Sul rinnovo dei contrati statali sono arrivati dati non certo incoraggianti negli ultimi giorni: secondo l’ultimo dossier Istat sulle retribuzioni contrattuali, si scopre (anzi viene confermato) come l’intero settore pubblico è di fatto bloccato nell’aumento degli stipendi dal 2010. L’intera vicenda legata al rinnovo del comparto pubblico vede una velocità da lumaca per i principali settori riferiti al settore pubblico: nella scuola come nelle forze dell’ordine, la variazione tra 2010 e 2016 è dello 0%, una crescita praticamente inesistente nei contratti e negli emolumenti della Pubblica Amministrazione. Unica eccezione positiva, i vigili del fuoco che hanno visto un aumento medio del 3,1%: è evidente che con questi dati la possibilità di mediazione tra governo e sindacati si riduce, visto che l’emergenza impone di fatto alla PA di prendere provvedimenti immediati (e la strada ora è in discesa, dopo la firma dei decreti attuativi della ministra Madia) anche se doveva essere accelerata probabilmente molto prima, stando alle delucidazioni offerte da Istat.
La questione del rinnovo dei contratti statali si intreccia con quella della riforma della Pubblica amministrazione: a fine febbraio scorso il Consiglio dei ministri ha dato il primo via libera a cinque decreti attuativi della riforma Madia. In quell’occasione il ministro Madia affermò, come riportato dall’agenzia di stampa Ansa, che i decreti di riforma sono il “miglior biglietto da visita per il contratto dei dipendenti pubblici”: il rinnovo “vogliamo avviarlo ma vogliamo anche chiuderlo”. E spiegò che al rinnovo “andrà la parte prevalente” del fondo stanziato per la PA in legge di Bilancio e un “altro stanziamento” sarà fatto nella prossima legge di Bilancio. Quindi, aggiunse Madia, “sono pronta a fare la direttiva per iniziare il percorso per riaprire la stagione contrattuale ferma da diversi anni”. In questi giorni il segretario generale del Confsal-Salfi, Sebastiano Callipo, ha provato a rilanciare il tema della Pa con il bisogno stretto dei lavoratori di un futuro degno e migliore. «Il settore pubblico, l’amministrazione pubblica, quella finanziaria necessitano di una profonda innovazione che parta, tuttavia, dai bisogni dei lavoratori, e che si ponga al loro fianco e non al di sopra di essi. I tempi di risposta e la qualità dei servizi dipendono dall’organizzazione delle singole amministrazione e queste, a loro volta, dalla buona gestione dei lavoratori che sono e rimangono il motore del buon funzionamento della Pa. Oggi, difettano, purtroppo, tre pilastri della riforma: rinnovo dei contratti; riequilibrio rapporti legge e contratti; ripresa delle relazioni sindacali per innalzare i livelli di produttività».
Non si muove ancora la situazione dei decreti firmati da Marianna Madia sul fronte dei contratti statali: il rinnovo e l’aumento dei dipendenti pubblici vede ancora una lentezza generale nell’avvio per le nuove trattative. Ad esempio, il tavolo ufficiale all’Aran non è ancora stato fissato e i sindacati hanno chiesto a gran voce nelle ultime settimane al governo di rispettare l’accordo sottoscritto. Dal ministro della Pubblica amministrazione sono arrivare rassicurazioni a riguardo e lo scorso 8 marzo, quando è stata annunciata la firma del decreto sblocca risorse per i contratti statali, Marianna Madia ha chiarito che avrebbe presto inviato la direttiva all’Aran: questo è appunto l’atto necessario per avviare il tavolo delle trattative. Resta però il nodo delle risorse per il rinnovo dei contratti statali visto che i sindacati contestano il fatto che entro quest’anno sarà stanziato solo la metà di quanto necessario per garantire l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici previsto dall’accordo di fine 2016. Il ministro Madia ha infatti precisato che le cifre destinate al rinnovo dei contratti statali sono “per il 2016 300milioni, per il 2017 900milioni (600+300) e per il 2018 1,2 miliardi (900+300 milioni). In tutto ci vorranno 2,5 miliardi di euro per garantire aumenti medi mensili di 85 euro”.