Una delle poche certezze emerse dall’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni riguarda l’Ape social, con una prevedibile “corsa” a presentare la domanda per accedervi. Infatti dai decreti attuativi dovrebbe emergere la possibilità di richiedere di accedere all’Anticipo pensionistico senza penalizzazioni solo tra il 1° maggio e il 30 giugno. In pratica, a differenza di quello che verosimilmente avverrà per l’Ape volontario, ci saranno solamente due mesi di tempo per presentare domanda e questo potrebbe essere un problema di non poco conto se si considera che il Governo stesso si attende di poter soddisfare circa 35.000 richieste. Di fatto potrebbe esserci una corsa agli sportelli con poco tempo a disposizione e senza che sia chiaro a chi verrà data la priorità nel caso venga superati i “posti disponibili”: si seguirà un criterio cronologico di presentazione della domanda? Oppure si darà la precedenza a chi è disoccupato a discapito di chi svolge lavori gravosi?



L’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni non sembra essere arrivato a un punto accordo comune tra le parti. Sul tavolo c’erano i decreti attuativi che ancora non sono pronti per l’emanazione. Questa non è certo una buona notizia. Tuttavia Marco Leonardo, il consulente economico di palazzo Chigi che ha preso il posto di Tommaso Nannicini e che sta seguendo da vicino il dossier, ha detto che l’esecutivo resta impegnato a rispettare la data del 1° maggio per l’avvio dell’Ape. Leonardi ha fatto anche un’altra dichiarazione importante riportata da Il Sole 24 Ore che non farà piacere a chi finora si è trovato escluso dalla platea di Quota 41 e Ape social: “Vogliamo restare in linea con i tetti di spesa e le platee previste nella norma”, perché “allargare ora le maglie ci farebbe correre il rischio di una bocciatura dei Dpcm da parte del Consiglio di Stato e della Corte dei conti”. Resta in ogni caso da capire quando i decreti verranno emanati.



Oggi è in programma un nuovo incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Non sono poche le richieste che continuano ad arrivare all’esecutivo per ampliare gli interventi già predisposti con la Legge di stabilità o correggerne alcuni. Chi sembra avere poca visibilità in questo momento sono gli esodati ancora esclusi da ogni salvaguardia. Sul Comitato licenziati o cessati senza tutele si è potuto leggere un post di “sfogo” di Luigi Metassi proprio sul fatto che, pur essendocene non pochi, gli esclusi sembrano non voler partecipare al dibattito, quasi ci fosse rassegnazione. Eppure questo è forse il momento più importante per far sentire la propria voce, anche perché con il passare del tempo sarà sempre più difficile varare degli interventi di salvaguardia, dato che l’ottava è dal gran parte del mondo politico stata considerata l’ultima. In attesa di aggiornamenti sull’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, sono arrivate delle parole interessanti di Susanna Camusso circa l’operato del Governo Gentiloni. Secondo quanto riporta l’Ansa, infatti, il Segretario generale della Cgil ha detto: “Penso che non si debbano dare mai i voti in astratto, il tema è quali politiche si fanno, da questo punto di vista riprendiamo a metà della settimana un confronto sul tema delle pensioni e speriamo che ci sia la volontà di ricostruire un sistema previdenziale affidabile per i giovani”. Queste parole, da qualcuno, erano state interpretate come un segnale che l’incontro di oggi fosse saltato. In realtà, era già stato messo in calendario un incontro giovedì sulla cosiddetta fase due, mentre quello odierno deriva dalla cancellazione di quello previsto all’inizio della scorsa settimana relativo ai decreti attuativi dell’Ape. 



I lavoratori precoci stanno continuando a chiedere una riforma delle pensioni che preveda Quota 41 per tutti. Tuttavia si scontrano spesso con un’obiezione: la mancanza di risorse. Da parte loro i precoci non fanno mancare una replica argomentata. In primo luogo, il fatto che avendo versato contributi per oltre 40 anni non vorrebbe altro che avere indietro le risorse che hanno fatto arrivare all’Inps nel corso del tempo. In secondo luogo, non possono non rilevare che in certi situazioni la politica si attiva per trovare risorse, come nel caso di quelle fatte pervenire al fondo di solidarietà per il settore del credito, così da rendere possibile i prepensionamenti dei tanti bancari che sono destinati a perdere il loro posto di lavoro. A questo proposito stanno arrivando in questi giorni notizie di esodi volontari in alcuni istituti di credito. In particolare, Credito Valtellinese ha fatto sapere che sono già state presentate le domande per i 234 esodi volontari preventivati e riservati ai lavoratori che raggiungeranno i requisiti pensionistici entro la fine del 2022. Per quanto riguarda Mps, invece, sono addirittura 1.300 i dipendenti che hanno presentato domanda. Tuttavia solo 600 di loro potranno accedere all’esodo volontario e la precedenza sarà data a coloro che maturano i requisiti pensionistici entro novembre 2020. I lavoratori precoci, sempre a proposito di banche, fanno spesso poi notare che i 20 miliardi necessari al decreto salva-risparmio sono stati stanziati nel giro di pochi giorni. Segno, insomma, che quando si vuole gli interventi si possono fare, anche se hanno un costo. Dipende tutto però forse da chi sono i beneficiari delle risorse.

L’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni è cominciato. Non è quindi saltato, come qualcuno aveva ipotizzato, dato che Susanna Camusso aveva oggi dichiarato che a metà settimana ci sarebbe stato un nuovo confronto tra organizzazioni sindacali ed esecutivo sulla previdenza. In effetti il 23 è previsto un altro incontro e il Segretario generale della Cgil non ha mai parlato di una cancellazione dell’incontro odierno. Sulla pagina Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti sono state postate le foto scattate davanti alla sede del ministero del Lavoro in cui si vede l’arrivo di alcuni sindacalisti. I precoci continuano a chiedere la Quota 41 per tutti e per questo stanno tenendo un presidio davanti alla sede dell’incontro.

Governo e sindacati hanno in programma oggi un nuovo incontro sulla riforma delle pensioni, che dovrebbe concentrarsi sui decreti attuativi relativi all’Ape. Come ricorda  Il Sole 24 Ore, sarà bene che si arrivi a un “accordo” o che l’esecutivo decida comunque di emanare tali decreti, perché altrimenti la partenza dell’Anticipo pensionistico il 1° maggio potrebbe essere a rischio. Del resto i decreti sarebbero dovuti arrivare all’inizio di marzo e dunque sono già tre le settimane di ritardo rispetto alla tabella di marcia. Per diversi lavoratori valutare se accedere o meno all’Ape volontario, piuttosto che avere conferma di essere nella platea dell’Ape social non è certo cosa da poco e l’attesa sta solo dando l’impressione di un’incapacità organizzativa, piuttosto che di un’idea chiara, ma con alcuni punti tecnici da definire fin nei dettagli. Non resta quindi che sperare che i decreti arrivino a ore.

Nei tagli previsti dall’Inps per la seconda fase della riforma pensioni in atto in queste settimane, uno dei punti di maggior criticità riguarda la reversibilità e il conseguente limite di cumulo per i pensionati. Come riportano i rumors istituzionali vicini al ministero del Lavoro in questi giorni, sarà possibile cumulare la pensione di reversibilità o indiretta con gli altri proventi del pensionato beneficiario con alcune soglie. «se la situazione reddituale del pensionato è superiore a 3 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti (Fpld), la percentuale di cumulabilità del trattamento di reversibilità è pari al 75%: in parole semplici, la reversibilità è ridotta del 25% se il reddito dell’interessato supera i 19.573,71 euro (pari a 3 volte il trattamento minimo del 2017 moltiplicato per 13 mensilità); se i proventi del pensionato superano 4 volte il trattamento minimo annuo Fpld, la percentuale di cumulabilità dell’assegno di reversibilità è pari al 60%: in pratica, la reversibilità è ridotta del 40% se la situazione reddituale dell’interessato va oltre i 26.098,28 euro, per l’anno 2017; se il reddito del pensionato è superiore a 5 volte il trattamento minimo annuo Fpld, la percentuale di cumulabilità della prestazione di reversibilità è pari al 50%: in pratica, la reversibilità è dimezzata se i proventi dell’interessato risultano al di sopra dei 32.622,85 euro, per l’anno 2017», riporta il focus de L’Avanti sulla riforma pensioni. 

L’opzione donna, misura contenuta nella riforma delle pensioni, può essere sfruttata dalle lavoratrici nate nell’ultimo trimestre del 1958 a patto di aver conseguito 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015. Questa modifica è stata finanziata con 18,3 milioni di euro per quest’anno, mentre con 47,2 milioni di euro per il 2018, 87,5 milioni di euro per il 2019, 68,6 milioni di euro per il 2020 e 34,1 milioni di euro per il 2021. Le lavoratrici nate nell’ultimo trimestre del 1958, come precisato da Pensioni Oggi, matureranno il diritto all’opzione donna entro il 31 luglio 2016, visto che va tenuto conto degli effetti di un adeguamento di tre mesi nel 2013 e di altri 4 mesi nel 2016, per un totale di 7 mesi. Il Governo non ha accettato la possibilità di un prolungamento oltre il 31 dicembre 2015, proroga che avrebbe compreso anche le lavoratrici nate dopo il1958. Di conseguenza, restano escluse quelle che hanno raggiunto il requisito anagrafico o contributivo dopo il 31 dicembre 2015, a meno che non ci sia un intervento legislativo ulteriore.