Orietta Armiliato, sulla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, ha pubblicato il consueto punto della settimana, in cui ha in primo luogo dovuto ricordare che i decreti attuativi sull’Ape, misura principale della riforma delle pensioni, non sono stati ancora emanati. Inoltre, ha annunciato che dal sondaggio condotto proprio sulla pagina Facebook del Comitato ha potuto constatare che c’è stata una certa approvazione per un’ipotesi di proposta di riforma delle pensioni, basata sulla formula dell’Ape, ma con due parametri di accesso flessibili, “che potrebbero essere dati da quote (anni+contributi) o fissi partendo da un’età anagrafica pari a 60 anni, con l’erogazione dell’assegno pensionistico tramite il sistema dell’anticipazione garantita dall’ammontare dell’importo della pensione futura”. Armiliato fa quindi sapere che la prossima settimana invierà una “lettera aperta” “sia ai membri della Commissione Lavoro, sia ai vari tecnici che siedono, incaricati dal Governo, alla cabina di regia, in modo da rendere ufficiale e manifesta la posizione delle donne iscritte al Comitato Opzione Donna Social, rispetto alla flessibilità in uscita e al riconoscimento dei lavori di cura.
Se Giuliano Poletti ha detto che sull’Ape social “siamo all’ultima curva”, Cesare Damiano chiede allora al Governo di accelerare, per non uscire di pista. L’ex ministro del Lavoro ha infatti ricordato che tra i lavoratori continua a crescere la preoccupazione nel vedere che uno dei principali provvedimenti della riforma delle pensioni tarda ad arrivare. Il Presidente della commissione Lavoro della Camera si è detto anche preoccupato per il ritardo che si sta registrando riguardo l’Ape volontaria. “Ogni ritardo nella applicazione delle normative blocca nel posto di lavoro migliaia di persone e rallenta il ricambio occupazionale a svantaggio dei giovani. Dobbiamo recuperare il tempo perduto”, ha spiegato. Unica nota positiva, spiega Damiano, è il fatto che Poletti “abbia annunciato che occorra trovare soluzioni più eque per l’edilizia”. Vedremo se ci saranno quindi modifiche nell’Ape social sulla continuità per i lavori gravosi.
Walter Rizzetto è sempre molto attivo sui temi riguardanti la riforma delle pensioni e dalla sua pagina Facebook annuncia di aver presentato alcuni emendamenti alla manovra aggiuntiva in cui si toccano temi previdenziali. In particolare, il deputato di Fratelli d’Italia ha chiesto di prorogare Opzione donna, considerato che ci sono ancora dei soldi derivanti dalle risorse non ancora utilizzate per questa misura, che tra l’altro vorrebbe rendere strutturale. Poi un emendamento riguarda la prima tranche di esodati postali. Il vicepresidente della commissione Lavoro della Camera ha anche proposto di abolire il meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, spiegando che si tratta di “un grimaldello attraverso il quale lo Stato decide quando andrai in pensione”. Ovviamente si tratta di emendamenti che dovranno essere votati. E in questo senso sarà interessante vedere chi si opporrà a queste proposte e con quali ragioni.
Giorgia Meloni in passato aveva presentato una riforma delle pensioni per colpire quelle di importo più elevato. Stavolta, invece, prende quelle minime per usarle come parametro da utilizzare per le spese da sostenere per gli immigrati richiedenti asilo. “È una questione di civiltà: se lo Stato italiano ritiene che un anziano possa vivere con meno di 500 euro al mese, non si capisce perché per un immigrato richiedente asilo ne spenda più di mille”, ha detto la Presidente di Fratelli d’Italia. E, secondo quanto riporta il Secolo d’Italia, ha annunciato la presentazione di un emendamento alla manovra aggiuntiva per far sì che passi un chiaro principio: “il massimo che si può spendere per l’accoglienza di un immigrato deve essere pari alla pensione sociale di un anziano italiano”. Inoltre, Fratelli d’Italia ha pronti emendamenti anche a difesa delle partite Iva.
La recente riforma delle pensioni varata dal Governo Renzi ed approvata nell’ambito della Legge di Stabilità, è andata a ritoccare tanti aspetti del mondo previdenziale con particolare riferimento all’anticipo pensionistico. Molto è stato fatto ma altrettanto deve essere fatto, soprattutto in alcuni ambiti come quello dell’edilizia, nei quali è evidente che i lavoratori siano sottoposti a stress fisici decisamente differenti. Sull’argomento si espresso il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano che ha fatto presenta una certa soddisfazione nell’appurare che anche il Ministro Poletti sia conscio che in tema di edilizia qualcosa vada rivisto. Nello specifico Damiano ha rimarcato: “Ci fa piacere che Poletti abbia annunciato che occorra trovare soluzioni più eque per l’edilizia. La norma della ‘continuità lavorativa’ richiesta per andare in pensione, fa a pugni con un settore caratterizzato da attività discontinue come quello delle costruzioni. È giusto pensare di migliorare la legge. Va fatto rapidamente”. (aggiornamento di Francesca Pasquale)
Il Governo Gentiloni è ancora alle prese con l’attuazione delle misure introdotte dal precedente Esecutivo in fatto di riforma delle pensioni nell’ambito della Legge di Stabilità. Mancano ancora i decreti attuativi e questo preoccupa alcuni esponenti politici tra cui l’esponente del Partito Democratico Cesare Damiano. Il presidente della Commissione lavoro alla Camera ha sottolineato: “Sull’Ape sociale il ministro Poletti ci ha annunciato che siamo ‘all’ultima curva’. Ce lo auguriamo di cuore, anche perché siamo in forte ritardo e cresce la preoccupazione tra i lavoratori che aspettano di andare in pensione e che sono rimasti senza reddito.. Ci auguriamo che questo avvenga. Preoccupa invece il fatto che, per quanto riguarda l’Ape volontaria, siamo appena all’inizio nell’attuazione del Decreto. Ogni ritardo nella applicazione delle normative blocca nel posto di lavoro migliaia di persone e rallenta il ricambio occupazionale a svantaggio dei giovani”. (aggiornamento di Francesca Pasquale)
Mentre si sta avviando la seconda fase della riforma delle pensioni, la senatrice del Partito Democratico Maria Spilabotte, ha presentato un interrogazione parlamentare al Ministro del Lavoro sul tema delle pensioni di guerra. La senatrice ha rimarcato l’anomalia che vede tale trattamento pensionistico valutato come reddito. Nello specifico la Spilabotte ha rimarcato: “I trattamenti pensionistici di guerra non costituiscono reddito e sono irrilevanti ai fini fiscali, previdenziali, sanitari ed assistenziali, con l’unica eccezione, appunto, dei trattamenti pensionistici di guerra che invece sono computati nel reddito degli interessati. Questa è già di per sé una evidente anomalia, in quanto viene di fatto annullato il valore risarcitorio delle pensioni di guerra, proprio nei confronti dei soggetti più bisognosi. Inoltre, a seguito dell’aumento delle pensioni minime, si sono verificati casi in cui, a seguito dell’istituzione della maggiorazione sociale, la pensione di guerra, non solo non svolge la funzione risarcitoria sua propria, ma finisce addirittura con il danneggiare complessivamente il soggetto in termini economici”. (aggiornamento di Francesca Pasquale)
Ieri davanti a Montecitorio si è tenuta la manifestazione con cui i lavoratori precoci hanno chiesto ancora una volta che venga approvata una riforma delle pensioni che contenga la quota 41 per tutti, di modo che dopo 41 anni di contributi versati si possa accedere alla pensione. Accanto a loro c’erano anche le italiane che chiedono una proroga di Opzione donna, il regime sperimentale di accesso anticipato alla pensione riservato alla donne, che però non può ormai più essere utilizzato per le nate dopo il 1957-58. Non mancavano poi gli esodati che sono rimasti esclusi dall’ottava salvaguardia che si diceva dovesse essere l’ultima e definitiva. Non sono mancati i politici che hanno incontrato i manifestanti. Tra di loro anche Walter Rizzetto, che già in passato ha offerto il suo sostegno a quanto chiedono dei cambiamenti significativi all’attuale sistema pensionistico. Il deputato di Fratelli d’Italia ha spiegato ai presenti che ha già pronti degli emendamenti alla manovra aggiuntiva per chiedere: che sia varata la Quota 41, ritenendo più che giusto che dopo 41 anni di lavoro si possa accedere alla pensione; che Opzione donna sia prorogata fino al 2018, anche se sarebbe bene che questa misura diventasse strutturale, posto che a pagare un prezzo significativo sono le italiane che vi fanno ricorso; che si faccia qualcosa per gli esodati ancora senza salvaguardia; che venga abolito il meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita.
Rizzetto non ha mancato di far notare che le risorse per questi interventi ci sono, visto che per via del Fiscal compact europeo, l’Italia rinuncia a diversi miliardi di euro. E ha poi evidenziato che il Pd, principale partito di maggioranza, dovrebbe dare delle risposte ai lavoratori, visto che essendo di sinistra dovrebbe pensare ai loro diritti. Evidentemente, però, ha detto, questa non è più la sua priorità.