (in un anno dal 56,3% al 57,2%) e diminuito quello di disoccupazione (dall’11,9% all’11,7%), tenendo anche a mente quanto scritto in un precedente articolo, resta il fatto che la rivoluzione produttiva ormai nota come Industria 4.0 richiede in quanto tale di dover ripensare il lavoro sulle stesse modalità se l’operatore pubblico e la politica vogliono assecondare l’uno la mission e  l’altro la proposta di come aprire le porte a nuovi orizzonti, più o meno “glocal”. Come ognuno sa, il mercato è il luogo dell’incontro della domanda e dell’offerta. Questa è la base e se da questa ci si vuole divertire a sviluppare il mercato del lavoro del futuro è presto detto: tutti sanno che ciò che si scambia veramente sul mercato, a partire dai beni, per finire al denaro, nella sua sostanza è informazione di dove è qualcosa, di dove manca, di chi è in surplus e di chi ne ha bisogno. E più grande è lo spazio maggiori sono le possibilità di incrociare le condizioni che sono veicolate dalla circolazione delle informazioni



Con buona pace di molti, il lavoro si crea non solo creandolo, ma anche “scovandolo”, con quel circuito virtuoso di possibilità che ne daranno per buona certezza, il via. E chi può far questo è colui che non è abbandonato a se stesso ma ha presso l’Ufficio regionale dell’Agenzia nazionale per il lavoro la sua posizione, il suo id, la sua password per accedere alle segnalazioni che via rdss vengono inviate ogni giorno al suo profilo  e che gli permettono di conoscere com’è il mercato. Poi ci sono le chiamate. Eh già, perché può accadere che se l’addetto di settore o quello di linea abbiano trovato in match il suo profilo con richieste, per il 75% minimo di compatibilità con le caratteristiche fornite dalle aziende o da qualche amministrazione pubblica, lui venga chiamato. E qui inizia il suo nuovo percorso che se s’interromperà per qualsivoglia motivo lo riporterà a quello di questa fase d’inizio.



Per operare bisogna conoscere. Per conoscere bisogna avere informazioni che derivano dai dati, tanti dati, e siamo infatti nell’era dei Big Data. Ebbene la vogliamo immaginare come funziona – almeno nella proposta iniziale che feci sulle colonne della stampa – questa Agenzia nazionale per il lavoro che ha i big data di tutta la forza lavoro in Italia ed è a conoscenza di tutti gli excursus previdenziali e assistenziali degli oltre 30 milioni di lavoratori in Italia e all’estero e in tutte le regioni italiane?

L’Agenzia nazionale per il lavoro in quest’idea non è altro che ente propulsore incaricato di preparare il primo masterplan nazionale del lavoro in Italia e la prima piattaforma informatica di gestione dei big data per le informazioni su domanda e offerta del lavoro. L’Agenzia Nazionale è e deve essere un “grande fratello” del lavoro. È struttura che oltre alla sede centrale nazionale prevede la presenza di 23 uffici operativi regionali, alle sue dirette dipendenze funzionali. Ed è destinataria dell’apposito fondo di dotazione allo scopo stanziato dal Governo, che risponde alla pari dell’Inps  e dell’Inail al ministero del Lavoro, e che è sotto il controllo della Corte dei Conti con la sua struttura al contempo monocratica e di cloud, di ricerca di soluzioni di ottimizzazione e manageriale nella loro gestione, in grado di poter confermare o rendere oggetto di verifiche i dati che sono il suo patrimonio con la trasmissione agli enti competenti. 



Nasce quindi come l’organismo nazionale dotato di poteri ispettivi e coercitivi  per ricevere attraverso le sue sedi regionali  da ogni equivalente ufficio regionale Inps e Inail, Camere di commercio, Tribunali, Uffici del registro, Agenzie delle entrate, Uffici provinciali del lavoro dati che consolidati a livello regionale devono poi essere consolidati anche a livello nazionale. Si avvicina a un Consiglio di sorveglianza perché le sue interazioni e integrazioni con tutte le Regioni, la rendono tale. Provvede in piena autonomia, raccordandosi – se lo ritiene utile – a enti di ricerca e università per delineare in termini progettuali e realizzativi ciò che è utile al raggiungimento degli obiettivi nazionali e regionali.

L’Agenzia è il regolatore controllore dell’offerta e della domanda di lavoro in Italia. Le sue sedi regionali del lavoro  devono essere le piattaforme locali dell’occupazione e devono controllare il reddito da lavoro, con i relativi contributi e le coperture richieste solo e soltanto per il periodo in cui il potenziale lavoratore a tempo indeterminato resta tale, cioè resta “a contratto”, potremmo dire, con la stessa Agenzia. Alla dotazione per l’erogazione del reddito temporaneo legato al “lavoro di passaggio” provvede il ministero dell’Economia in base anche ai controlli esercitati dalla Ragioneria Generale dello Stato.

Il reddito temporaneo ha anche una caratteristica ulteriore che ne giustifica l’aggettivazione. Esso viene sospeso quando il beneficiario trova lavoro o rifiuta per la terza volta una proposta di lavoro.Nel momento in cui gli verrà proposto il lavoro, il reddito viene sospeso e viene riattivato in caso di esclusione e di riqualificazione fino al nuovo contratto di lavoro: punto 5 delle proposte per interventi urgenti sul mercato del lavoro che feci il 28 ottobre 2011.

Lo status e il trattamento del lavoratore autonomo  e dell’artigiano richiede invece attenzioni non solo nuove e articolate, bensì attente al fatto che queste categorie possono essere coperte solo in termini di sostegno per l’avvio dell’attività.

Mettendo a raccolta centralizzata e analisi i big data sul lavoro a livello nazionale esce non solo un quadro per ottimizzare un indirizzo più efficace delle risorse che vengono attualmente erogate, ma anche il recupero dell’evasione contributiva e fiscale. Inoltre, si dà luogo a uno straordinario recupero conoscitivo di tutte le forme assistenziali a qualsiasi titolo erogate.

Sarebbe un capovolgimento radicale per una Nuova Italia del lavoro che sicuramente troverebbe fior d’investimenti per realizzare non solo l’intera architettura informatica, ma anche le interconnessioni con quelle degli altri enti e di sviluppare i software adeguati a… questa ideale Agenzia diventa infatti anche un concentratore di risorse per la realizzazione delle piattaforme con tutti gli applicativi connessi, considerando che nei suoi doveri esistono tre job principali: 1) gestire e amministrare il patrimonio informativo sui lavoratori italiani regione per regione e a livello nazionale; 2) gestire, amministrare e controllare il quantum economico (in gran parte grazie alla dotazione di organico dell’Agenzia con cui si riduce la disoccupazione di segmento medio alto, quello maggiormente preparato all’uso amministrativo delle nuove tecnologie) derivante dai big data (che sono patrimonio fondamentale anche se immateriale), favorendo il recupero delle situazioni asimmetriche; 3) gestire e amministrare la domanda e l’offerta di lavoro; 4) verificarne l’andamento, i cicli; 5) riferire al ministero del Lavoro e al Parlamento, mantenendosi sotto il controllo della Corte dei Conti.

Il grande quadro complessivo, dove grande e complesso sono aggettivi di conoscenza, capacità di proposta e d’intervento, avrà in se stesso la ratio e la sua nobilitas nel lavoro di cui disegna o ne prepara l’esistenza, territorio per territorio, concorso per concorso, colloquio per colloquio, assunzione per assunzione, contratto per contratto, favorendo in ogni caso una modalità protetta di mobilità che trova il suo fondamento nella costanza della stessa esistenza di lavoro. Un lavoro che – ripeto –  in quanto pagato esiste e con la sua esistenza è anche pagante poichè trova ratio nella dignità che conferisce alla persona, a qualsiasi persona, dando così piena concretezza all’articolo 1 della nostra Costituzione.