Oggi 1° maggio sarebbe dovuto essere un giorno importante per la riforma delle pensioni, dato che era previsto l’avvio dell’Ape. Purtroppo per quella volontaria non è nemmeno pronto il decreto attuativo ed è difficile immaginare quando potrà realmente partire. Anche l’Ape Social è in ritardo, considerato che il Consiglio di Stato ha espresso il suo parere e che il Governo deve sottoporre i decreti attuativi anche alla Corte dei Conti. Non resta quindi che aspettare per capire quando realmente gli italiani potranno presentare domanda per l’Anticipo pensionistico. Nel frattempo il Governo incassa una “figuraccia”, specialmente Giuliano Poletti, che negli ultimi mesi aveva continuato ad assicurare che il 1° maggio, come previsto, l’Ape avrebbe preso il via.
Oggi è il 1° maggio, ma la battaglia per una riforma delle pensioni che preveda Quota 41 per tutti non si ferma. Non solo ci saranno diversi lavoratori precoci nei cortei organizzati in diverse città d’Italia, ma, come viene annunciato sulla pagina Facebook del gruppo 41xtutti lavoratori uniti, con tutta probabilità questa mattina durante la trasmissione L’aria che tira, in onda su La 7, dovrebbe essere mandato in onda un servizio con un’intervista a uno dei membri del gruppo pronto a parlare dei danni causati dalla Legge Fornero e alla conseguente richiesta di far sì che si possa andare in quiescenza dopo aver versato 41 anni di contributi. Una soluzione che l’Ape social ha riservato a una ristretta categoria di persone, che tra l’altro ancora non sanno come comportarsi per presentare la domanda di accesso all’Anticipo pensionistico agevolato.
Parla anche di riforma delle pensioni Marco Bentivogli. Il Segretario generale della Fim-Cisl è considerato uno dei leader sindacali più “innovativi”, capace anche di criticare certi atteggiamenti delle confederazioni, che hanno allontanato spesso i giovani. Non a caso proprio nell’intervista afferma che “per un sindacato degno di questo nome pensare meno alle pensioni di oggi e pensare di più a chi la pensione rischia di non averla mai o di averne una del tutto insufficiente non è un optional ma è un dovere morale, prima ancora che politico e sindacale”. Bentivogli ricorda anche che la Fim propone che la previdenza integrativa diventi obbligatoria. In questo modo, infatti, i giovani avrebbero senza dubbio un futuro pensionistico un po’ più “sereno”, visto che gli importi dei loro assegni non saranno come quelli attuali.
In una intervista esclusiva rilasciata dalla Segretario Generale Cisl Annamaria Furlan sui problemi che affliggono i consumi e il lavoro in Italia, in vista della festa del 1 maggio di domani, il tema delle pensioni torna in prima linea con le critiche forti che la sindacalista ha mosso contro la politica degli ultimi governi. «La battaglia fatta dal sindacato a Serravalle è stata molto giusta perché ha ricordato che il lavoro è al servizio della crescita dell’uomo e non il contrario. Questa costrizione al lavoro festivo è l?antitesi del valore sociale del lavoro stesso», risponde così la Furlan davanti alla domanda sul primo maggio e il valore “commerciale” di alcune scelte di chiusura/apertura dei negozi in tutta Italia. E così conclude il segretario Cisl, ancora su Avvenire: «far lavorare a Natale, Pasqua ed il Primo Maggio nei centri commerciali, oltretutto, non fa salire i consumi nemmeno dello zero virgola. I consumi degli italiani potrebbero salire, semmai, se il governo facesse una riforma fiscale che rendesse più pesanti le pensioni e le buste paga. Altro che tenere aperti gli outlet ed impedire ai lavoratori di vivere la domenica in famiglia». (agg. di Niccolò Magnani)
Si è svolto un forum relativo alla cosiddetta fase due del confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Tra i presenti anche Michele Raitano, che è l’ideatore della pensione contributiva di garanzia che dovrebbe servire a garantire un futuro previdenziale per i giovani. Sono stati riportati alcuni stralci dell’intervento del Professore di Politica economica alla Sapienza di Roma, che di fatto ha spiegato come “assumere che il sistema pensionistico si debba basare solo su quanto una persona ha versato è probabilmente ingiusto dal punto di vista sociale”. Del resto, nel corso degli anni il mercato del lavoro ha subito dei mutamenti che di certo non aiutano i giovani. Raitano è quindi entrato nel merito della sua proposta, ricordando che “se si è stati attivi per 42 anni, quando si arriva a 66 anni d’età la pensione non potrà mai essere al di sotto dei 900 euro al mese. L’obiettivo è ottenere il 60 per cento dell’assegno pensionistico del salario medio di una persona vicina al pensionamento, che era poi lo stesso del protocollo sul welfare del 2007. Tradotto in cifre, circa 15mila euro l’anno, cioè 930 euro mensili”.
Tutto questo senza tornare al vecchio sistema retributivo o pensando a una pensione di cittadinanza. L’idea di fondo è che la pensione non può essere inferiore a una certa soglia e se lo è deve intervenire lo Stato con un’integrazione. Una pensione minima di 900 euro non è certamente poco. C’è però da chiedersi quale meccanismo adottare per individuare la cifra esatta da erogare tra qualche decennio, cioè quando i giovani saranno realmente in pensione, e a quale parametro indicizzarla.
L’Ape social dovrebbe presto decollare, cominciando così a introdurre una delle novità della riforma delle pensioni dell’ultima Legge di stabilità. Il Governo dovrà probabilmente prevedere la retroattività per fare in modo che possa essere usufruibile realmente dal 1° maggio, ma sembra che nel frattempo si sia creato un problema più generale sull’anagrafe digitale. Il Sole 24 Ore dedica infatti un articolo al fatto che chi è iscritto al sito dell’Inps, e ha quindi il relativo Pin, non per forza riceverà lo Spid, che sta diventando di fatto lo strumento per interagire con la Pubblica amministrazione, che tra l’altro dovrebbe essere utilizzato per presentare domanda relativa all’Ape volontaria. Dunque c’è il rischio di dover fare una procedura a parte con il Sistema pubblico di identità digitale. Può essere quindi meglio muoversi per tempo.
Non creerà nuovi esodati. Lo ha chiarito Luigi Bobba rispondendo a un’interrogazione di Roberto Simonetti. Il deputato della Lega Nord aveva infatti chiesto al Governo di avere garanzie sul fatto che la misura principale della riforma delle pensioni non portasse a creare situazioni per cui, a causa dell’innalzamento dell’età pensionabile, chi avesse avuto accesso all’Ape si ritrova senza alcun tipo di reddito prima dell’effettivo ingresso in pensione. Il sottosegretario al Welfare, secondo quanto spiega pensionioggi.it, ha infatti spiegato che se dovesse esserci un innalzamento dei requisiti pensionistici dovuto all’aspettativa di vita, saranno prese tutte le misure necessarie per evitare che i beneficiari dell’Ape si ritrovano senza reddito o pensione.