La Commissione Ue ha presentato, nelle scorse settimane, il pilastro europeo dei diritti sociali con lo scopo di promuovere la costruzione di un’Europa (finalmente?) più equa e rafforzare la sua dimensione sociale. Nell’operare in questa direzione, Bruxelles parte dal presupposto di rappresentare la parte del mondo in cui i sistemi di protezione sociale sono, ancora, i più avanzati e dove le migliori pratiche e le innovazioni sociali sono numerosissime.
Oggi siamo, tuttavia, di fronte alla necessità di far fronte e adeguarsi a sfide sociali ardue e, probabilmente, senza precedenti. Sebbene, infatti, le condizioni economiche e sociali in Europa siano, complessivamente, migliorate e l’occupazione abbia raggiunto livelli elevati mai toccati prima, gli strascichi della crisi dell’ultimo decennio sono ancora ampi. Si pensi, a titolo esemplificativo, al fenomeno della disoccupazione, e inattività, giovanile e al rischio di povertà in molte parti d’Europa.
Infatti, il mondo del lavoro e le nostre società sono, oggi, in rapida evoluzione: nuove opportunità e nuove sfide emergono dalla globalizzazione, dalla rivoluzione digitale, dal mutamento dell’organizzazione del lavoro e dagli sviluppi sociali e demografici. Le istituzioni a tutti i livelli, le parti sociali e la società civile sono chiamate così a condividere la responsabilità, oltre che l’interesse, di lavorare insieme per un’Europa più prospera e pronta per il futuro, nella quale sviluppi economici e sociali vadano, auspicabilmente, di pari passo.
In questo quadro la Commissione mantiene la promessa di inizio mandato di adottare la proposta di pilastro europeo dei diritti sociali, che stabilisce 20 principi, e diritti, fondamentali per sostenere il buon funzionamento e l’equità dei mercati del lavoro e, ovviamente, dei sistemi di protezione sociale senza i quali il modello europeo crollerebbe immediatamente. Nelle intenzioni, il nuovo pilastro è destinato a rappresentare la bussola per un nuovo processo di convergenza verso migliori condizioni di vita e di lavoro per tutti nella nostra Europa.
Si ribadiscono così alcuni diritti già presenti nel corpo normativo europeo, e internazionale, integrandoli in modo da tener conto delle nuove realtà. I principi e i diritti sanciti dal pilastro sono, quindi, articolati in tre macro-categorie: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque e protezione e inclusione sociali. Si tenta, quindi, di porre l’accento sulle modalità per affrontare i nuovi sviluppi nel mondo del lavoro e della società al fine di realizzare l’ambiziosa promessa, contenuta nei trattati, di un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale.
Assicurare il rispetto dei principi e dei diritti definiti nel pilastro europeo dei diritti sociali sarà, in questa prospettiva, responsabilità condivisa degli Stati, delle istituzioni europee, delle parti sociali e di tutti gli altri soggetti a vario titolo interessati. La sfida di un’Europa sociale in grado di offrire opportunità, specialmente a chi è rimasto indietro, non può, infatti, essere persa. Se ciò accadrà il rischio, non solo teorico, è di lasciare ancor più spazio ai diversi, e pericolosi, populismi che già stanno agitando l’Italia e l’Europa.
Lavorare per rendere effettivi questi principi sarà, probabilmente, una delle prime sfide della Presidenza Macron chiamata a ricordarci come l’Europa può rappresentare ancora, pur con tutti i suoi limiti, un’opportunità per i suoi cittadini se non, addirittura, un sogno, diverso, da quello americano.