La riforma pensioni si estende anche in direzione di un sussidio Ape agevolato, che garantirà un reddito di al massimo 1.500 euro lordi l’anno per 12 mensilità. Rientrano fra i destinatari dell’Ape sociale quattro categorie di lavoratori, ovvero i dipendenti disoccupati, che si trovano in questa condizione anche in seguito ad un licenziamento, sia singolare che collettivo, purché abbia esaurito i trattamenti previsti per la disoccupazione da almeno tre mesi. I soggetti che hanno un’invalidità civile riconosciuta del 74% o superiore; i dipendenti che svolgono una delle 11 professioni classificate come “a rischio” e che sono considerate inadatte ad uno sconvolgimento continuativo superiore a sei anni; i familiari che assistono un parente o un coniuge affetto da handicap gravi. Potranno presentare domanda tutti coloro che hanno compiuto 63 anni e che sono in possesso di 30 anni di contributi regolari, che aumentano a 36 nel caso dei cosiddetti lavori gravosi. Il sussidio verrà erogato in forma sperimentale a partire dal prossimo 1 maggio e si concluderà il 31 dicembre del 2018.  In un articolo pubblicato su Il dubbio si mette in evidenza come la riforma delle pensioni varata solo per alcuni magistrati, consentendo loro di poter restare in servizio oltre il limite dei 70 anni, stia creando situazioni davvero particolari. Per esempio, il giudice Renato Grillo ha deciso di presentare ricorso contro il fatto di essere stato messo in pensione a differenza di alcuni suoi colleghi con incarichi apicali e ciò ha portato il Consiglio superiore della magistratura prima a riscontrare profili di incostituzionalità nella norma, poi a ritenere infondata l’eccezione di costituzionalità e infine a lasciare la decisione su caso di Grillo direttamente al Tar del Lazio cui il magistrato si era rivolto. “Il tema delle pensioni dei magistrati resta un nervo scoperto”, si legge nell’articolo. E sul tema non è ancora chiaro se l’Anm protesterà ancora con il Governo o meno.



I lavoratori precoci si preparano a una nuova manifestazione per chiedere una riforma delle pensioni che introduca la Quota 41 per tutti. Sulla pagina Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti” è stato pubblicato un post in cui si annuncia un presidio nel pomeriggio di oggi sotto la sede del ministero del Lavoro. Oggi è infatti previsto un nuovo round del confronto tra Governo e sindacati appositamente dedicato ai decreti attuativi relativi all’Ape. Non è chiaro se i decreti verranno emanati oggi o domani subito dopo questo confronto. In effetti potrebbero volerci altri giorni, magari per prendere in considerazione eventuali modifiche condivise che dovessero scaturire dal confronto odierno.



I lavoratori precoci continuano a mobilitarsi per ottenere una riforma delle pensioni che prevede la Quota 41 per tutti. Da ieri il gruppo “41xtutti Lavoratori uniti” sta tenendo un presidio davanti al Lingotto di Torino, dove è in corso di svolgimento l’assemblea programmatica capitanata da Matteo Renzi, che di fatto dà il via alla corsa per le primarie del partito. Sulla pagina Facebook del comitato è possibile vedere che i precoci sono riusciti a intercettare e parlare con Andrea Romano, deputato eletto con Scelta civica e poi passato al Partito democratico, e Fabrizio Rondolino, scrittore, giornalista e analista politico. Questi sono gli incontri documentati dai video, ma probabilmente ce ne sono stati altri importanti e non è da escludere che tra oggi e domani, quando ancora i precoci saranno davanti al Lingotto, non ne avvengano altri.



Con la riforma delle pensioni targata Fornero, i requisiti pensionistici in Italia sono stati collegati con l’aspettativa di vita. Tra l’altro con un meccanismo che, ha spiegato l’ex sottosegretario Alberto Brambilla, non prevede mai un calo dell’anzianità contributiva e dell’età anagrafica richiesta anche nel caso l’aspettativa di vita stessa diminuisca negli anni. Anche per questo motivo è stata avviata una petizione online per chiedere di abolire questo meccanismo, accompagnata da una raccolta firme. Luciano Cecchin, fondatore del gruppo Facebook “Aboliamo Aspettativa di Vita per il Diritto alla Pensione”, è uno dei sostenitori di questa iniziativa ed è stato intervistato da Urbanpost.it approfittando del fatto che la petizione è stata depositata alla Camera dei deputati. Cecchin ha ricordato che diverse forze politiche si sono dette pronte a intervenire sul tema, o con un’abolizione totale oppure per alcune categorie di lavoratori. E ha poi sottolineato come questo meccanismo determini una “penalizzazione della riduzione dell’ importo della pensione perché viene ridotto costantemente il montante contributivo cioè il valore con cui si moltiplicano gli anni di contributi. Per dare un esempio: un operaio che adesso prenda uno stipendio si 1500 euro nel 2050 rischia di prendere 200/300 euro di pensione alla età di 70 anni e con 40 anni di contribuzione”. Cecchin ha anche spiegato che sarebbe bene bloccare l’anzianità contributiva a 41 anni. Di fatto questo consentirebbe anche di andare incontro alle richieste dei lavoratori precoci, che chiedono proprio di poter andare in pensione con 41 anni di contributi versati, indipendentemente dall’età e senza penalizzazioni. Vedremo se la petizione verrà realmente presa in considerazione dai deputati.

L’Onorevole Beatrice Brignone esponente della formazione politica Possibile nel corso di una recente intervista ha parlato di alcune tematiche di interesse per il genere femminile ed in particolare di Opzione Donna, uno dei cardini dell’ultimo pacchetto della riforma pensioni approvato nella Legge di Stabilità 2017. La Brignone ha rimarcato come vi sia la volontà di fare in modo che l’Opzione Donna possa essere prorogata almeno fino al 31 dicembre del 2018: “Vogliamo che il regime sperimentale che consente alle donne una pensione anticipata con assegno ricalcolato col sistema contributivo sia prorogato fino al 31 dicembre 2018. È un’opzione che libera le donne che hanno requisiti anagrafici e contributivi necessari e alleggerisce nel medio / lungo periodo la spesa pubblica previdenziale. Proprio la settimana scorsa la Camera ha approvato un nostro Odg a rima firma On. Maestri che impegna il governo a misurare le risorse ancora disponibili per destinarle alla proroga”.