Si è svolto ieri l’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Al termine Giuliano Poletti ha confermato che l’Ape partirà il 1° maggio come previsto. Nessuna dichiarazione riguardo i decreti attuativi, anche se circolano voci sul fatto che siano stati chiusi e trasmessi alla Corte dei conti e al Consiglio di Stato per ottenere il via libera. Il ministro del Lavoro si è quindi limitato a dire che con le organizzazioni sindacali ha discusso della cosiddetta fase due per il futuro previdenziale dei giovani. Il 4 maggio le parti si troveranno ancora. Nel frattempo verrà fatto un lavoro di approfondimento sulla pensione di garanzia. “Ci rivolgiamo a giovani con carriere discontinue ma dobbiamo definire quali sono gli elementi precisi che definiscono le platee”, ha detto Poletti. Da notare che il 4 maggio è in programma anche la manifestazione dei lavoratori precoci a Montecitorio.



I sindacati esprimono preoccupazione dopo l’incontro con il Governo sulla riforma delle pensioni. Roberto Ghiselli, Maurizio Petriccioli e Domenico Proietti, rispettivamente Segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, hanno infatti diffuso una nota comune in cui segnalano che “sarebbe gravissima la non entrata in vigore il primo maggio della ‘fase 1’”. I sindacalisti chiedono quindi “che i decreti siano operativi dal primo maggio”. Su questo Giuliano Poletti ha dato conferma che non ci saranno problemi. Resta il fatto che per rendere l’Inps in grado di recepire le domande di accesso all’Ape già da maggio, soprattutto per la “versione social”, serviranno delle circolari dell’Istituto nazionale di previdenza sociale. E ovviamente finché non ci saranno i testi del decreto sarà impossibile che vengano diffusi. Insomma, la preoccupazione dei sindacati non sembra certo campata per aria.



Sindacati e Governo torneranno a incontrarsi sulla riforma delle pensioni il 4 maggio, data in cui era prevista anche la manifestazione dei lavoratori precoci in piazza Montecitorio. Sarebbe stata una perfetta coincidenza, che tuttavia non si realizzerà. Antonina Cicio ha infatti pubblicato un post sulla pagina Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti” per avvisare che la Questura ha informato che la piazza antistante la Camera dei deputati è già occupata da un’altra manifestazione per quella data. Cicio riconosce che forse c’è stato un errore nel fornire così anticipatamente la data del 4 maggio agli iscritti al gruppo senza prima avere la certezza della disponibilità della piazza, ma ci tiene a precisare che non è certo colpa dei sindacati, che anzi hanno deciso di appoggiare l’iniziativa dei precoci, che resta in ogni caso di loro “spettanza”. Ora non resta che trovare una nuova data, che verrà resa nota solamente dopo che saranno ottenuti tutti i permessi necessari al regolare svolgimento della manifestazione.



Una riforma delle pensioni potrebbe arrivare a seguito di un patto tra le forze parlamentari di sinistra. Secondo quanto riporta Blastingnews, infatti, Sinistra Italiana e Possibile avrebbero invitato il Movimento Democratici e Progressisti a lavorare insieme per modificare la Legge Fornero, in particolare per quel che riguarda l’età pensionabile, che dovrebbe tener conto del tipo di attività che viene svolta. Una proposta che potrebbe anche passare attraverso l’idea di slegare l’età di pensionamento dall’aspettativa di vita, quanto meno per alcune professioni. Non resta che vedere se la neonata formazione si unirà alle altre forze di sinistra su questo tema. E se, nel caso, saranno in grado di formulare delle proposte prima della fine della legislatura.

Dal Comitato Ventotene arriva una proposta di riforma delle pensioni. Dopo aver manifestato a Roma il 25 marzo a favore dell’Unione europea, con cartelli che chiedevano più Europa e meno pensionati, evidenziano ora la necessità di diminuire la spesa pensionistica, dato che alzare l’età pensionabile come ha fatto la Legge Fornero non è stato altro che mettere in pratica qualcosa di cui si parlava già nel 1992. In un’intervista a riveraoggi.it, si segnala, quindi, come occorra intervenire sulle pensioni retributive, con una tassazione del 30% sul differenziale esistente tra importo percepito e somma che si dovrebbe ricevere in base ai contributi versati. Per un pensionato che percepisce 1.000 euro al mese, ciò si tradurrebbe in una decurtazione di circa 30 euro mensili. “Non è il massimo della vita vedersi tolti dei soldi, è vero, ma l’alternativa è continuare a perpetrare un sistema dove gli anziani prendono più di quanto dovrebbero e un giovane meno di quanto potrebbe”, dicono da Comitato Ventotene.

Mentre Governo e sindacati tornano a confrontarsi sulla riforma delle pensioni, dalla Sicilia arriva una notizia piuttosto curiosa. Michele Giuseppe Fonti, pensionato di Caltanissetta, infatti, non si è più visto accreditare la pensione sul conto corrente ed è quindi andato a chiedere spiegazioni alla propria banca. Secondo quanto riporta La Sicilia, gli è stato detto che la ragione del mancato accredito è che risulta deceduto. All’uomo è stato quindi detto di compiere delle verifiche con l’ufficio anagrafe del proprio comune e con l’Inps. In effetti, Fonti ha scoperto che erroneamente al comune era stata attribuita la sua morte anziché quella di un suo omonimo. Fortunatamente, quindi, l’uomo è riuscito a far sistemare i registri e presto dovrebbe ricevere la sua pensione.

Nell’intervista che ha rilasciato, Marco Leonardi ha fornito dei dettagli interessanti relativi all’Ape, la principale novità della riforma delle pensioni contenuta nella Legge di bilancio. Il consulente economico di palazzo Chigi, che ha sostituito Tommaso Nannicini nella trattativa con i sindacati sulla previdenza, ha spiegato che per l’Ape volontaria ci vorrà ancora un po’ di tempo “per mettere a punto dettagli importanti come il funzionamento del modulo online per la certificazione Inps e la chiusura degli accordi quadro con banche e assicurazioni”. Non è quindi chiaro se i decreti attuativi su questa tipologia di Ape arriveranno in un secondo momento rispetto a quelli sulla versione social o se, più probabilmente, i decreti arriveranno e poi si metteranno a punto le convenzioni con le banche e le assicurazioni, insieme al modello per la certificazione Inps.

Leonardi ha anche spiegato che a suo modo di vedere l’Ape volontaria “incontrerà consensi”, perché permetterà di lasciare il lavoro in anticipo oppure di continuare a lavorare part-time o di permettere alle imprese di “liberare” posti di lavoro in cambio di una sorta di “contropartita” in grado di azzerare la penalizzazione che i lavoratori subiranno una volta in pensione. Inoltre, secondo l’economista il tasso proposto per il prestito pensionistico è vantaggioso e più basso di quello praticato, per esempio, nel caso della cessione del quinto della pensione. Ci vorrà quindi un po’ di tempo per comprendere se le cose andranno effettivamente così. Meno se ne impiegherà per capire se sull’Ape social le mosse del Governo saranno o meno gradite agli italiani.

A conferma che i decreti attuativi sull’Ape sono in arrivo, arriva anche un post su Facebook di Patrizia Maestri. La deputata del Pd si concentra in particolare sull’Ape social, per spiegare che grazie alla riforma delle pensioni, anche “lavoratori e le lavoratrici che, al momento della pensione svolgono da almeno 6 anni in via continuativa professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni o assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza” potranno andare in quiescenza. Il post si conclude con queste parole: “Il Ministro Poletti ha assicurato che il decreto sarà approvato a giorni”. Sono stati diversi i commenti arrivati e Maestri ha colto l’occasione per spiegare che dal suo punto di vista “occorrono altri interventi legislativi per l’anticipo dell’età pensionabile”.

“Gli unici che restano al lavoro sono quelli che non vorrebbero restarci, quelli bloccati dall’ingiusta riforma delle pensioni Fornero”. I lavoratori precoci e quanti sono attesa di un intervento che vada ben oltre l’Ape, di cui ancora mancano i decreti attuativi, hanno accolto con grande favore le parole di Giorgio Airaudo pronunciate al TG2 per commentare gli ultimi dati Istat che hanno segnalato un miglioramento del potere d’acquisto degli italiani. Il deputato di Sinistra italiana ha voluto sostanzialmente far capire che le cose non sono così positive come parrebbe, visto che il problema di tanti resta quello della mancanza del lavoro. Mentre ci sono appunto persone che sono “costrette” a tenerlo perché non possono andare in pensione. Per esempio, i lavoratori precoci, che anche dopo 40 anni di lavoro non hanno diritto ad accedere alla quiescenza.