La trattativa per il rinnovo dei contratti statali è ancora in attesa di essere ripresa all’Aran: il ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, dopo la firma del decreto sblocca risorse la scorsa settimana, dovrà ora inviare la direttiva all’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni. Solo così si potrà arrivare all’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici, stipendi che sono bloccati dal 2009. Lo scorso 30 novembre era stato firmato l’accordo quadro tra governo e sindacati Cgil, Cisl e Uil per un incremento di 85 euro medi lordi mensili. I dipendenti pubblici sono però ancora in attesa della conclusione della trattativa tra sindacati e governo. Non mancano comunque le critiche da parte dei sindacati sia sui ritardi della trattativa per il rinnovo dei contratti statali sia sulle risorse stanziate, da alcuni ritenute insufficienti per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. Le risorse, come sottolineato nei giorni scorsi dallo stesso ministro Madia, sono per il momento circa metà del totale e la restante parte sarà stanziata entro il prossimo anno.



I dati Istat presentano una situazione assai complicata sul fronte prezzi in Italia, che deriva anche dal mancato rinnovo dei contratti statali: questo quello che risulta dagli ultimi dati statistici prodotti sull’inflazione a gennaio (a 1,0%) mentre le retribuzioni contrattuali orarie sono salite dello 0,5% (su base annua). Con questi dati si ritrovano due effetti non proprio semplici per il cittadino medio: i prezzi viaggiano a velocità doppia, mentre gli stipendi valgono sempre di meno. «Sul fronte prezzi invece la fiammata registrata a inizio anno potrebbe rientrare nei ranghi, visto che le attese di consumatori e imprenditori non indicano pressioni al rialzo, come riportato dallo stesso Istat nella nota mensile su febbraio», riporta Lettera43 commentando i nuovi dati Istat. Pesa in tutto questo lo stop della contrattazione nel pubblico impiego, con i contratti statali ancora fermi nonostante le ultime promesse e i tempi delle trattative di nuovo allungati. Lo sblocco per gli statali sembra ormai solo questione di mesi, ma per vedere gli effetti in busta paga ci vorrà ancora. Resta infatti la polemica sul rinnovo dei contratti statali che sono fermi dal 2009 nonostante siano stati firmati lo scorso 8 marzo i decreti sblocca risorse. Nel complesso le risorse che saranno stanziate entro il 2018 per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici si aggirano intorno ai 2,4 miliardi di euro: ai decreti sblocca risorse manca ora solo il via libera della Corte dei conti. Poi il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia dovrà inviare una direttiva all’Aran per riavviare la trattativa che dovrà portare la rinnovo dei contratti statali.



I dipendenti pubblici aspettano ancora il rinnovo dei contratti statali che dovrebbe assegnare loro l’aumento degli stipendi che aspettano dal 2009. Lo scorso 30 novembre è stata firmata un’intesa politica tra il governo e i sindacati per un aumento di 85 euro medi lordi degli stipendi. Poi nei giorni scorsi è arrivato l’annuncio da parte del ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia della firma dei decreti sblocca risorse per il rinnovo dei contratti statali. Ma il giudizio dei sindacati non è stato del tutto positivo. Il Segretario confederale Uil Antonio Foccillo, nei giorni scorsi ha sottolineato a proposito dei decreti sblocca risorse che “una ripartizione così operata, più che essere prevalentemente destinata ai contratti, sembra che rimandi tutto alla prossima legge di bilancio. Tutto ciò, dopo oltre sette anni di mancati rinnovi e dopo una pronuncia di illegittimità costituzionale che pesa dal 2015, non è più concepibile”. Il sindacalista ha poi aggiunto che “non sono possibili altri rinvii e, pertanto, chiediamo che sia inviata al più presto la direttiva all’Aran e che si programmino già a maggio nel DEF le risorse da stanziare nella prossima Legge di bilancio di dicembre. Difatti, solo così sarà possibile sedersi ai tavoli avendo contezza della parte economica del contratto che le parti dovranno firmare”.

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