Oggi a Napoli, presenti anche il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il Sindaco Luigi De Magistris e la Segretaria Generale della Cgil Susanna Camusso, si riuniscono gli stati maggiori della Fiom-Cgil – c’è naturalmente Maurizio Landini per un’iniziativa che a partire dal titolo si presenta come eclatante: “La Fiom in Fca: contrattare il domani”. La giornata sa di storico, tanto che sul sito ufficiale dei metalmeccanici della Cgil si legge: “Dalla resistenza alla proposta: le idee della Fiom per riaprire la contrattazione delle condizioni di lavoro negli stabilimenti Fca. E l’analisi della situazione occupazionale e delle prospettive produttive dell’impresa americanizzata nell’era Trump”.



Pare questo solo l’ultimo degli indizi che già abbiamo messo in fila nell’ultimo periodo ma non solo. In un recente articolo, raccontando del nuovo clima instauratosi nel settore metalmeccanico industria con la firma del contratto nazionale, parlavamo infatti della possibilità per la Fiom-Cgil di sottoscrivere gli accordi con Fca in un futuro prossimo neanche troppo lontano. Lo spunto era offerto dall’inchiesta promossa dalla Fiom nazionale insieme alla Fondazione Claudio Sabattini, con la collaborazione della Cgil nazionale e della Fondazione Di Vittorio.



Perché la Fiom ha messo Fca sotto inchiesta? Con la firma del rinnovo del Ccnl, dopo un lungo periodo di divisioni interne al settore e, per l’appunto, dopo il grande strappo del caso Fiat, la Fiom sta operando un inevitabile riposizionamento sindacale. La battaglia della Fiom di questi anni, esplosa col caso Fiat, aveva delle ragioni che, condivisibili o meno, non sono del tutto emerse, perlomeno ai non esperti della materia. Per cui, come al solito, ne è uscita una caricatura quando ciò che c’era in gioco era il ruolo del contratto collettivo nazionale.

In questo, la Fiom rappresentava l’ultima barriera sindacale, nel senso che la crescente contrattazione aziendale – che dal caso Fiat usciva esaltata – e la defiscalizzazione del salario di produttività aprono una nuova via che di fatto qualcosa toglie al contratto nazionale e lo sposta sul contratto di secondo livello. E su questo c’è stato ora un grande giro di vite proprio col recente rinnovo del contratto metalmeccanico, firmato anche dalla Fiom. Tale rinnovo fa molta chiarezza tra i due livelli di contrattazione: il contratto nazionale resta centrale per quel che riguarda i minimi retributivi in rapporto all’inflazione e rimanda per eventuale plusvalore salariale alla produzione di ricchezza. In sintesi: i salari possono crescere solo laddove si produce ricchezza, ovvero nei luoghi di lavoro, nelle imprese. Questo introduce un patto partecipativo per alcuni versi nuovo per il nostro Paese, segnato in modo anomalo – per essere tra le economie più avanzate – dal conflitto impresa-lavoro.



Venendo a Fca, già un anno fa – come abbiamo scritto – il Segretario generale della Fiom aveva apertamente dichiarato la sua soddisfazione per la rinascita dell’industria dell’auto in Italia e il successo del piano Marchionne. Landini non lo dirà mai, ma sa bene che quella visione industriale che ha rilanciato Fiat è cosa rara in Italia, ed è quindi un bene per il Paese che oggi ha più che mai bisogno di crescere la sua industria se vuole restare al passo con gli altri. La battaglia contro Marchionne aveva come sfondo la sacralità del contratto nazionale. Oggi sono cambiate molte cose e tutti hanno capito – anche Landini – che la contrattazione di secondo livello è importante leva per la crescita.

Da qui la volontà di ricostruire un rapporto con il Lingotto e di trovare una nuova intesa che, a questo punto, pare molto prossima. Ultimo particolare, molto significativo: l’iniziativa di oggi si tiene a Napoli, a due passi da Pomigliano; dove 7 anni fa partiva la rivoluzione di Marchionne e di chi con lui firmava accordi storici. Meglio tardi che mai, direbbe qualcuno. Ma il principe della risata, il napoletano doc Antonio De Curtis diceva: “No, tardi non è meglio”.

Twitter: @sabella_thinkin

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