Anna Giacobbe non nasconde che la riforma delle pensioni targata Fornero abbia causato molte ingiustizie, ma nemmeno che sia stato fatto qualcosa, anche grazie all’impegno del Partito democratico, per correggere la situazione. Tuttavia, ammette la deputata dem, “molto si deve ancora fare”. In particolare per quelle persone che avrebbero l’età per essere vicine alla pensione, ma vedono in ogni caso allontanarla, o per i giovani che non possono sperare in un futuro previdenziale soddisfacente. Per Giacobbe, “soprattutto le donne continuano a essere in credito verso un sistema che non riconosce più il peso del lavoro di cura che soprattutto loro ancora si sobbarcano”.



A margine della giornata conclusiva del Congresso Cisl Milano Metropoli, il segretario Annamaria Furlan ha provato a commentare sui prossimi rilanci della riforma pensioni e del Def con spirito costruttivo ma nello stesso tempo polemico, provando ad indicare al Governo la possibile strada da tracciare. «Il tema della riforma fiscale deve essere rimesso nell’agenda di governo», ha commentato il segretario nazionale della Cisl al convegno milanese; «il Def presentato nei giorni scorsi non va bene perché il governo è tornato indietro rispetto alle promesse fatte agli italiani, secondo cui il 2018 doveva essere l’anno della riforma del fisco», ritiene ancora la Furlan che poi conclude. «E’ invece uscito dall’agenda ed è molto grave. Il peso del fisco è insostenibile per le imprese e per le buste paga, per i lavoratori e anche per i pensionati. Se continuiamo ad avere stipendi e pensioni così pressate dal fisco l’economia e i consumi nazionali non ripartono». (agg. di Niccolò Magnani)



Dovrebbe ormai essere stabilito l’iter e le tempistiche per l’Ape sociale, quadro fondante della riforma pensioni 2017, che garantirà l’uscita in pensione anticipata per alcune categorie di ex lavoratori. Secondo quanto stabilito dal Def e dalle ultime novità introdotte dal Governo Gentiloni, la finestra per poter vedere la presentazione delle domande sarà dal 1 maggio fino al 30 giugno. Per quanto riguarda invece il riconoscimento dei benefici slitterà il tutto di qualche mese, probabilmente verso settembre/ottobre quando dovrebbe completare l’INPS la procedura di monitoraggio. Come riporta il portale Pensioni Oggi, «confermato pure che non saranno accolte le istanze di APe sociale per i lavoratori dipendenti la cui disoccupazione derivi dalla scadenza di un contratto a termine». (agg. di Niccolò Magnani)



In un lungo report pubblicato nei giorni scorsi, Unimpresa ha analizzato il mondo delle pensioni, della sanità e dei tagli della spesa pubblica per provare a dare un giudizio nel merito della Manovra Economia e soprattutto del Def appena varato dal Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Stando agli studi di Unimpresa, «l’impennata della spesa è buona parte appannaggio del costo sostenuto dallo Stato per la previdenza, che per i prossimi quattro anni è pari a 26,4 miliardi di euro, con altri 8,4 miliardi che verranno investiti per le prestazioni sociali», riporta il Giornale questa mattina. Gli studi dell’ente hanno calcolato che il peso specifico della riforma pensioni passerà da 261 miliardi di euro del 2016 ai 287 miliardi del 2020: in questo modo però saranno numerosi i tagli “obbligati” che verranno immessi nella sanità e in altre prestazioni sociali. «Restano degli squilibri – riporta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci – e l’aumento della spesa pensionistica dimostra che le riforme degli scorsi anni non hanno risolto i problemi delle nostre finanze pubbliche». (agg. di Niccolò Magnani)

Orietta Armiliato ha fatto il consueto punto settimanale sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, dove si trovano interessanti aggiornamenti e osservazioni riguardano le novità sulla riforma delle pensioni. In settimana è arrivata l’attesa firma del decreto attuativo relativo all’Ape social, cosa che avvicina la chiusura della cosiddetta “fase 1” del confronto tra Governo e sindacati. Si dovrà quindi entrare più nel vivo della “fase 2”, dove è molto probabile si cerchi di aumentare la flessibilità previdenziale, viste anche, ricorda Armiliato, le dichiarazioni che sono arrivate da Sergio Mattarella, Pier Paolo Baretta e altre personalità presenti al Forum In Previdenza della cassa previdenziale dei commercialista. Viene quindi ricordato che Cesare Damiano è tornato a parlare del cumulo contributivo gratuito, ancora non utilizzabile da chi vuole accedere a Opzione donna o all’ottava salvaguardia degli esodati. “Questa esclusione grida vendetta per quanto è iniqua e risulterebbe davvero inaccettabile una mancanza di attenzione al tema che porti a una soluzione che rispecchi quel principio di equità che ha sempre ispirato il lavoro della Commissione Lavoro sia alla Camera dei Deputati sia al Senato”, scrive Armiliato. Su questo punto, in effetti, non si è poi saputo nulla circa la volontà di intervenire con una norma che vada a sanare l’iniquità. E il silenzio non fa altro che alimentare sospetti.

Orietta Armiliato, in conclusione del suo post, ricorda l’appuntamento del 4 maggio, quando sindacati e Governo torneranno a incontrarsi per parlare di riforma delle pensioni. Sarà presente anche Marco Leonardi, che “si è reso disponibile a trovare una soluzione sostenibile che possa anticipare il pensionamento delle donne”.

Il Movimento 5 Stelle, grazie anche alle preferenze espresse da oltre 200.000 iscritti certificati, ha messo a punto il suo programma sul lavoro, in cui si parla anche di riforma delle pensioni. “Cambia il rapporto tra tempi di vita e di lavoro, dunque è necessario rivedere anche il settore previdenziale”, si legge sul blog di Beppe Grillo, in un post in cui si legge che è sbagliato continuare ad alzare il requisito anagrafico per raggiungere la pensione cercando così di rendere sostenibile il sistema. Infatti, esso è a ripartizione, dunque riesce a restare in piedi se c’è una popolazione attiva che versa contributi. “Se i giovani non lavorano oggi, non possono mantenere i pensionati di oggi”, per questo occorre “consentire ai lavoratori di scegliere con più libertà, entro certi limiti, la soglia anagrafica e di anzianità professionale da conseguire prima di accedere alla quiescenza”. 

Sul sito dedicato al programma lavoro del Movimento 5 Stelle, si vede che sul punto delle pensioni sono stati espresse in tutti 23.286 preferenze da parte di 24.050 iscritti. La maggioranza ritiene che si debba incentivare la staffetta generazionale, così da favorire l’occupazione giovanile (11.791 preferenze). Quasi 4.700 preferenze (4.695) sono andate all’idea di garantire ai lavoratori la libertà di scegliere, entro certi limiti, il livello di contribuzione e l’età di uscita dal lavoro. Poco più di 4.500 (4.548) sono andate alla ben nota Quota 41, mentre solo 2.252 hanno premiato la richiesta di ampliare le categorie professionali appartenenti ai cosiddetti lavori usuranti, che godono di agevolazioni previdenziali.