Nel dettaglio del referendum Alitalia in corso da oggi fino a lunedì prossimo, è evidente che il Sì vede i favori del Governo e della stessa Azienda e forse in parti di qualche dipendente ma rappresenta comunque un duro colpo al personale e un ridimensionamento notevole ad una azienda che non gode certo della salute massima. Il pre-accordo siglato lo scorso 14 aprile prevede ricorso ad una seria di misure per ridurre costi ed evitare troppi esuberi del personale; «gli esuberi complessivi scendono a quota 1.700 dai 2.037 preventivati mentre quelli del personale a tempo indeterminato si riducono a 80 unità dalle iniziali 1338 ed il taglio al costo del lavoro scende dal 30 all’8%», spiega Adnkronos, mostrando come probabilmente alla fine l’accordo siglato porterebbe a “mali minori” i dipendenti stessi di Alitalia. Ovviamente il testo non convince appieno e cela comunque una piccola dose di “ricatto” rispetto alla vittoria del No: se infatti dovesse primeggiare il “niet” contro l’azienda regnerebbe il caos e l’incertezza sull’immediato futuro, con il ministro Calenda che ha avvertito tutti i rischi del caso qualora vincesse il No (come trovate qui sotto). Tra le altre e aggiuntive misure annunciate a favore del Sì, «il superamento dei progetti di esternalizzazione delle aree manutentive e di altre esternalizzazione, il ricorso alla cigs entro maggio 2017 per due anni, l’attivazione di programmi di politiche attive del lavoro, con riqualificazione e formazione del personale, misure di incentivazione all’esodo, miglioramenti di produttività ed efficienza, con un rinvio in azienda per la definizione entro il prossimo mese», conclude il report di Adnkronos.



Alle ore 11 è cominciato questa mattina il referendum Alitalia per tutti i dipendenti che dovranno votare Sì o No al pre-accordo tra azienda e sindacati firmato lo scorso 14 aprile: mentre le operazioni di voto andranno avanti fino alle ore 16.30 del 24 aprile prossimo, l’Ansa informa che nella giornata di oggi il presidente uscente Luca Cordero di Montezemolo è diretto ad Abu Dhabi «al lavoro per la compagnia». Pare che al centro dei colloqui con i soci arabi che possiedono la parte consistente di Alitalia vi sia proprio la complessa situazione del salvataggio con gli eventuali piani per il rilancio immediato, ricorda ancora l’Ansa in una nota pubblicata poco fa. Intanto cominciano ad avvenire le prime operazioni di voto per il referendum con il Governo che da molte parti invita al Sì per poter portar avanti il progetto di salvataggio in un’orbita di maggiore competitività di Alitalia, il vero punto dolente di questi ultimi anni burrascosi dell’ex compagnia di bandiera.



Dalle ore 11 fino 21 della giornata di oggi fino alle ore 16 del 24 aprile prossimo, si vota per il Referendum Alitalia con circa 12mila dipendenti chiamati a dare proprio giudizio sul Sì o No al pre-accordo firmato tra azienda e sindacati, ottenuto con la mediazione del Governo. Il testo ufficiale che verrà consegnato ai dipendenti nei 5 seggi aperti per l’occasione, consta in un’unica  semplice domanda: «condividete il pre-accordo siglato il 14 aprile scorso tra sindacati e azienda con la mediazione del Governo?». Se dovesse vincere il Sì il prossimo 25 aprile quando verranno resi noti i risultati, si aprirebbe la strada allo sblocco finale dei 2 miliardi di euro di ricapitalizzazione , con anche 980 tagli al personale e ridimensionamento per le retribuzioni. Si aprirebbe ovvero il salvataggio dell’azienda ex di bandiera, mentre se dovesse vincere il No si arriverebbe all’amministrazione controllata di Alitalia o l’opzione “spezzatino”, spauracchio della proprietà. 



In 4 giorni si deciderà il destino immediato di Alitalia con il Referendum che chiama al voto tutti i dipendenti dell’ex compagnia di bandiera: la politica è entrata eccome nel dibattito con la mediazione del Ministro Calenda durante le trattative tra sindacati e azienda e ora anche con una sorta di “evidente endorsement” per il Sì al voto da oggi fino al 24. «Se vincesse il No quello che deve essere chiaro a tutti è che si va verso il rischio concretissimo di una liquidazione della compagnia», ha affermato il ministro dello Sviluppo Economico lanciando il referendum di Alitalia in una intervista a Rds. Secondo Calenda inoltre, l’obiettivo del governo non è quello di mettere altri soldi pubblici in Alitalia, «ma farla entrare in competizione con il mercato. In questo senso il Governo ha provato il lavoro di mediazione per trovare un equilibrio». Il 25 aprile saranno diffusi i risultati, mentre il giorno seguente è in programma un incontro al ministero dello Sviluppo economico per discutere dell’esito: dipendenti, sindacati e associazioni di categoria sono spaccati praticamente a metà sull’esito e fanno campagna elettorale per Sì e No fin anche in questi giorni di votazioni nei vari seggi disposti lungo i principali snodi di Alitalia da Malpensa a Fiumicino, sedi centrali.