Si allarga il fronte politico dei contrari alla riforma delle pensioni targata Elsa Fornero. Se finora sono state le forze da qualcuno definite populiste, come Lega Nord, Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia, a criticare l’attuale legge previdenziale, ora è un moderato come Gianfranco Rotondi a spiegare di essere contrario alla riforma Fornero. Il Segretario di Rivoluzione cristiana ha infatti spiegato su Twitter, rispondendo a una domanda rivoltagli proprio per conoscere il suo parere in merito, “sulla legge Fornero, la penso come Salvini. A suo tempo, non l’ho votata, così come non votai la fiducia a Monti”. Anche l’ex ministro, dunque, esprime il suo parere contro l’attuale sistema pensionistico, facendo anche capire di non aver cambiato idea in questo periodo, ma di essere stato sempre contrario alla Legge Fornero, tanto da non averla votata.
La decisione del Governo di cancellare i voucher lavoro scatena reazioni che arrivano anche a chiedere una riforma delle pensioni che cancelli gli assegni di invalidità. “Si tolgono i voucher perché qualcuno ne abusa? Bene, allora con lo stesso criterio togliamo le pensioni di invalidità perché qualcuno ne fa abuso”, ha infatti detto Franco Marinoni, direttore di Confcommercio Toscana. Il quale non nasconde che l’esecutivo abbia di fatto deciso di abdicare e di piegarsi al malaffare anziché combatterlo. Del resto non tutti i voucher venivano usati per sfruttare i lavoratori e ci sono settori in cui ricoprono un importante ruolo, per esempio nella ristorazione per coprire carenze temporanee od occasionali di organico. Oppure per lavoretti da assegnare a studenti o pensionati. Vedremo se il Governo troverà un altro strumento per evitare che tutto questo diventi lavoro nero.
La battaglia legale contro gli effetti della riforma delle pensioni Fornero e il bonus Poletti non si ferma. Come noto, infatti, il Governo Renzi aveva restituito ai pensionati una parte della mancata rivalutazione dei loro assegni decisa dall’esecutivo di Mario Monti. E non sono mancati i ricorsi di diverse associazioni o sindacati, oltre che dei singoli cittadini, per avere l’intera cifra cui avrebbero avuto diritto. Stefano Biasioli, sulle pagine di formiche.net, fa capire che però le cose non stanno andando benissimo. “Ci siamo stancati di leggere sentenze ‘copia-incolla’ delle varie Corte dei Conti Regionali volte a respingere i ricorsi che tentano di opporsi alle norme legislative relative alla mancata o parziale perequazione delle pensioni over 3 volte il minimo Inps, negli anni dal 2012 in poi”, sono le prime parole dell’intervento del Presidente della Federspev di Vicenza. Che si dice pronto anche a ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo perché i pensionati possano far valere le proprie ragioni.
La decisione del Governo di abolire i voucher lavoro ha avuto qualche impatto anche tra i gruppi che chiedono di cambiare la riforma delle pensioni targata Fornero. A caldo ci sono stati diversi commenti su Facebook rispetto al provvedimento del Governo e c’è chi vorrebbe che il sindacato, visto il risultato ottenuto, facesse di più sul tema previdenziale. Certo è che un referendum sulla Legge Fornero (e la Lega Nord lo sa bene) non può essere dichiarato ammissibile, dunque sarebbe difficile avere lo stesso risultato ottenuto con i voucher. Anche perché, fa notare qualcuno, con i voucher lo Stato non rinuncia a dei soldi come dovrebbe fare nel caso di una modifica del sistema previdenziale. Tuttavia la vittoria della Cgil ha “ringalluzzito” non poco coloro che sono pronti a scendere in piazza per chiedere di cambiare la Legge Fornero.
Ci vorrebbe una riforma delle pensioni per far sì che diversi anziani che non sono più al lavoro possano vivere dignitosamente, dato che mediamente percepiscono un assegno largamente inferiore ai 500 euro al mese. La Confederazione italiana agricoltori ha tenuto un convegno a Reggio Emilia proprio sul tema e la volontà è quella di spingere per far sì che venga approvata una pensione di cittadinanza, di modo che i contributi versati nella propria vita lavorativa, specialmente dei giovani, garantiscano poi una pensione di importo adeguato a far fronte alle spese. Una proposta che in qualche modo deve essere discussa da Governo e sindacati nella cosiddetta fase due del confronto sulla riforma delle pensioni, dedicata al futuro previdenziale dei giovani.
Il pressing per una riforma delle pensioni che preveda Quota 41 per tutti continua. Il gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti è pronto a manifestare a Roma sia il 20 che il 23 marzo. Il gruppo 41xtutti lavoratori uniti, dopo aver tenuto un presidio lo scorso fine settimana davanti al Lingotto, dove si sono riuniti molti rappresentanti del Partito democratico e ministri, terrà un presidio a Milano il 25 marzo, davanti alla sede della Rai, già in passato teatro di una manifestazione per chiedere un intervento a favore dei lavoratori precoci. Non si hanno ancora intanto notizie sull’emanazione dei decreti attuativi relativi all’Ape. Negli ultimi giorni si erano diffuse voci sulla possibilità che venga riservata una priorità per l’accesso all’Ape social ad alcune categorie, tra cui disoccupati, disabili e lavoratori con familiari disabili a carico. Il Governo, nostante anche un sollecito di Susanna Camusso, non ha ancora fatto sapere quanto procederà all’emanazione, anche se è plausibile che attenda di confrontarsi proprio con le organizzazioni sindacali lunedì 20, dato che queste avevano presentato delle precise richieste cui l’esecutivo sui cui l’esecutivo si era riservato di operare degli approfondimenti. In particolare era stata chiesta qualche modifica sulle platee dell’Ape social e di Quota 41. Tuttavia sembra difficile riuscire ad accontentare in pieno i sindacati. Forse è per questo che l’esecutivo attende di incontrarli prima di emanare i decreti. Dunque bisognerà mettere in conto ancora qualche giorno di attesa.
Giuliano Poletti ha partecipato a un convegno organizzato al Senato per commemorare Marco Biagi a 15 anni dalla sua morte. Il ministro del Lavoro con l’occasione ha toccato un tema che diventa sempre più importante dopo la riforma delle pensioni targata Fornero: l’invecchiamento attivo della popolazione. “Non possiamo pensare che se prima avevamo un’età di pensionamento reale di 55 anni e oggi di 65 non cambi nulla”, ha detto Poletti secondo quanto riferisce Askanews. Il punto è che affrontare questa tema, ha aggiunto il ministro, non è facile, in quanto vuol dire prendere coscienza che l’età pensionabile è destinata a non scendere, ma semmai ad aumentare. Poletti ha anche ricordato che un ruolo importante dovrà essere giocato dalle imprese, attraverso la gestione dei ruoli negli organici a seconda anche dell’età dei lavoratori.