Sono ancora in attesa di sapere quali saranno i tempo per il rinnovo dei contratti statali i dipendenti pubblici il cui aumento di stipendi è bloccato dal 2008. I sindacati devono essere convocati all’Aran per proseguire la trattativa che è stata avviata con la firma, lo scorso 30 novembre, dell’accordo quadro con il governo. Lo scorso 11 aprile, in seguito al via libera da parte del Consiglio dei ministro al Def, il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia ha pubblicato questo tweet: “Governo conferma impegno economico 85 euro medi su rinnovo contratti #PA #def” (clicca qui per leggere). Dunque il governo ha ribadito l’impegno sottoscritto a fine 2016 per il rinnovo dei contratti statali con l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici previsti nell’intesa politica siglata con i sindacati confederali. Le risorse necessarie sono state indicate nel Documento di Economia e Finanza. Su questo punto però alcuni sindacati, come la Cgil e l’Anief per quanto riguarda il mondo della scuola, hanno contestato il fatto che lo stanziamento non sia adeguato all’incremento salariale ipotizzato nell’accordo: i sindacati hanno chiesto delucidazioni in merito e vedremo nei prossimi giorni quali saranno le mosse del governo. (aggiornamento di Stefania La Malfa)
A livello di contratti statali, il rinnovo è affidato ancora una volta a quanto detto nel Def – ancora non del tutto chiaro con quali tempistiche e quali fondi finali – e alle ultime trattative Aran-sindacati principali nazionali. Il risultato è che per il rinnovo e l’aumento degli stipendi dell’intero settore pubblico una certezza sulla fine di questa lunghissima vicenda, ancora non c’è. A denunciare quanto ancora non è stato fatto dl Governo e dagli altri sindacati è una volta di più la giovane sigla Anief che nelle parole del presidente Marcello Pacifico attacca non solo il governo e il ministro Madia ma anche le stesse sigle nazionali che firmeranno le trattative finali. «Se calcoliamo un reddito medio di 1.500 euro, l’aumento che va applicato ammonta a 105 euro. Quelli che, da oltre 20 mesi, il personale della scuola dovrebbe vedersi assegnati», scrive in una nota il presidente Anief e poi prosegue «il doppio ai dirigenti scolastici, il cui stipendio tabellare rimane invece dimezzato rispetto ai colleghi del comparto privato.
Per questi motivi abbiamo deciso di ricorrere, piuttosto che cedere a delle lusinghe davvero ridicole, rispetto a un contratto ancora una volta sottoscritto sulla pelle dei lavoratori pubblici». Ed ecco l’attacco diretto contro Cgil, Cisl e Uil non solo sul mondo scuola ma sull’intero settore dei dipendenti pubblici: «A fronte di meno di 50 euro netti in busta paga, i dipendenti pubblici ne perderanno altrettanti per il mancato adeguamento dell’indennità di vacanza contrattuale. Con i dirigenti scolastici che si ritroveranno addirittura 200 euro in meno. Ecco perché Anief e Udir diffidano i sindacati rappresentativi a firmare il rinnovo contrattuale a queste condizioni», scrive la nota del giovane sindacato. Insomma, ancora non c’è pace né per la Pubblica Amministrazione, né soprattutto per il lavoratori che non vedono ancora andare in porto la complessa e lunga vicenda degli aumenti.