Cesare Damiano ha detto di condividere il messaggio di Sergio Mattarella sulla previdenza, ricordando che per questo motivo sta spingendo per far sì che nella riforma della pensioni si tenga conto dei giovani, magari varando la cosiddetta pensione di cittadinanza, e per cambiare la visione del sistema previdenziale, che non deve essere più visto come “un pozzo senza fondo dal quale attingere risorse per diminuire il debito pubblico”. In questo senso l’ex ministro ricorda le cifre contenute nel Def, secondo cui le riforme pensionistiche approntate dal 2004 a oggi porteranno nel 2050 a un risparmio complessivo di 1.000 miliardi di euro. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera ha anche ricordato che ora sarà importante far partire l’Ape social il primo maggio per poi lavorare sul “blocco o il rallentamento dell’aspettativa di vita”, oltre che appunto sulla pensione contributiva di garanzia per i giovani.
La Federazione tra le associazioni del clero in Italia (Faci) compie 100 anni e il Presidente, don Francesco Scalmati, a Vatican Insider spiega di voler riuscire a raggiungere un’importante riforma delle pensioni riguardante i sacerdoti italiani. Infatti, attualmente i sacerdoti che percepiscono più pensioni per via di impegni lavorativi privati, come l’essere stato insegnante o cappellano, subiscono la decurtazione di circa un terzo dell’assegno erogato dall’Istituto di sostentamento del clero. Si tratta di una penalizzazione che la Faci vorrebbe vedere abolita, perché attualmente solo i sacerdoti subiscono un trattamento del genere. “Non accade ad avvocati, notai o medici. Solo a noi. Per far cambiare le cose abbiamo fatto un’interrogazione parlamentare, non è successo nulla. Ma noi non demordiamo”, dice don Scalmati.
Il Sole 24 Ore ha pubblicato una riflessione di John H. Cochrane che, seppur non dedicata alla riforma delle pensioni, fa riflettere sugli effetti previdenziali che un ritorno alla lira potrebbe avere. Il Senior Fellow alla Hoover Institution dell’Università di Stanford avvisa sulle conseguenze di una svalutazione monetaria, segnalando che certamente gli esportatori ne avrebbero dei vantaggi, ma si avrebbe una riduzione delle somme effettive che lo Stato verso ai suoi dipendenti, ai pensionati e ai detentori dei titoli di Stato. Inoltre, tutto questo avrebbe la conseguenza di aumentare la richiesta di salari e pensioni più alti, oltre che di interessi incrementati per i titoli di Stato. “Insomma, avere una valuta propria funziona solo per un Governo che ha i conti in ordine e dispone di istituzioni pubbliche abbastanza forti da resistere alle costanti richieste di un po’ più di inflazione”.
Come qualcuno tra di loro aveva previsto, dopo le vacanze di Pasqua molti lavoratori precoci stanno esprimendo la loro volontà di partecipare alla manifestazione dell’11 maggio a Roma, davanti a Montecitorio, per chiedere una riforma delle pensioni che contenga Quota 41. E non solo: vogliono infatti che ci sia una flessibilità pensionistica che non richieda un prestito bancario come l’Ape e l’abolizione del meccanismo che lega l’età pensionabile all’aspettativa di vita. Sulla pagina Facebook del gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti ci sono quindi molti post in cui si chiedono informazioni sui pullman messi a disposizione dai sindacati per raggiungere la capitale e per cominciare a “contarsi” e capire effettivamente in quanti si partirà dalle diverse città italiane, sia del nord che del sud.
Mentre il Governo Gentiloni ha praticamente definito e firmato il decreto attuativo per quanto concerne alcune questioni riguardanti il pacchetto della riforma delle pensioni con particolare riferimento all’Ape social, il focus si sposta sull’Ape volontaria. A differenza della prima, questo dispositivo prevede per il lavoratore un costo giacché basato su un meccanismo che in pratica consente al lavoratore di ricevere un prestito da un istituto di credito per andare in anticipo in pensione che poi sarà restituito con un piano di ammortamento. Tuttavia questa operazione, come tutti i prestiti, ha un costo. A quanto ammonta? Difficile rispondere con esattezza anche se su alcuni siti specializzati sono state fatte delle previsioni sulla base della bozza del decreto ministeriale, secondo le quali per quanti andranno in anticipo di 3 anni e 7 mesi, ogni mese è prevista una quota di Ape di circa 150 euro. Per il momento si parla solo di previsioni visto che manca ad oggi il decreto attuativo. (agg. di Francesca Pasquale)
Cesare Damiano è stato ospite di Coffee Break, la trasmissione di La7, dove ha parlato di riforma delle pensioni, elencando i provvedimenti che sono stati messi in atto per cercare di introdurre un po’ di flessibilità nel sistema pensionistico, dall’Ape al cumulo contributivo gratuito. Il suo intervento, come si può vedere sulla pagina Facebook del gruppo lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, non è piaciuta a chi si sente tradito dall’ex ministro del Lavoro, che sembra essere soddisfatto dei provvedimenti approvati, quando nella sua proposta di legge si parlava di ben altro tipo di flessibilità, senza prestiti bancari di mezzo e con la Quota 41 garantita per tutti. Non è la prima volta che i precoci esprimono la loro delusione verso Cesare Damiano.