Cresce l’attesa dell’atto di indirizzo della Funzione Pubblica, che il Governo emanerà per il rinnovo dei contratti pubblici. L’attesa dura da otto anni, ma questo sarà quello decisivo. La situazione verrà sbloccata con la riforma del pubblico impiego, che si avvicina al via libera definitivo. Questione di giorni, ma intanto si riflette e discute sulle novità. Le Commissioni Parlamentari, ad esempio, hanno chiesto l’introduzione di alcune disposizioni di carattere transitorio per quanto riguarda il fronte del polo unico delle visite fiscali: sono state chieste garanzie sul passaggio in piena efficienza e operatività del nuovo sistema. Per quanto concerne, invece, la lotta al precariato, è stato suggerito che il requisito della maturazione di almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, sia maturato al 31 dicembre 2017. Altre correzioni riguardano, invece, i disabili con la richiesta di riconoscere la priorità per l’assegnazione della sede di servizio nel comune di residenza dei figli o in comuni limitrofi per chi ha figli con gravi disabilità. Altre modifiche, invece, riguardano il salario accessorio, il piano triennale dei fabbisogni della Pubblica Amministrazione e il delicato tema delle sanzioni e dei premi. (agg. di Silvana Palazzo)
L’ex commissario per la spending review Carlo Cottarelli non ci sta e sebbene ritiene giustissima la richiesta dei dipendenti pubblici di vedere finalmente sbloccato il capitolo dei contratti statali e l’aumento di tutti gli stipendi pubblici, fa notare in un seminario alla Luiss di Roma come la realtà celi qualcosa di ben più profondo della “mera” mancata incisività della Riforma Madia, ancora non decollata. «Nella Pubblica Amministrazione il blocco salariale che va avanti da sette anni può essere considerato una misura rozza di razionalizzazione della spesa;», spiega l’attuale Direttore Esecutivo del Fondo Monetario Internazionale. E poi prosegue, «ma visto il livello degli stipendi nella P.A rispetto al privato, con un vantaggio di ancora circa il 20% per i primi, diventa una riforma strutturale. Il gap a favore delle retribuzioni nel pubblico sia tra i più alti a livello internazionale, dove in media il vantaggio si ferma al 5%», spiega ancora Cottarelli criticando la Riforma Madia sotto un profilo diverso dalla consueta polemica anti-Riforma Pa.
Secondo l’ex commissario dei conti nominato da Matteo Renzi per il passato governo, ritiene che la «Riforma Madia accoglie alcuni suggerimenti del programma di spending review, sottolinea, ma in modo annacquato: soprattutto mancano le indicazioni sui risparmi che verrebbero generati». Intanto venerdì dovrebbe arrivare l’ultimo via libera al Testo Unico del pubblico impiego, l’ultimo pilastro della riforma Madia. Dovrebbe approdare nella seconda parte della settimana in Consiglio dei Ministri per poter riaprire poi la trattativa tra i sindacati e governo per sbloccare l’annosa questione dei contratti statali.