L’attività dei lavoratori precoci a sostegno di una riforma delle pensioni che preveda Quota 41 non si è certo fermata nei giorni scorsi. A Bologna c’è stato un banchetto per la raccolta firme a favore di una petizione che chiede la discussione della proposta di legge Damiano in Parlamento. Tale disegno di legge prevede, oltre al pensionamento indipendentemente dall’età anagrafica dopo il versamento di contributi per 41 anni, la flessibilità pensionistica a partire dai 62 anni, con una penalizzazione sull’assegno che si andrà poi a incassare. Dell’iniziativa ha parlato anche il Tg regionale della Rai e questo ha naturalmente portato ancora più visibilità all’iniziativa dei lavoratori precoci, che si preparano anche a una manifestazione nazionale.
Nel corso del suo intervento a Tuttolavoro, l’evento organizzato da Il Sole 24 Ore, Marco Leonardi ha dato rassicurazioni sul fatto che l’Ape social sarà operativa dal 1° maggio. Oggi, tra l’altro, il Governo potrebbe anche varare un decreto per correggere la parte relativa agli anni consecutivi necessari per soddisfare il requisito relativo ai lavori gravosi. Tuttavia l’Ape volontaria, che era stata presentata con grande enfasi come la novità principale della riforma delle pensioni partirà dopo, anche se certamente prima della Legge di bilancio del prossimo autunno. Una “rassicurazione” un po’ vaga, considerato che di norma viene approvata a ottobre. In realtà bisognerebbe capire se sarà o meno pronta prima dell’estate. Anche se non è da escludere che si voglia aspettare la fine di giugno, quando è prevista la chiusura della prima fase di presentazione delle domande per l’Ape social, di modo da dare una sorta di “precedenza” a questo strumento.
Sta crescendo l’allarme tra i sindacati per lo slittamento dei tempi per l’adozione definitivi dei decreti attuativi sull’anticipo pensionistico e sui lavoratori precoci, manovre della riforma delle pensioni. Sono rimasti nel cassetto di Palazzo Chigi in attesa del via libera del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti. E il giudizio della Cgil non può che essere duro: «Il governo sciolga rapidamente il nodo delle uscite anticipate. Siamo già oltre i tempi massimi e la pazienza ha un limite», ha ricordato il sindacato di Corso d’Italia in un comunicato. L’attenzione resta alta anche nella Cisl, secondo cui la situazione sta sfuggendo di mano: «Il rischio che si arrivi all’appuntamento del 1° maggio senza un quadro completo per gli operatori del settore è quanto mai verosimile». Stando a quanto riportato da Pensioni Oggi, sono emerse delle criticità nella stesura dei testi che richiederanno limature possibili attraverso uno strumento legislativo, come quello del decreto legge con cui il Governo dovrebbe dare via libera alla manovra sui conti pubblici chiesta da Bruxelles.
IL NODO BANCHE – Per l’Ape volontaria, una delle misure previste nella riforma delle pensioni, si andrà ai tempi supplementari. La situazione è molto complessa e, infatti, il Governo deve fare chiarezza su alcuni aspetti della procedura, tra cui lo scambio di informazioni tra Inps e settore bancario ed assicurativo. L’accesso al prestito di mercato verrà demandato ad una valutazione delle banche, che potrebbero rifiutare la proposta basandosi su una valutazione del rischio solvibilità del richiedente. Come evidenziato l’importo minimo che può essere richiesto sarà di 150 euro mensili, mentre quello massimo non potrà superare il 75% del valore dell’assegno nel caso in cui intercorrano almeno 36 mesi tra la data di presentazione della richiesta e l’età di pensionamento di vecchiaia. L’80%, invece, se intercorrono da 24 a meno di 36 mesi, l’85% da 12 mesi a meno di 24e, invece, il 90% se intercorrono meno di 12 mesi. Va tenuto presente che l’Ape non potrà avere durata inferiore a 6 mesi.
Secondo quanto scrive Il Messaggero il Governo dovrebbe presto approvare dei correttivi all’Ape social, una delle misure previste dalla riforma delle pensioni varata con la Legge di bilancio. Non è però ben chiaro quando, poiché l’esecutivo non sembra in grado di poter approvare definitivamente domani il Def 2017. Questo per due ragioni. La prima è la necessità di trovare i 3,4 miliardi per la manovra correttiva, la seconda il fatto che vanno messi insieme alcuni provvedimenti di natura diversa. Infatti, dovrebbero essere approvate anche le misure inizialmente previste per il decreto enti locali, con l’allentamento del turnover, quelle che non possono rientrare nel ddl concorrenza e, appunto, i correttiva all’Ape social. È altamente probabile che il Governo vari tutto il “pacchetto” prima di Pasqua.
La riforma delle pensioni targata Fornero e la Legge Biagi sono oggetto di una petizione online che ne chiede l’abolizione. Sono già oltre 40.000 le adesioni e il numero sembra destinato a crescere dato che da poco ha iniziato a circolare tra gli italiani più penalizzati dal sistema pensionistico vigente dal 2012. C’è da dire che della Legge Biagi non resta molto, mentre della Legge Fornero è stato cambiato poco o nulla. Gli interventi di flessibilità come l’Ape, infatti, non hanno carattere strutturale e i requisiti pensionistici ufficiali restano quelli fissati nel 2011. Sono state sì varate ben otto salvaguardie per gli esodati, ma non sembrano essersi rivelate risolutive del problema. Non resta che vedere in quanti firmeranno la petizione e quale esito avrà, visto che nemmeno un referendum abrogativo, dichiarato inammissibile dalla Consulta, è riuscito a scalfire la Legge Fornero.
I lavoratori precoci continuano la loro battaglia per una riforma delle pensioni che contempli Quota 41 per tutti. Una delegazione del gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti ha incontrato a Pistoia Andrea Orlando e ha potuto così esporgli le loro richieste, evidenziando che, nonostante i passi avanti fatti nell’ultimo anno e mezzo, non possono certo ritenersi soddisfatti dell’Ape, tanto più visto che l’Ape social potrebbe prevedere dei paletti molto stringenti. Il ministro della Giustizia ha mostrato interesse e ha detto che vigilerà sul fatto che non si creino condizioni troppo stringenti, ricordando che tra coloro che lo sostengono nel Pd c’è anche Cesare Damiano. I precoci avevano avuto già modo di incontrare Michele Emiliano, che ha sposato in pieno la loro causa. Per completare il quadro dei candidati alla segreteria del Pd non resta che cercare di parlare con Renzi.
Una riforma delle pensioni per i giovani non è al centro sono del confronto tra Governo e sindacati. Obiettivo Italia, think tank che fa riferimento a Gianfranco Librandi, Alberto Bombassei e Andrea Mazziotti, ha organizzato a Milano per oggi un convegno intitolato “Il welfare dei millenial”. Tra gli invitati ci saranno Tito Boeri, Presidente dell’Inps, Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro, e Vittorio Feltri, direttore di Libero. È prevista anche la partecipazione di alcuni parlamentari provenienti da diversi schiarimenti politici. Mazziotti, che è Presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, intende presentare una proposta bipartisan per inserire nella Costituzione il principio dell’equità intergenerazionale in materia di welfare. Di fatto, quindi, ogni legge riguardante il welfare, comprese quelle sulle pensioni, potrebbero essere approvate solo se non andassero a peggiorare le condizioni delle future generazioni.
È bene però che tale concetto sia quanto più possibile puntuale. Perché, per stare sul tema previdenziale, è difficile capire se una legge che introduca la flessibilità pensionistica possa considerarsi o meno peggiorativa delle condizioni delle future generazioni: qualcuno direbbe di sì per via dei costi per le casse dello Stato, già con un debito che pesa molto sui giovani; qualcun altro potrebbe far notare che la flessibilità aiuta il turnover dando più opportunità occupazionali ai giovani.”Lo scopo non è fare vetrina o politica politicante, ma porre sul tavolo della discussione i temi cruciali per il nostro futuro”, ha detto Librandi ad affaritaliani.it a proposito del convegno di Milano. Vedremo se la proposta incontrerà il favore di Tito Boeri, da sempre attento al futuro previdenziale dei giovani.
Come ormai consuetudine, Orietta Armiliato, sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna Social, ha fatto il punto della settimana, contrassegnata da un nuovo incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Non sono arrivati, invece, i decreti attuativi relativi all’Ape. Tuttavia si è cominciato a lavorare sulla cosiddetta fase due, incentrata in particolare sul futuro pensionistico dei giovani. Un tema che Armiliato considera importante, perché ormai per chi si affaccia sul mondo del lavoro è difficile avere carriere continuative, senza interruzioni. Per di più riuscire a trovare un’occupazione non è certo semplice. Certo, questa attenzione di Governo e sindacati mette per un momento in secondo piano le richieste e le aspettative di chi è in un’età vicina al pensionamento. Tuttavia Armiliato non può che ricordare che il vero punto importante di questi giorni è il Documento di economia e finanza, che il Governo intende varare martedì. Nel documento, infatti, si capirà quante risorse potranno essere utilizzate nella prossima Legge di bilancio. Del resto ogni ipotesi di aumento della flessibilità pensionistica non può che fare i conti con la necessità di fondi per non appesantire i conti pubblici. Quindi, finché non è chiaro quanti soldi il Governo è disposto a mettere sul piatto è anche inutile cercare di fare ipotesi su quali interventi pensionistici sarebbe bene o meno adottare. Come suggerisce il noto detto, non si possono fare i conti senza l’oste e quindi bisognerà aspettare settimana prossima per poter fare qualche ragionamento più sensato sui prossimi interventi in materia di pensioni.
Fiom e Cgil tornano a ribadire l’importanza di una riforma delle pensioni. In questo periodo la confederazione guidata da Susanna Camusso resta impegnata sui referendum che ancora non sono stati annullati, nonostante il Governo abbia di fatto accolto le richieste della Cgil. E Maurizio Landini, secondo quanto riporta Il Corriere della Sera, indica in ogni caso quelle che saranno le prossime tappe della lotta del sindacato: “Bisogna ripristinare l’articolo 18 sul diritto al reintegro per i licenziamenti ingiusti ed estenderlo a tutte le forme di lavoro. Inoltre, bisogna cambiare la riforma delle pensioni. E infine cambiare la politica, perché c’è stata una scarsa rappresentanza del lavoro”. Obiettivi chiari, ma non certo facili da raggiungere.