Tra due settimane si andrà a votare per il secondo turno delle presidenziali francesi. Questo fine settimana si svolgeranno, guardando alle prossime elezioni politiche in Italia, le primarie del Partito democratico. La politica, tuttavia, è, anche, elaborazione programmatica e non solo selezione della classe dirigente. In questo è quadro è interessante sottolineare come, la settimana scorsa, sulla piattaforma Rousseau, è stato votato dai militanti del Movimento 5 Stelle il programma sul lavoro che sarà presentato agli elettori alle prossime elezioni politiche. Hanno partecipato alla votazione (solamente o ben?) 24.050 iscritti. I “cittadini” pentastellati sono stati così chiamati a dare la loro opinione su alcuni punti qualificanti. Vediamo qual è stato il risultato.
Con riferimento alla democrazia e ai sindacati nei luoghi di lavoro, si è chiesto se i lavoratori debbano avere il diritto di poter eleggere le proprie rappresentanze sindacali e di essere, a loro volta, eleggibili con libera competizione tra tutte le organizzazioni indipendentemente dall’aver firmato l’accordo sindacale con la controparte datoriale. Allo stesso tempo si è chiesto di individuare alcuni privilegi sindacali che si ritengono da abolire. Ai primi due posti della classifica emergono lo stop ai sindacalisti “carrieristi” nei consigli di amministrazione e gestione delle aziende e quello ai bilanci irragionevolmente senza obblighi di trasparenza.
Il Blog ha interpellato poi i supporter dei 5 stelle sugli strumenti di partecipazione dei lavoratori all’impresa. Si è chiesto, quindi, di avere dei rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione per discutere la strategia e le risorse aziendali (ad esempio nei Consigli di sorveglianza, come in Germania), di poter partecipare agli utili dell’azienda e, infine, di poter partecipare a gruppi di miglioramento per l’innovazione organizzativa e la qualità del lavoro.
Con riferimento poi alla riduzione dell’orario di lavoro su Rousseau sono state indicate ai prime tre posti queste tre preferenze: la diminuzione al di sotto delle tradizionali 40 ore settimanali, la riduzione delle giornate lavorative settimanali e/o annue (immaginando la settimana a 4 giorni e aumentando i riposi) e la disincentivazione dello straordinario sia sul piano contributivo che fiscale.
Alla fine l’ultimo tema affrontato è stato quello della flessibilità pensionistica e dei lavori usuranti. In questo caso il blog chiedeva di selezionare la priorità degli strumenti per superare l’attuale sistema previdenziale a ripartizione con contribuzione obbligatoria stabilita per legge e soglie rigide di uscita dal mondo del lavoro. I cittadini propongono così di incentivare la staffetta generazionale, come strumento di riduzione dell’orario del lavoratore vicino alla pensione e accompagnamento alla stessa, a fronte dell’assunzione di giovani, al fine di favorire l’occupazione di tale fascia d’età, garantendo un passaggio di conoscenze ed esperienze tra generazioni. Altre opzioni preferite sono state la libertà dei lavoratori di decidere, entro certi limiti, il livello di contribuzione e l’età/anzianità di uscita dal lavoro e l’accesso alla pensione con 41 anni di contributi versati a prescindere dall’età anagrafica.
In questo cocktail, per certi aspetti esplosivo, ci sono, certamente, delle idee anche condivisibili. L’elemento, tuttavia, che emerge è la confusione, e il mix, di indicazioni, anche contraddittorie tra loro e che necessitano, per la copertura e la sostenibilità economica, di cifre certamente importanti ma difficilmente quantificabili a questo livello di proposta. Non si evince, poi, dalla lettura di questa sorta di “manifesto” programmatico, una chiara proposta su quale idea di Paese, e della sua identità industriale, si ha per affrontare le difficili sfide dei prossimi anni.
Il lavoro, è bene ricordarlo, non si crea certamente per decreto, ma neanche con i like e gli hashtag della rete.