Oggi è previsto un incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, ma in queste ultime ore sta circolando la notizia secondo cui il confronto sarebbe stato rimandato (una seconda volta dato che già la scorsa settimana doveva svolgersi un incontro). Il tutto sulla base di una dichiarazione di Susanna Camusso, che ha ricordato che a metà settimana si riprenderà il confronto con il Governo sul tema delle pensioni. Va detto che in effetti il 23 marzo era già in programma un incontro tra le parti relativo alla cosiddetta fase due. Oggi, però, le parti avrebbero dovuto riprendere il confronto riguardante i decreti attuativi. Il Segretario generale della Cgil non ha esplicitamente fatto riferimento all’incontro di oggi e a una sua cancellazione. Dunque restano dei dubbi. Non resta che vedere se nel pomeriggio al ministero del Lavoro arriveranno o meno i sindacalisti.



Governo e sindacati si dovrebbero incontrare oggi per parlare di riforma delle pensioni e dei decreti attuativi sull’Ape. Le parti non potranno però evitare presto o tardi di affrontare il tema del cumulo contributivo gratuito. È infatti certo che la disposizione della Legge di stabilità, che aiuta gli italiani a raggiungere i requisiti pensionistici, non si può utilizzare per Opzione donna e l’ottava salvaguardia degli esodati. E questo da tempo ha portato alla richiesta di una correzione della norma. Secondo quanto riporta pensionioggi.it, anche per i lavoratori precoci non sarà però possibile utilizzare il cumulo contributivo. E questo ha sicuramente degli effetti sulla possibilità di aver diritto alla Quota 41 contenuta nell’Ape social, già di per sé piuttosto limitata. Converrà quindi fare chiarezza una volta per tutte sul tema del cumulo.



I lavoratori che ricorreranno al cumulo dei periodi assicurativi potranno al tempo stesso chiedere la revoca della ricongiunzione o la rinuncia alla totalizzazione degli stessi, nel caso in cui tali strumenti non abbiano portato alla liquidazione della prestazione pensionistica. Lo ha annunciato l’Inps, che ha spiegato alcuni aspetti relativi alla facoltà di cumulo dei periodi assicurativi. Da quest’anno, infatti, gli spezzoni contributivi di diverse gestioni previdenziali obbligatorie possono cumularli per guadagnare sia la pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi con i 20 anni di contributi sia la pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi, a prescindere dall’età anagrafica (41 anni e 10 mesi per le donne). Nonostante questa novità, non verranno abrogate la facoltà di ricongiunzione o totalizzazione nazionale, quindi questi strumenti resteranno disponibili per i lavoratori e dovranno coesistere con la novità preannunciata. La ricongiunzione potrebbe risultare più vantaggiosa, infatti, a seconda del tipo di carriera del lavoratore.  In attesa di novità sulla riforma delle pensioni, dalla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, Orietta Armiliato ha fatto il punto al termine di una settimana che si è aperta proprio con lo slittamento dell’incontro tra Governo e sindacati sui decreti attuativi dell’Ape ancora non emanati. Nei giorni scorsi è arrivata anche il messaggio dell’Inps relativo all’accesso a Opzione donna, che ha sancito la possibilità, per le nate nell’ultimo trimestre del 1957 e del 1958, di poter accedere al regime sperimentale di pensionamento anticipato che verrà ora messo in soffitta. Tuttavia c’è chi non demorde e spera in una proroga, tanto da aver indetto una manifestazione per la prossima settimana davanti a Montecitorio. Resta il fatto che per accedere a Opzione donna, così come all’ottava salvaguardia degli esodati, non è possibile utilizzare il cumulo contributivo gratuito. Su questo tema la Armiliato fa sapere di avere avuto  “ulteriori rassicurazioni da parte di alcuni componenti della Commissione Lavoro e di altri rappresentanti della politica con i quali siamo costantemente in contatto (e vi assicuro che anche senza …selfie…ci si confronta, si parla, si discute) che il problema non è dimenticato né archiviato, anzi, è ben presente e continua a persistere l’intendimento di voler dirimere la questione”. In chiusura la Armiliato ha voluto ricordare i principali temi che saranno sul tavolo di Governo e sindacati per il confronto sulla cosiddetta fase due: pensione contributiva di garanzia e adeguatezza delle pensioni di importo medio-basso; sviluppo della previdenza complementare; considerazione del lavoro di cura ai fini previdenziali; maggiore flessibilita` nell’accesso alla pensione; valutazione di ulteriori misure previdenziali per i lavori faticosi.



La riforma pensioni prodotta e organizzata al governo Gentiloni ha approvato un piccolo punto dell’intero schema complesso per quanto riguarda i giornalisti dipendenti di imprese editoriali in crisi. In sostanza, il Governo ha dato via libera alla Legge Delega sull’editoria che prevede specifiche anche a riguardo della pensione dei giornalisti professionisti: viene concesso ai giornalisti iscritti all’Inpgi che siano dipendenti da aziende editrici di quotidiani, agenzie di stampa nazionali e periodici per i quali sia stato dichiarato, con apposito D.M., lo stato di crisi aziendale, la facoltà di optare, entro 60 giorni dall’ammissione al trattamento di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria, una richiesta per uno scontro di massimo 5 anni rispetto all’età anagrafica stabilità per il diritto alla pensione di vecchiaia dovuta nell’Inpgi.

Tra i gruppi Facebook che chiedono una riforma delle pensioni, soprattutto all’insegna di Quota 41 per tutti, in queste ore vengono condivise molte notizie che arrivano dal Brasile. Il Presidente Michel Temer, infatti, vuol cambiare il sistema previdenziale portando l’età pensionabile a 65 anni. Ma non è tutto, perché gli anni di contributi necessari per l’accesso alla quiescenza diventerebbero 49. Inoltre, si stanno studiando tagli alla pensioni di reversibilità. Insomma, una situazione forse persino peggiore di quella che si è avuta in Italia nel 2011. Il punto è che la popolazione è scesa in piazza a manifestare e le notizie parlano di città bloccate dagli scioperi. Ed è questo quel che “colpisce” gli italiani, dato che nel nostro Paese la Legge Fornero è passata senza di fatto proteste importanti della popolazione. In tanti vorrebbero poter dare un segnale simile alla classe politica italiana.

Nella riforma pensioni al vaglio della Fase 2 dopo la firma dei decreti attuativi dell’Ape, una novità spuntata in questo terzo mese dell’anno – e frutto del lavoro di confronto con il Governo di Marco Leonardi, coordinatore della squadra economica a Palazzo Chigi – riguarda i lavoratori neoassunti. In sostanza, si pensa dalle parti del Governo di poter attuare la riduzione permanente dei contributi erogati a favore dei lavoratori neoassunti con contratto stabile a tutele crescenti; in pratica, proprio per il problema sempre più annoso della tassazione sul costo del lavoro, si pensa al taglio dei contributi che potrà andare dal 3% al 5%. A differenza della prima reazione avuta dagli stessi dipendenti che non vedevano questa norma come una reale novità positiva, negli ultimi giorni si è studiato a fondo il progetto di riforma ce se è vero che darà il 50% del ricavo di questa operazione alle aziende, è anche vero che il restante 50% potrà andare direttamente all’aumento degli stipendi per i lavoratori neoassunti e non.