La cosiddetta fase due del confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni è dedicata al futuro previdenziale dei giovani. E Marco Bentivogli, in un articolo sul Foglio, ha voluto evidenziare come in Italia la spesa previdenziale ammonti a 260 miliardi di euro, di cui 80 per pensioni incassate da persone che hanno meno di 65 anni e che evidentemente non possono aver tutte svolto lavori usuranti. Senza dimenticare che alcune continuano a lavorare. Per la formazione vengono invece spesi 70 miliardi. “Vi sembrano cifre da ‘patto delle generazioni’?”, scrive il Segretario generale della Fim-Cisl. Per il sindacalista, “la fase 2 dell’intesa sulle pensioni sarà il vero banco di prova. Il sindacato deve saper unire le generazioni, non solo a parole, approfittando del fatalismo pigro dei Neet, coloro che non studiano e non lavorano”. Una sfida quindi anche per i sindacati, non solo per il Governo.



Nuovo spazio in televisione per i lavoratori precoci e la loro battaglia per una riforma delle pensioni che contempli la Quota 41 per tutti. Angelo Villani ha infatti scritto un post sulla pagina Facebook del gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti per avvisare che sarà presente questa mattina nella trasmissione Mi manda Rai Tre, per rappresentare le istanze dei precoci e spiegare la situazione in cui versano quei lavoratori che, pur avendo versato molti contributi, ancora non riescono ad andare in pensione. Purtroppo alcuni di loro si ritrovano anche senza occupazione e talvolta senza nemmeno più un ammortizzatore sociale. Situazioni in cui non è difficile capire che è complicato riuscire ad andare avanti senza reddito e senza pensione.



I lavoratori precoci hanno comunicato la data in cui saranno in piazza a Montecitorio per chiedere una riforma delle pensioni che contempli Quota 41 per tutti. Sul gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti sono infatti comparsi diversi post che annunciano il grande evento per l’11 maggio. Si tratta di una manifestazione che è stata organizzata con il supporto dei sindacati, che hanno messo anche a disposizione dei pullman per poter consentire ai precoci di diverse parti d’Italia di raggiungere la capitale. Inizialmente si pensava che la manifestazione si sarebbe potuta tenere il giorno 4, ma la piazza in realtà era già stata “prenotata” per quella data, quindi è stato necessario trovarne un’altra.



Tito Boeri ha partecipato al convegno sul welfare dei millenials organizzato da Obiettivo Italia, dove ha parlato anche di riforma delle pensioni. A chi gli chiedeva se l’Ape potrà partire come previsto il 1° maggio, il Presidente dell’Inps, secondo quanto riporta Adnkronos, ha spiegato che “abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare. Abbiamo preparato tutto compresi gli applicativi e il simulatore, ma fino a quando non ci sarà un Dpcm non possiamo operare”. Di fatto, quindi, sembrerebbero mancare solamente i decreti attuativi per poter partire. Resta da capire se realmente, sia per l’Ape social che per quella volontaria, si potrà partire a maggio come previsto.

Continua a far discutere il caso dei diritti inespressi dei pensionati. Insorgono Caf, sindacati e le associazioni che rappresentano chi è in pensione. Duro è stato il commento di Fatuzzo del partito dei pensionati, il quale parla di «diritti negati». Chi è già penalizzato viene sfavorito ulteriormente: «In tantissimi casi, i pensionati interessati sono anziani, con poca o nessuna dimestichezza con i moderni strumenti tecnologici, in tanti casi vivono soli». Di conseguenza, ha chiesto un “vademecum” dei diritti e che nulla debba essere “a domanda” del pensionato. Tutto ciò a chi ha diritto, deve essergli attribuito direttamente. Ezio Medeot, segretario regionale dello Spi-Cgil del Friuli Venezia Giulia, ha denunciato il mancato invio da tre anni da parte dell’Inps del modulo ObisM con cui prima si informavano i pensionati degli importi e delle modalità di pagamento dell’assegno. Inoltre, non viene inviato il Cud. Medeot sostiene che sia «venuto meno uno strumento informativo che consentiva alle persone di capire, al di là dell’importo accreditato mensilmente, come fosse composto l’assegno».

Il Movimento 5 Stelle sta mettendo a punto il suo Programma Lavoro e, con un post sul blog di Beppe Grillo (accompagnato da un video), Claudio Cominardi, Tiziana Ciprini e Nunzia Catalfo hanno spiegato quali sono i temi su cui è aperto il confronto. Tra di essi anche quello della previdenza, in particolare “la grande questione della flessibilità in uscita”, dato che la riforma delle pensioni Fornero “ha inchiodato al lavoro molti, troppi anziani, mentre due generazioni di ragazzi preferiscono ormai migrare all’estero pur di non essere sottopagati o marcire in casa, sul divano di mamma e papà”. Resta quindi da capire come modificare i requisiti  pensionistici per ringiovanire le imprese la Pa, oltre che per tutelare le persone che svolgono lavori gravosi e i lavoratori precoci.

La fase due del confronto tra sindacati e governo sulla riforma delle pensioni è stata “stroncata” da Tito Boeri. “Non mi sembra che al tavolo tra governo e sindacati sulle pensioni si stia parlando tanto di giovani e se lo fanno il discorso non va nella loro direzione”, ha detto il Presidente dell’Inps, secondo quanto riportato da Adnkronos. Boeri, che ha preso parte al convegno sul welfare dei millenials organizzato da Obiettivo Italia, ha spiegato che la scelta di aumentare le quattordicesime non è certo a favore dei giovani e ora che si parla di una pensione di garanzia per loro c’è da chiedersi chi la pagherà. “I figli dei nostri figli?”, ha ironicamente risposto il professore bocconiano, alludendo al fatto che una simile misura aggraverà il debito delle generazioni future. Dal suo punto di vista è quindi meglio stimolare l’occupazione con interventi come la fiscalizzazione dei contributi sociali.

I lavoratori precoci anche oggi avranno modo di portare avanti la loro battaglia per una riforma delle pensioni che contenga Quota 41. Questo pomeriggio, nel corso della trasmissione Tagadà, in onda su La 7, avrà un suo spazio anche Gino Bartoli, rappresentante del gruppo 41xtutti lavoratori uniti, la cui richiesta è piuttosto semplice: con il versamento di 41 anni di contributi deve essere possibile accedere alla pensione indipendentemente dall’età anagrafica e senza penalizzazioni di sorta sull’assegno. Una richiesta che appare ragionevole, ma che troverà spazi molti limitati nell’Ape social. Non saranno infatti molti coloro che potranno accedere alla Quota 41 prevista nel provvedimento del Governo, nonostante l’arrivo di una modifica riguardante i requisiti richiesti.

Il consigliere economico di palazzo Chigi ha poi spiegato di poter azzardare previsioni riguardo l’utilizzo dell’Anticipo pensionistico, che tuttavia potrebbe essere un “esempio di flessibilità” pensionistica per altri paesi, visto che altrove non esiste nulla di analogo. Leonardi ha anche ricordato che le imprese possono aumentare il montante contributivo di chi accede all’Ape, di fatto annullando il costo della rata ventennale da rimborsare. Quindi può esistere, il linea teorica, un’Ape volontaria a costo zero, simile all’Ape aziendale di cui si era parlato prima del varo della Legge di stabilità.

Come ormai consuetudine, Orietta Armiliato, sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna Social, ha fatto il punto della settimana, contrassegnata da un nuovo incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Non sono arrivati, invece, i decreti attuativi relativi all’Ape. Tuttavia si è cominciato a lavorare sulla cosiddetta fase due, incentrata in particolare sul futuro pensionistico dei giovani. Un tema che Armiliato considera importante, perché ormai per chi si affaccia sul mondo del lavoro è difficile avere carriere continuative, senza interruzioni. Per di più riuscire a trovare un’occupazione non è certo semplice. Certo, questa attenzione di Governo e sindacati mette per un momento in secondo piano le richieste e le aspettative di chi è in un’età vicina al pensionamento. Tuttavia Armiliato non può che ricordare che il vero punto importante di questi giorni è il Documento di economia e finanza, che il Governo intende varare martedì. Nel documento, infatti, si capirà quante risorse potranno essere utilizzate nella prossima Legge di bilancio. Del resto ogni ipotesi di aumento della flessibilità pensionistica non può che fare i conti con la necessità di fondi per non appesantire i conti pubblici. Quindi, finché non è chiaro quanti soldi il Governo è disposto a mettere sul piatto è anche inutile cercare di fare ipotesi su quali interventi pensionistici sarebbe bene o meno adottare. Come suggerisce il noto detto, non si possono fare i conti senza l’oste e quindi bisognerà aspettare settimana prossima per poter fare qualche ragionamento più sensato sui prossimi interventi in materia di pensioni.

Nelle ultime settimane si è tornati a ipotizzare una riforma delle pensioni che colpisca gli assegni più alti per finanziare la previdenza dei giovani o l’aumento delle minime. Oggi Libero ricorda alcuni interessanti dati della Corte dei Conti in cui si segnala che le categorie che ricevono una pensione Inps più “robusta” sono i dirigenti di aziende industriali (in media 3.870 euro al mese), gli ex lavoratori del comparto volo (3.500 euro) e poi quelli delle compagnie telefoniche (2.000 euro) ed elettriche (1.900 euro). In fondo a questa classifica ci sono i sacerdoti (620 euro) e i coltivatori diretti (poco più di 600 euro). Il quotidiano milanese segnala che ci sono dei preti che incassano anche un altro assegno oltre a quello del fondo clero e che la graduatoria non tiene conto di altri istituti di previdenza e casse professionali diverse dall’Inps.