In attesa di novità specifiche sulla riforma delle pensioni e sugli attesi decreti attuativi relativi all’Ape, la commissione Lavoro del Senato sta continuando a lavorare sui disegni di legge relativi ai “caregiver”, cioè a coloro che assistono un familiare non autosufficiente, cui dovrebbero essere applicate apposite agevolazioni, anche di tipo previdenziale. In particolare, si vorrebbe far sì che ci siano dei contributivi figurativi, equiparati a quelli da lavoro domestico e a carico dello Stato, per i periodi in cui ci si occupa di dare assistenza a un familiare convivente con un handicap riconosciuto. In questo modo si potrebbe avvicinare l’ingresso in pensione del caregiver. Tra le proposte c’è anche quella di cercare di sostenere sempre più la conciliazione tra queste attività di cura e il proprio lavoro.



La riforma delle pensioni che ha introdotto dei limiti all’indicizzazione delle pensioni medio alte sta dando dei risultati importanti. Yoram Gutgeld, intervistato da Repubblica, ha infatti spiegato che i trenta miliardi di tagli alle spese realizzati tra il 2014  e il 2017 “derivano dalla spending review e più in generale dall’attività di controllo del governo sulle spese. Una parte significativa è arrivata con la crescente centralizzazione degli acquisti di beni e servizi. Oltre due miliardi sono venuti dalle Province. È stata fatta una revisione severa di tutti capitoli di spesa dei ministeri. E poi ci sono stati altri interventi come il blocco del turnover nel pubblico impiego e i limiti all’indicizzazione delle pensioni medio alte”. Rispetto al grande ammontare della spesa pensionistica, il commissario per la spending review non sembra avere in programma un intervento specifico sulle pensioni per ridurre la spesa pubblica. 



L’arrivo di Matteo Salvini a Napoli nel fine settimana è stato accompagnato da polemiche e proteste, ma il leader della Lega Nord ha voluto ribadire quelli che per lui sono i temi centrali anche per il Sud italiano. “Non mi interessano le polemiche neanche le primarie del Pd. Sono qui per parlare di lavoro, mezzogiorno, sicurezza, immigrazione, agricoltura, pensioni, tasse, con un’idea fissa in testa: prima gli italiani”, ha detto il numero uno del Carroccio. Sulle previdenza ha avuto modo recentemente di riaffermare la volontà di cancellare la riforma delle pensioni di Elsa Fornero. Dal suo punto di vista bisognerebbe poter andare in pensione a 60 anni con un’anzianità contributiva di 40 anni. Parole che non erano piaciute molto ai lavoratori precoci, dato che in diversi casi superano i 41 anni di contributi prima dei 60 di età. 



Dalle pagine dell’Huffington Post, Ivan Pedretti ha voluto spiegare le ragioni per scendere in piazza l’8 aprile, giornata in cui la Cgil manifesterà per i referendum su voucher e appalti che ha proposto e che sono stati dichiarati ammissibili dalla Corte Costituzionale. Il Segretario generale dello Spi-Cgil invita anche i pensionati a partecipare, di fatto spiegando che si manifesterà anche per chiedere una riforma delle pensioni. “È quindi arrivato il momento delle decisioni. Non si può più tergiversare. Per questo c’è bisogno di ritrovarsi in piazza, di far sentire la propria voce”, scrive Pedretti, ricordando che ci sono “interi pezzi di società vivono con ansia il proprio futuro”. Tra questi “tutti quelli che nonostante abbiano più di qualche capello bianco stanno ancora sul posto di lavoro mentre vorrebbero andarsene finalmente in pensione”, o “chi ha cominciato a lavorare a 15-16 anni e che non ne può più di lavorare”, o le “donne che vorrebbero mettersi a riposo magari per dedicarsi alla propria famiglia”. Ma oltre a chi in pensione ci deve ancora andare, Pedretti pensa anche “ai tantissimi pensionati e anziani che vivono ogni giorno con un reddito basso o molto basso e che nonostante questo continuano a fare da vero ammortizzatore sociale e che si ritrovano a dover far fronte ai continui tagli al welfare e alla sanità”. Secondo il sindacalista, “tutte queste persone meritano delle risposte. Un sindacato generale come il nostro a tutte queste persone deve dare lo spazio che meritano. Per questo è giusto, anzi doveroso, scendere in piazza”.

Marialuisa Gnecchi è una delle parlamentari più attive sul fronte della riforma delle pensioni, specie per far sì che le donne possano avere più strumenti a disposizione per raggiungere la quiescenza. Ciò nonostante è stata oggetto di contestazione piuttosto aspra da parte di alcune appartenenti ai gruppo che chiedono la proroga di Opzione donna. Orietta Armiliato, sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, ha riportato quel che è stato pubblicato in alcuni resoconti dell’incontro in cui la parlamentare del Pd è stata contestata, esprimendo rammarico e ricordando quel che la Gnecchi ha fatto e continua a fare per le italiane. Del resto non si può certo addebitare a lei la mancata proroga di Opzione donna. Anche la sua collega Titti Di Salvo ha spiegato le ragioni che rendono impossibile utilizzare le risorse già stanziate per questo scopo. Bisognerebbe varare quindi un nuovo intervento: ma può forse farlo da sola Marialuisa Gnocchi?