Il decreto attuativo sull’Ape volontaria, la più importante novità della riforma delle pensioni, ancora non c’è. Tuttavia sembra che si sia raggiunto un accordo per la convenzione che il Governo stipulerà con Abi e Ania per i prestiti bancari e l’assicurazione in caso di premorienza del richiedente l’Anticipo pensionistico. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, per accedere all’Ape volontaria bisognerà pagare un Tasso annuo nominale del 2,75%. Per ogni “pratica” il tasso resterà fisso, ma in generale ogni due-tre mesi potrà essere aggiornato quello da applicare alle nuove domande in base all’andamento del mercato. Questo tasso non comprende però i costi dell’assicurazione e la commissione per accedere al fondo di garanzia pubblico. Il quotidiano di Confindustria ipotizza quindi che il tasso complessivo sarà compreso tra il 4,6% e il 4,7% per ogni anno di anticipo “su una richiesta Ape pari all’85% della pensione contando su una detrazione fiscale del 50% sulla quota interessi e premio”.



La fase uno del confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni si chiude con luci e ombre. Lo ha evidenziato Maurizio Petriccioli, secondo il quale pur essendoci il risultato positivo di cominciare a introdurre flessibilità nel sistema pensionistico, si cerca di “limitare” la platea dei destinatari degli interventi come l’Ape social. Il Segretario confederale della Cisl ha in particolare bollato come “un limite grave” il fatto che vengano esclusi dall’Anticipo pensionistico i disoccupati a seguito della scadenza di un contratto a termine, mentre sui lavori gravosi i sindacati sono riusciti a ottenere dall’esecutivo l’impegno per far sì che i sei anni di servizio continuativo richiesti possano tenere conto dei periodi di non occupazione. Petriccioli ora guarda alla “fase due”, perché i primi interventi per il futuro previdenziali dei giovani dovranno cominciare ad arrivare con la Legge di bilancio 2018.



Alla conferenza stampa a termine dell’incontro sulla riforma delle pensioni tra Governo e sindacati ha partecipato anche Marco Leonardi, consulente economico di palazzo Chigi che ha sostituito Tommaso Nannicini al tavolo delle trattative. L’economista ha spiegato che sono rimaste ancora due questioni aperte in relazione all’Ape social: “la continuità dei 6 anni e lo stop per persone con fine del contratto a termine e non a seguito di licenziamenti”. Si tratta di due punti importanti, il primo perché riguardante i lavori gravosi, su cui gli edili avevano già espresso le loro perplessità. Il secondo perché potrebbe crearsi una disparità di trattamento tra disoccupati, escludendo coloro che lo sono diventati a seguito della scadenza di un contratto di lavoro. Leonardi ha anche spiegato che sicuramente ci saranno dei problemi di attuazione e per questo il Governo, insieme ai sindacati, si è già impegnato a trovare correzioni al più presto.



Dopo la riunione tra il governo e i sindacati per predisporre i decreti attuativi della riforma previdenziale e avviare la fase dedicata alle questioni strutturali e di lungo periodo, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, ha espresso la sua soddisfazione per l’esito del confronto. L’obiettivo del governo è di rispettare le scadenze, così da permettere che misure come l’Ape entrino in vigore sin dal primo maggio. Poi ci sarà un nuovo confronto con i sindacati per discutere dei possibili correttivi. Il governo, come precisato da Poletti, sta effettuando degli approfondimenti sull’Ape social, l’anticipo pensionistico gratuito per le fasce più deboli. Si tratta di un progetto sperimentale che presenta ancora molti lati oscuri da chiarire: dal ruolo delle banche alla consistenza delle rate di ammortamento, senza dimenticare il problema della speranza di vita per i nati tra il 1954 e 1955. Il ministro del Lavoro si è impegnato a trovare soluzioni per quanto riguarda la platea di chi svolge lavori gravosi, sugli anni di contributi previdenziali continuativi e sui contratti a termine. (agg. di Silvana Palazzo)

Susanna Camusso è apparsa visibilmente soddisfatta dopo l’incontro al Ministero del Lavoro, in particolare per l’apertura della discussione sulla fase due e sulle pensioni per i giovani. «Da lungo tempo poniamo il tema sulla loro prospettiva previdenziale», ha dichiarato la Camusso, segretario generale della Cgil, che però non ha ancora visto il documento cartaceo dei decreti attuativi. Per questo motivo non intende ancora esprimere un giudizio: «Solo a quel punto il sindacato trarrà una valutazione conclusiva». Secondo la Camusso ci sono due punti in particolare che sono critici e provocano per i lavoratori in difficoltà la riduzione della possibilità di accedere all’Ape sociale. In primis la richiesta di sei anni consecutivi per l’accesso: «Rischia di essere un criterio di esclusione». Per questo la Cgil ha chiesto una revisione, cioè che la continuità riguardi un arco temporale più ampio. L’altro aspetto riguarda i disoccupati che hanno terminato un contratto a tempo determinato. «Fa cadere il diritto all’Ape sociale e perciò rischia di essere una grande restrizione della platea», ha dichiarato Susanna Camusso, come riportato da Urban Post. (agg. di Silvana Palazzo)

A essere molto interessanti all’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni sono i lavoratori precoci. Da tempo chiedono infatti che Quota 41 venga estesa a tutti i lavoratori, ma da quanto emerso lunedì scorso potrebbe esserci addirittura un’interpretazione piuttosto restrittiva della norma varata con la Legge di bilancio. Per questo una delegazione dei lavoratori precoci da stamattina staziona davanti alla sede del ministero del Lavoro, dove ha potuto incontrare anche i leader sindacali giunti per partecipare all’incontro. Certamente per loro vedere la platea di Quota 41 restringersi sotto le stimate 25.000 unità sarebbe un segnale negativo. Era stato infatti lo stesso ministro Poletti a segnalare come quella varata fosse stata una prima apertura per venire incontro alle richieste dei precoci. Se ci fosse già un piccolo passo indietro del Governo, di certo la loro battaglia si farebbe ancora più difficile.

È cominciato l’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni presso la sede del ministero del Lavoro. Giuliano Poletti già ieri aveva chiarito che ci sarebbe stato un approfondimento sull’Ape, quindi è molto probabile che oggi si arrivi alla definizione degli ultimi dettagli, quanto più possibile condivisi con le organizzazioni sindacali, dei decreti attuativi. Il ministero del Lavoro ha infatti spiegato che ormai si è “alla stretta”. Del resto non c’è molto tempo se si vuol partire con l’Anticipo pensionistico il 1° maggio come previsto. Tanto più se si vogliono fissare dei limiti temporali per presentare la domanda relativa all’Ape social. Con tutta probabilità, visto il tema sul tavolo, se si dovesse arrivare a una definizione finale dei testi dei decreti ci sarà una conferenza stampa al termine dell’incontro. A meno che le divergenze tra le parti non si dovessero rivelare profonde.

Mentre oggi il Governo e i sindacati si incontrano sulla riforma delle pensioni, in Parlamento è tornato incandescente il tema dei vitalizi. Il Movimento 5 Stelle accusa infatti il Pd di aver agito per “boicottare” la sua proposta tesa a far sì che la Legge Fornero, compresi i requisiti pensionistici, venga applicata ai parlamentari. Luigi Di Maio aveva incontrato alcuni giorni fa Laura Boldrini, la quale aveva assicurato che l’ufficio di presidenza di Montecitorio avrebbe esaminato la proposta, che non sarebbe stata quindi sottoposta al voto dell’aula, ma sarebbe diventata efficace semplicemente con una modifica del regolamento della Camera. Ieri era prevista proprio la discussione di questa richiesta, tuttavia il Partito democratico, attraverso Marina Sereni, ha presentato una proposta per varare contributo straordinario triennale per le pensioni in essere. Una mossa che Di Maio ha considerato un blitz per far bocciare la proposta del Movimento 5 Stelle. Per questo è scattata subito la campagna sui social network con l’hashtag #sitengonoilprivilegio per denunciare l’accaduto, visto che il contributo di solidarietà è temporaneo e non va a modificare i requisiti pensionistici dei parlamentari. I deputati del Movimento 5 Stelle hanno anche dato vita a una protesta in aula urlando “vergogna, vergogna!” ed esponendo dei cartelli che riproponevano l’hashtag lanciato da Di Maio. Il vice presidente della Camera ha parlato di proposta ipocrita da parte del Pd per buttare fumo negli occhi ai cittadini. Per questo si  è detto pronto a sfidare il partito di maggioranza votando la legge Richetti, proposta proprio dal Pd, per vedere se davvero è pronto a cambiare le regole sui vitalizi e le pensioni dei parlamentari.

Il tavolo di confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni più che portare a dei chiarimenti sembra aver aumentato i dubbi e i punti oscuri delle novità introdotte con la Legge di stabilità. Per esempio, per accedere a Quota 41, contenuta nell’Ape Social, sembra che non si potrà fare ricorso al cumulo contributivo gratuito. Che tra l’altro non può essere nemmeno utilizzato per accedere a Opzione donna o all’ottava salvaguardia degli esodati. Il Governo correggerà questa situazione? Potrà farlo con i decreti attuativi, quanto meno per quel che concerne le misure a favore dei lavoratori precoci? C’è poi da dire che la paventata “finestra” per presentare la domanda per l’Ape social dal 1° maggio al 30 giugno fa sorgere altre domande: alcuni requisiti per alcune categorie sono squisitamente temporali, quindi come bisogna comportarsi se si riesce a soddisfarli dopo il 30 giugno? La domanda verrebbe accolta comunque?

Nell’incontro sulla riforma delle pensioni tra Governo e sindacati, questi ultimi hanno posto una serie di condizioni su cui ora l’esecutivo dovrà pronunciarsi. Lo ha fatto sapere Maurizio Petriccioli, spiegando in una nota che “con un lavoro paziente il tavolo ha definito le procedure per l’accesso all’Ape agevolata e all’Ape volontaria, ma il Governo con i DPCM deve sciogliere le riserve su una serie di questioni da noi poste sui benefici per i lavori precoci e sui requisiti di accesso all’Ape Agevolata per i lavoratori che svolgono attività gravose”. Per il Segretario confederale della Cisl è importante evitare interpretazioni restrittive, che altrimenti farebbero venire meno la “novità” della Legge di bilancio, che ha cominciato a mettere in discussione la rigidità dei requisiti pensionistici. Petriccioli ha anche invitato il Governo a fornire delle risposte in tempi rapidi.