I lavoratori precoci si stanno preparando per una manifestazione in grande stile a Roma, davanti a Montecitorio l’11 maggio. Vogliono chiedere a gran voce una riforma delle pensioni che contempli la Quota 41 per tutti e anche evidenziare delle disparità di trattamento piuttosto evidenti nell’Ape social, come quella che tutela i disoccupati solo se sono stati licenziati e non se il loro contratto di lavoro è scaduto. Quasi che si potessero fare delle distinzioni tra chi è senza lavoro. In queste ore, quindi, si stanno organizzando i comitati locali per raccogliere le adesioni alla manifestazione e in Emilia, per esempio, i sindacati hanno messo a disposizione dei pullman gratuiti per raggiungere la capitale. Non è escluso che ciò avvenga anche in altre parti d’Italia.



L’Inps continua a non comunicare i dati relativi al trattamento pensionistico delle donne nate nel 1952 e di chi ha raggiunto i requisiti della cosiddetta “Quota 96” nel 2012, anno in cui è entrata in vigore la riforma delle pensioni targata Fornero. Lo mette in evidenza Valentina Paris. Secondo quanto riporta Agenpress, la deputata del Pd ha spiegato che senza tali dati è impossibile cercare di portare avanti un provvedimento che possa consentire a tante lavoratrici di vedersi riconosciuti un loro diritto, come è quello alla pensione. “Chiedo pertanto al presidente dell’istituto previdenziale, Tito Boeri, di farsi finalmente carico di questa situazione, che è diventata oltremodo insostenibile”, ha aggiunto la componente della commissione Lavoro della Camera.



Il Movimento 5 Stelle sta preparando il suo Piano lavoro e ha previsto un capitolo anche per la riforma delle pensioni. Annamaria Furlan ha a tal proposito dichiarato che è certamente importante che i pentastellati abbiano deciso di discutere al proprio interno e con i cittadini su temi come il lavoro e le sue trasformazioni, e la necessità “di introdurre criteri di flessibilità in uscita nelle pensioni, soprattutto per i lavori più usuranti, in modo da garantire il necessario turn-over sia nelle aziende, sia nella pubblica amministrazione”, ma ha anche ricordato, sottolinea Il diario del lavoro, che la Cisl è impegnata da tempo su questi fronti e che il ruolo del sindacato è importante, non si può pensare che i singoli cittadini o lavoratori possano essere lasciati ad affrontare individualmente certe questioni.



Una proposta di riforma delle pensioni arriva anche dalla sinistra parlamentare che non si identifica con il Pd. Giorgio Airaudo, deputato di Sinistra italiana-Possibile, ha infatti detto che “dopo la cancellazione dei voucher sui temi del lavoro, già a partire dai prossimi provvedimenti, siamo disponibili ad un lavoro comune con Articolo 1- Mdp, per incalzare il governo Gentiloni su un nuovo articolo 18, su nuove pensioni che distinguano i lavori nell’accesso al requisito, su una legge sulla rappresentanza e sul diritto di voto alle lavoratrici e ai lavoratori”. L’ex sindacalista, quindi, ritiene che i requisiti pensionistici debbano essere differenti a seconda della professione che si svolge e non, come ora, uguali per tutti.

Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana, segnala la necessità di una riforma delle pensioni per favorire l’integrazione degli immigrati, con un’azione complessiva più efficace del decreto Minniti-Orlando. Il fuoriuscito dal Pd, oggi membro del Mdp, sull’Huffington Post ha infatti scritto che bisogna occuparsi degli italiani senza lavoro e di chi si sente abbandonato dallo Stato. “Senza una politica di forti investimenti pubblici, senza una massiccia creazione di nuovi lavori, una misura universale contro la povertà, l’aumento delle pensioni minime e misure specifiche contro la disoccupazione giovanile e di lungo periodo, non saremo in grado di promuovere una vera integrazione”, scrive Rossi.

Da “Tuttolavoro”, sono arrivati dettagli molto importanti sull’Ape, la misura principale della riforma delle pensioni, visto che all’evento ha partecipato Marco Leonardi, consigliere economico di palazzo Chigi che sta seguendo in prima persona il dossier pensioni. Il quotidiano di Confindustria ha quindi riassunto le novità emerse, in particolare sull’Anticipo pensionistico volontario. “La percentuale massima di Ape volontaria che potrà essere chiesta oscillerà da un minimo del 75 a un massimo del 90% in relazione alla durata dell’anticipo, mentre l’importo minimo dovrà essere di almeno 150 euro”. Dove viene poi specificato che si potrà chiedere il 75% della pensione netta se l’anticipo sarà superiore ai tre anni; l’80% se l’anticipo sarà compreso tra i due e i tre anni; l’85% se l’anticipo sarà compreso tra uno e due anni; il 90% se invece l’anticipo sarà inferiore a un anno. Il Tan che sarà applicato al prestito bancario dovrebbe essere pari al 2,75%, per essere aggiornato nel corso del tempo, mentre il costo del premio assicurativo pare destinato a salire dal previsto 20% al 30%. 

Dunque ancora non è chiaro  a quanto ammonterà la penalizzazione ventennale per rimborsare il prestito. Tuttavia, la pensione decurtata non potrà essere inferiore a 1,4 volte il trattamento minimo, cioè a poco più di 700 euro. Il ritardo dell’Ape volontaria di cui si è parlato, dovuto al fatto che manca una piattaforma elettronica per la presentazione della domanda, potrebbe essere di soli 15 giorni. E al ministero del Lavoro non si dispera che si possa ancora partire il 1° maggio come previsto.

Dopo ripetute e recenti rassicurazioni sul fatto che sarebbe partita puntualmente il 1° maggio, ora arriva una brutta notizia sull’Ape volontaria, la misura principe della riforma delle pensioni che garantirà una flessibilità pensionistica nel sistema grazie a un prestito bancario. Marco Leonardi, partecipando ieri al convegno “Tuttolavoro”, ha infatti spiegato che i tempi per l’introduzione dell’Anticipo pensionistico volontario saranno più lunghi rispetto al previsto per via della creazione di una piattaforma elettronica necessaria alla presentazione delle domande. Dunque a tre settimane dalla data prevista per l’avvio dell’Ape si scopre che ancora non è pronta la “macchina” destinata a consentire agli italiani di usufruirne. Non bisogna poi dimenticare l’assenza di decreti attuativi e convenzioni quadro con banche e assicurazioni che contengono utili informazioni per i potenziali beneficiari, soprattutto per valutare la convenienza o meno a utilizzare l’Ape volontaria.