Domani si terranno le primarie del Partito democratico e ci sono diversi lavoratori precoci che non dimenticano il fatto che ancora non sono riusciti ad avere una riforma delle pensioni che preveda la Quota 41 per tutti. Così, mentre c’è chi posta vignette, sulla pagina Facebook del gruppo 41xtutti lavoratori uniti, per evidenziare quanto gli elettori del Pd siano presi in giro dai loro vertici, c’è chi più apertamente, sul gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, invita a partecipare alle votazioni di domani semplicemente per votare contro Matteo Renzi, reo di essere stato al Governo senza fare nulla di realmente concreto per far sì che passasse la Quota 41 per tutti. L’Ape Social, che sembra potrà essere retroattiva, visto che entrerà in vigore dopo il 1° maggio, consente sì di andare in pensione dopo 41 anni di contributi, ma solo a una ristretta platea di italiani.
Roberto Simonetti è pronto a presentare emendamenti alla manovra correttiva per evitare che chi ricorrerà all’Ape possa trovarsi nei guai nel caso di un innalzamento dell’età pensionabile. Nella riforma delle pensioni, infatti, non è stata prevista alcuna garanzia scritta sul fatto che l’Ape verrà erogata fino all’effettivo ingresso in pensione, anche se i requisiti dovessero essere modificati nel corso dei prossimi anni. Su questo punto il deputato della Lega Nord aveva presentato un’interrogazione al Governo, ma la risposta fornita da Luigi Bobba non è ritenuta soddisfacente, perché non è stato chiarito chi fornirà ai percettori dell’Ape le risorse per ricevere una forma di reddito in attesa della pensione. Per questo allora Simonetti vuole che nella manovra correttiva si metta chiarezza sul punto, in modo da non lasciare gli italiani in una situazione di incertezza.
Negli ultimi tempi quando si parla di riforma delle pensioni non si fa più riferimento a Opzione donna, che viene considerata un’esperienza arrivata al capolinea. Tuttavia per chi spera in una proroga del regime sperimentale di pensionamento anticipato per le donne arrivano anche notizie positive. Erica D’Adda ha infatti scritto un breve post sulla sua pagina Facebook in cui si legge: “Giovedì mattina della prossima settimana discutiamo in commissione la mia interrogazione su proroga opzione donna”. La senatrice del Pd, quindi, intende portare avanti questa istanza, anche se resta difficile l’attuazione della proroga. Non resta che attendere la prossima settimana per capire se ci saranno degli sviluppi in merito.
Sulla piattaforma Rousseau del Movimento 5 Stelle sono state votate nuove proposte di legge presentate dagli iscritti, di cui una dedicata a una riforma delle pensioni. Formiche.net spiega che a metterla a punto è stato un agricoltore di 68 anni della provincia di Teramo e l’obiettivo è quello di aumentare gli assegni più bassi mediante una maggior giustizia sociale. Non a caso la proposta di legge si intitola “Equiparazione di tutti i cittadini alle normative pensionistiche (con particolare riferimento a politici e appartenenti a lobby varie)”. Giorgio Pavoni, questo il nome del proponente, vorrebbe far sì che ci fosse un’unica legge pensionistica valida per tutti i cittadini, con la possibilità di prevedere delle eccezioni “in base all’usura del lavoro effettuato o in base ai contributi versati”. L’obiettivo è quello di eliminare privilegi pensionistici per categorie che già godono di trattamenti favorevoli “in termini economici e di valutazione sociale”.
I sindacati torneranno settimana prossima a confrontarsi con il Governo sulla riforma delle pensioni. Intanto Annamaria Furlan chiede che ci sia un impegno per intervenire sul sistema fiscale, visto che nel Def non si è di fatto compiuto alcun passo in avanti significativo sulla riduzione delle tasse. Secondo quanto riporta l’Ansa, il Segretario generale della Cisl, a margine del congresso sardo del sindacato, ha spiegato che intende proporre a Cgil e Uil un’iniziativa comune “perché la riforma del fisco diventi un obiettivo perseguibile e raggiungibile. Il 70% delle nostre imprese, infatti, lavora per i consumi interni: se non rendiamo più robuste le buste paga e le pensioni i consumi interni non decollano”. Dunque un intervento che avrebbe benefici anche per i pensionati.
C’è preoccupazione in Sicilia per il destino del fondo pensioni dei dipendenti della Regione. Non per l’effetto di qualche riforma delle pensioni, ma per la Legge di stabilità che si sta discutendo a palazzo dei Normanni. Il sindacato Cobas Codir ha infatti spiegato che con la nuova finanziaria si vorrebbe imporre l’immobilizzazione di circa il 50% dei fondi dell’ente, attraverso l’acquisto di immobili che appartengono a un fondo di cui la Regione è proprietaria al 35%. Inoltre, alcuni degli immobili in questione necessitano di interventi di ristrutturazione e non sembrano, a detto dell’organizzazione sindacali, poter essere facilmente commerciabili. Dunque i segretari generali del Cobas/Codir Dario Matranga e Marcello Minio si chiedono quali possano essere i veri interessi dietro questa operazione, dove a guadagnarci sarebbero anche dei soggetti privati soci della Regione nel fondo immobiliare che figurerebbe come venditore nell’operazione.
Sembra in arrivo una riforma delle pensioni che cancellerà i privilegi dei sindacalisti. Tito Boeri aveva annunciato in televisione che la circolare dell’Inps in materia era pronta ormai e in effetti giace al ministero del Lavoro, in attesa di una valutazione prima della firma. L’obiettivo è far sì che non si possa più “rimpinguare” la propria posizione contributiva a fine carriera per avere poi un lauto assegno pensionistico, cosa che oggi è ancora consentita ai sindacalisti. Il sito ricorda che secondo i dati dell’Inps, se non ci fosse questo “privilegio”, l’assegno che si avrebbe sarebbe inferiore anche del 27%. “I sindacalisti in aspettativa non retribuita o in distacco sindacale (aspettativa retribuita utilizzata nel settore pubblico) hanno, infatti, diritto nel periodo di assenza dal lavoro all’accreditamento dei contributi figurativi. Spesso per lo stesso periodo vengono loro versati anche i contributi dal sindacato che, per i dipendenti del settore pubblico, vengono ancora valorizzati applicando le regole precedenti al 1993 (la pensione viene quindi calcolata sull’ultima retribuzione percepita)”. E la circolare messa a punto dall’Inps potrebbe quindi portare a dei cambiamenti importanti.
Secondo Business Insider, non è però da escludere che l’iter di tale documento possa subire dei ritardi in virtù dei rapporti non proprio ottimali tra il Governo e Boeri, che non manca di far arrivare le sue proposte e i suoi pareri, spesso nemmeno troppo velatamente critici, verso l’operato dell’esecutivo.
La riforma delle pensioni targata Fornero non sembra aver messo un freno sufficiente alla spesa pensionistica italiana. Enrico Morando, durante la replica sul Def all’esame dell’aula del Senato, ha infatti spiegato che la spesa per le pensioni in Italia è passata da 231 miliardi del 2009 a 265 miliardi del 2016. Tutto questo, di fatto, viene compensato da altri tagli alla spesa centrale dello Stato. Dunque se non ci fosse stata la riforma del 2011 verrebbe da chiedersi a quanto ammonterebbe la spesa pensionistica nel nostro Paese. Il viceministro dell’Economia ha rassicurato sul fatto che la spesa pubblica primaria resta sotto controllo, seppur in aumento. Certo è che il dato relativo alle pensioni colpisce per il suo ammontare e potrebbe anche far crescere le fila di chi ritiene sia necessario un intervento per ridurla.
L’esito del primo turno delle elezioni francesi continua a condizionare il dibattito in Italia, anche per quel che riguarda la riforma delle pensioni. Secondo Paolo Padoin, Emmanuel Macron ha le stesse idee di Tito Boeri sulla previdenza. Infatti, non intende variare l’età pensionabile, che resterebbe a 62 anni, ma intende rendere più uniforme il sistema, cercando di eliminare le differenze presenti tra dipendenti pubblici e privati. “Il nuovo sistema sarà calcolato in base all’aspettativa di vita e probabilmente sarà volto a sacrificare le pensioni più elevate”, spiega l’ex Prefetto del capoluogo toscano. Insomma, anche i pensionati francesi rischiano di vedersi decurtata la pensione se hanno un assegno sopra una certa cifra, come vorrebbe fare Boeri in Italia.