Sempre più imprese stanno intraprendendo la strada del welfare aziendale, come strumento contrattuale per dare servizi ai propri dipendenti al posto di aumenti salariali. Sul tema si sta creando un dibattito che si mischia con quello relativo alla riforma delle pensioni. A Termoli, dove c’è uno stabilimento Fiat, l’Usb contesta il welfare aziendale, ricordando che si tratta di una sorta di “partita di giro”. Secondo quanto riporta primonumero.it, i rappresentati del sindacato di base ritengono infatti che “lo Stato, avendo meno entrate fiscali, a sua volta destinerà meno fondi a sanità, istruzione e pensioni pubbliche, perché integrate privatamente dai dipendenti che hanno accesso al welfare aziendale. Nei fatti è un falso regalo: invece di destinare i nostri soldi alla fiscalità generale ci stanno incentivando a indirizzarli verso strutture private per poter smantellare lo stato sociale pubblico”. Quindi, per l’Usb, con il welfare aziendale si incentiva lo Stato a finanziare meno la previdenza.
Il confronto tra il governo e i sindacati sulla riforma delle pensioni prosegue, ma mancano ancora i decreti attuativi che regoleranno le modalità applicative dell’anticipo pensionistico di merco, dell’ape sociale e del pensionamento anticipato dei lavoratori precoci. Questo ritardo preoccupa il leader della Uil, secondo cui è inaccettabile e mette a rischio il rispetto della data di partenza delle misure, fissata per il 1° maggio: «I decreti dovevano essere pronti entro la fine di febbraio. Bisogna sbrigarsi per far partire l’Ape social dal primo maggio e, perciò, occorre superare i ritardi sui decreti attuativi», ha dichiarato Carmelo Barbagallo. Del resto i testi dovranno essere approvati in Gazzetta Ufficiale e poi bisognerà attendere le indicazioni operative dell’Inps e del Ministero del Lavoro. Bisognerà poi chiarire il funzionamento dell’Ape aziendale: il contributo del datore di lavoro punta a ridurre l’onere di restituzione del prestito pensionistico, che dovrebbe aggir intorno al 5% netto dell’assegno per ogni anno di anticipo.
Apertura del governo a correttivi sulle uscite anticipate: possibile, dunque, che la riforma delle pensioni contenga una franchigia di 12 mesi per il raggiungimento di sei anni continuativi nei casi di lavori gravosi. La modifica, richiesta dai sindacati, sarà contenuta nel decreto legge che verrà approvato dal Consiglio dei Ministri prima di Pasqua insieme ai decreti attuativi sugli anticipi pensionistici. Questa correzione, però, non fornirebbe garanzie agli operai edili che hanno una discontinuità lavorativa. Per questo i sindacati avevano chiesto il raddoppio della franchigia da 12 a 24 mesi. Nessuna modifica, invece, per l’accesso all’Ape sociale o al pensionamento con quota 41 per i lavoratori disoccupati con esaurimento degli ammortizzatori sociali a causa della scadenza di un contratto a termine. Per loro l’unica strada sarà la richiesta di Ape volontario con una riduzione della pensione. Non ci sono margini, come riportato da PensioniOggi, neppure per unire la contribuzione versata in diverse gestioni pensionistiche.
Davide Casaleggio è stato ospite della trasmissione Otto e mezzo e ha parlato anche di riforma delle pensioni. Il figlio di Norberto, ideologo del Movimento 5 Stelle, ha ribadito l’importanza del reddito di cittadinanza, che permetterebbe tra l’altro di portare le pensioni minime a 780 euro, ben sopra quindi all’attuale livello previsto. Casaleggio ha spiegato che per reperire i fondi necessari a questo importante intervento sociale bisogna cominciare a tagliare i vitalizi e le pensioni d’oro. Il Movimento 5 Stelle ha peraltro presentato proposte articolate sul reperimento dei fondi necessari. E Casaleggio ha anche ricordato che quando vuole la politica i soldi li trova facilmente e in poco tempo, come si è visto nel caso dei 20 miliardi messi sul piatto per le banche.
I lavoratori precoci terranno una manifestazione il 4 maggio, in piazza Montecitorio, per chiedere non solo una riforma delle pensioni che comprenda Quota 41 per tutti, ma anche una flessibilità pensionistica che non dipenda da un prestito bancario, come nel caso dell’Ape, l’abolizione dell’adeguamento all’aspettativa di vita per l’età di pensionamento dei precoci, la revisione del metodo contributivo e la separazione della previdenza dall’assistenza. Roberto Occhiodoro ha spiegato ai membri del gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti che la decisione di scendere in piazza è stata presa dopo l’incontro avuto con i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil. Si notano, infatti, nelle rivendicazioni dei precoci alcuni punti di contatto con le richieste che i sindacati hanno fatto da tempo al Governo. Cgil e Uil, ha scritto Occhiodoro, hanno già deciso di aderire alla mobilitazione, mentre la Cisl, impegnata nella sua fase congressuale, non ha ancora sciolto le sue riserve.
I sindacati hanno anche deciso di mettere a disposizione dei pullman, di modo che i precoci possano raggiungere dalle varie parti di Italia la Capitale per partecipare all’iniziativa. Precoci e sindacati hanno inoltre convenuto di far sì che la manifestazione possa servire a mettere pressione all’esecutivo affinché vengano superati alcuni paletti che sono stati posti per l’accesso all’Ape social. Alla manifestazione sono stati invitati anche i gruppi che si battono per la proroga di Opzione donna e gli esclusi dalle salvaguardie degli esodati, oltre che i lavoratori stagionali e gli invalidi.
La Cgil non intende retrocedere rispetto alla richiesta di proseguire il cammino di riforma delle pensioni avviato con il confronto aperto con il Governo alla fine dello scorso anno. Susanna Camusso ha partecipato ieri a un evento del sindacato da lei guidato organizzato al Teatro lirico di Cagliari in occasione della campagna referendaria. “Noi non smobilitiamo”, ha detto la sindacalista, facendo capire che non ci si fermerà dopo aver ottenuto la cancellazione dei voucher e il cambiamento della normativa sugli appalti. Camusso ha infatti spiegato che, oltre alla trasformazione in legge del decreto varato dal governo, la Cgil vuole portare avanti la battaglia sulla Carta dei diritti, nonché sulla contrattazione e sulle pensioni, perché “resta aperta la vertenza previdenziale”. Domani i sindacati dovrebbero incontrare nuovamente il Governo, vedremo se emergerà qualche novità.
Silvio Berlusconi, come noto, ha proposto una riforma delle pensioni che porti le minime a 1.000 euro al mese esentasse per tutti. Luca Cifoni, nel suo blog “Corri Italia, corri”, sul sito del Messaggero, fa notare che una tale promessa in passato “avrebbe fatto più rumore”, mentre oggi passa quasi sotto silenzio. Tuttavia il giornalista non può fare a meno di notare che quella dell’ex Premier è un’altra delle promesse che l’arrivo delle elezioni, ancora senza data, sta facendo crescere nel panorama politico italiano. “Il fenomeno è ben noto ad economisti e politologi, che lo chiamano ‘ciclo elettorale’: spesso non solo in Italia si è tradotto in un aumento della spesa pubblica e in generale in un peggioramento dei conti pubblici”, aggiunge Cifoni, facendo così capire le promesse, al di là che a farle sia Berlusconi o qualcun altro, possono portare a dei problemi più gravi di quelli che vorrebbero risolvere.