In assenza di novità particolari sull’Ape, stante la mancanza ancora dei decreti attuativi, si continua a parlare della riforma delle pensioni dei parlamentari. In un intervento su lavoce.info, Simone Ferro segnala come la proposta del Movimento 5 Stelle di applicare la Legge Fornero a deputati e senatori in carica oggi possa raggiungere solo un risultato simbolico, ma poco importante dal punto di vista economico, dato che “gli assegni rimarrebbero alti perché calcolati su indennità molto generose”. Infatti, con retribuzioni relativamente alte, non si avrebbero poi pensioni basse. In ogni caso, poi, non si andrebbero a toccare i vitalizi già in essere che, calcolati con il metodo retributivo, non solo costano molto, ma non sono spesso congrui rispetto ai contributi versati dagli ex parlamentari durante la loro permanenza alla Camera o al Senato. Diversamente la proposta del Partito democratico andrebbe sì a colpire i vitalizi in essere, ma essa “non distingue però tra il reddito maturato con metodo contributivo e quello ottenuto con le norme precedenti la riforma”. Per questo il ricercatore della Queen Mary University di Londra ricorda che sarebbe più utile una proposta come quella formulata da Antonio Massarutto sempre sulle pagine de lavoce.info. Il professore di Economia pubblica aveva proposto di applicare “un’imposta duale che discrimini tra il reddito ottenuto secondo regole contributive e quello calcolato col vecchio sistema, tassando in maniera più incisiva il secondo”.



Visto che ancora tardano ad arrivare i decreti attuativi sull’Ape, misura principale della riforma delle pensioni, si attendono novità importanti dall’incontro in programma oggi tra sindacati e lavoratori precoci, indetto per decidere “azioni di lotta”, considerato che il Governo non ha fornito risposte precise alle richieste delle organizzazioni sindacali, soprattutto in relazione all’Ape social, che contiene anche la Quota 41, destinata però solo ad alcune categorie. Un’interpretazione rigida delle norme potrebbe anche restringere ancora di più la platea dei beneficiari di questa misura. Giovedì Governo e sindacati dovrebbe tornare a incontrarsi e sicuramente i lavoratori precoci saranno in presidio davanti al ministero del Lavoro come nelle precedenti occasioni. Tuttavia dall’incontro di oggi potrebbe anche emergere la volontà di azioni comuni.



Ai microfoni di Rds, Matteo Renzi ha voluto parlare della riforma delle pensioni varata dal suo Governo e che ora l’esecutivo di Paolo Gentiloni deve portare a compimento, insieme ad altri interventi “ereditati”. “Casa Italia di Renzo Piano, il recupero delle periferie, la cancellazione di Equitalia, le leggi sul sociale, gli interventi sulle pensioni, le metropolitane da Roma a Napoli, da Torino e Milano, sono tutte operazioni che abbiamo lasciato in eredità al governo e faremo di tutto per portarle a compimento”, ha detto l’ex Premier. Facendo così capire che anche il Pd dovrà impegnarsi in questo compito. Resta il fatto, però, che nonostante il varo della Legge di bilancio sia avvenuto a dicembre, ancora oggi i decreti attuativi sull’Ape non sono stati approvati. Quindi, ancora gli italiani non sanno nel dettaglio se e a quali condizioni potranno accedere all’Anticipo pensionistico, in particolare nella sua versione Social.



RIFORMA PENSIONI NOVITÀ 2017, ULTIME NOTIZIE. INTERROGAZIONE AL GOVERNO PER L’OTTAVA SALVAGUARDIA DEGLI ESODATI Insieme all’Ape, la riforma delle pensioni prevede anche l’ottava salvaguardia degli esodati. Su cui ora Andrea Maestri, insieme ad altri deputati del Gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile, ha presentato un’interrogazione parlamentare. pensionioggi.it spiega che nel testo si chiede di rivedere le condizioni per poterne avere accesso, anche perché il Governo Renzi aveva spiegato, al momento della sua approvazione, che sarebbe stata l’ultima e definitiva. Tuttavia è noto che ci sarebbero delle persone che ne resterebbero escluse. Dunque bisognerebbe fare in modo che rientrassero anche loro. Tanto più che per accedere all’ottava salvaguardia non è possibile utilizzare il cumulo contributivo gratuito.

In attesa di novità specifiche sulla riforma delle pensioni, come annunciato da Tito Boeri è on line il nuovo sito dell’Inps. Non c’è solo un restyling grafico, ma anche una maggior raggiungibilità delle funzionalità disponibilità per gli utenti, a seconda anche della loro tipologia. Per gli aspiranti pensionandi è stato creato anche un link veloce alla sezione “Andare in pensione”, così come per raggiungere il simulatore della propria pensione. Sono state poi predisposte le schede esplicative dell’Ape, visto che a partire dal 1° maggio si potrà presentare la domanda per accedervi. C’è da scommettere che non appena saranno pubblicati i decreti attuativi, con i dettagli relativi ai costi del prestito pensionistico (tasso di interesse e premio assicurativo), l’Inps metterà a disposizione degli utenti del sito il calcolatore per aiutare i cittadini a fare una scelta consapevole, come ha annunciato lo stesso Boeri.

La polemica sulla riforma delle pensioni dei parlamentari tra Pd e Movimento 5 Stelle potrebbe essere arrivata al capolinea grazie all’intervento delle Iene. Filippo Roma, inviato del programma di Italia 1, ha infatti incontrato sia gli esponenti pentastellati Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, che Matteo Richetti, deputato Pd firmatario di una proposta di legge in materia di vitalizi. Alla fine è emerso che i deputati di M5S sarebbero disponibili a votare la proposta Richetti se questa venisse calendarizzata, visto che ormai sono due anni che giace in Parlamento. Dunque sarebbe stato raggiunto un “accordo”, già ribattezzato patto delle Iene: non resta che vedere se verrà effettivamente rispettato, sempre che la proposta di Richetti venga votata.

Può non servire una riforma delle pensioni per trovarsi con un assegno più alto. Ci sono infatti casi in cui i pensionati non ricevono quanto loro realmente dovuto, a causa dei cosiddetti “diritti inespressi”. L’edizione di Udine del Messaggero Veneto ricorda la campagna dello Spi-Cgil per invitare i cittadini a far controllare le loro pensioni. Potrebbero, per esempio, scoprire di avere diritto all’assegno per il nucleo familiare, che può valere anche 50 euro circa. Si tratta però di un’integrazione che deve essere richiesta dall’interessato. Poiché questi potrebbe anche non sapere di averne diritto, la campagna del sindacato sembra poter essere davvero utile. Per parteciparvi occorre recarsi presso i patronati.

All’indomani dei dati Inps con cui è stata fatta una fotografia della situazione del sistema previdenziale nel quale si percepiscono gli effetti dovuti alla riforma delle pensioni ed ovviamente non si possono apprezzare quelli del pacchetto delle riforme pensioni in quanto ancora non attivi, arrivano i commenti dai vari sindacati. In particolare Nazzareno Mollicone, responsabile dell’ufficio previdenza dell’UGL, si è detto per nulla sorpreso rimarcando: “I dati diffusi non aggiungono nulla di nuovo a quanto si conosceva già in tema di previdenza. La forte incidenza di pensioni inferiori a 750 euro è infatti dovuta a trattamenti assistenziali che tuttavia, per una lettura più precisa del welfare italiano, andrebbero scorporati dalla gestione di un istituto preposto alla previdenza basata sui contributi versati. D’altra parte non va dimenticato che i dati dell’Inps si riferiscono alle singole erogazioni pensionistiche e non a chi realmente percepisce la pensione perché spesso usufruisce di più trattamenti come pensioni di vecchiaia e di reversibilità o di lavoro dipendente e di lavoro autonomo”. (aggiornamento di Francesca Pasquale)

C’è ancora attesa per i decreti attuativi sull’Ape, che dovranno fornire dettagli in più su una delle novità della riforma delle pensioni. Nell’attesa Orietta Armiliato, dalla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, fa notare quanto sarebbe utile una modifica nei criteri di accesso all’Anticipo pensionistico volontario per le donne che svolgono “lavori di cura”, abbassando per loro il requisito anagrafico di 63 anni. Infatti, queste italiane potrebbe andare in pensione anticipata con un trattamento migliore rispetto a quello di Opzione donna (che prevede un ricalcolo contributivo pieno dell’assegno) e in virtù di un’importante opera svolta a favore di un congiunto, sopperendo magari a mancanze del welfare pubblico. Senza dimenticare che tale operazione non avrebbe di fatto costi per lo Stato.