In attesa ancora dei decreti attuativi sull’Ape, che dovranno dar corpo alle novità principali della riforma delle pensioni, le sedi dei patronati Acli domani saranno aperte per tutto il giorno per il cosiddetto Ape Day, durante il quale aiuteranno gli interessati a capire quali dei nuovi interventi, tra Ape Social, Ape volontario, Quota 41 per i lavoratori precoci, benefici per i lavori usuranti, cumulo contributivo gratuito possono eventualmente sfruttare per accedere alla quiescenza. “Spiegheremo che le soluzioni pensionistiche previste dalla legge sono molteplici e in molti casi offrono varie possibilità di scelta, anche senza costi”, si legge sul sito delle Acli. L’iniziativa è certamente importante per fornire delle utili informazioni, vista la scarsa chiarezza che al momento c’è sull’Ape, in mancanza dei testi definitivi dei decreti attuativi. Quanto meno essere assistiti di chi ha competenze potrebbe rivelarsi utile.
Durante la puntata della trasmissione diMartedì si è parlato di riforma delle pensioni ed è andato in scena un botta e risposta tra Giuliano Cazzola e Matteo Salvini. Il leader della Lega Nord si è scagliato contro la Legge Fornero, che obbliga gli italiani a restare al lavoro fino a 67 anni. E ha poi ricordato che Cazzola è un difensore dell’attuale sistema pensionistico. Da parte sua, l’ex deputato ha specificato che lui si basa su dei dati di fatto, come quelli dell’Inps che mostrano come gli italiani vadano in pensione di anzianità a un’età media inferiore ai 61 anni. Salvini si è quindi scagliato di nuovo contro l’attuale sistema pensionistico, ribadendo che dal suo punto di vista dopo 40 anni di lavoro è giusto poter andare in quiescenza, cosa che ora non è possibile.
Nel testo originario della manovra correttiva non ci sono misure relative alla riforma delle pensioni, ma alcuni emendamenti trattano temi prettamente previdenziali. A questo proposito Orietta Armiliato, dalla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, ricorda che non ce ne sarà uno relativo all’estensione del cumulo contributivo gratuito anche per chi vuole accedere a Opzione donna o all’ottava salvaguardia degli esodati, che verrà però discussa nell’ambito della cosiddetta fase due del confronto tra Governo e sindacati sulla previdenza. Esiste invece un emendamento, presentato da Walter Rizzetto, che chiede la proroga di Opzione donna fino alla fine del 2019. Armiliato ricorda che non ci sono aspettative sull’accoglimento di questa proposta, anche perché il Governo, non più tardi di due settimane fa, ha fatto capire che non ci sono spazi per un intervento di questo tipo.
Il rapporto annuale dell’Istat verrà sicuramente analizzato anche per via dei tanti dati utili anche ai fini di ragionare su una riforma delle pensioni. Anche perché tra i nove gruppi sociali che l’Istituto nazionale di statistica ha individuato nella popolazione italiana ve n’é uno chiamato “Pensioni d’argento”, costituito in prevalenza da cittadini con un livello di istruzione alto in quiescenza e benestanti, anche perché nei nuclei familiari non sono presenti più figli da mantenere. Di contro va detto che l’Istat ha individuato anche il gruppo degli anziani soli, con bassa istruzione, basso reddito e un rischio di povertà intorno al 40%, e le famiglie degli operai in pensione, il gruppo più corposo, che include più di 10,5 milioni di persone, con un reddito di riferimento a livelli non distanti da quello medio nazionale.
Da sempre più tempo si invoca una riforma delle pensioni che pensi anche ai giovani, anche perché, come spiega Elisa Serafini, si tratta di una categoria non rappresentata e numericamente inferiore agli over65, cui i politici quindi dedicano più attenzione. La candidata consigliere comunale nella città di Genova ad affaritaliani.it propone la sua ricetta in tema di pensioni, vista che la spesa pubblica su questo fronte continua ad aumentare: “Una riforma interessante a proposito sarebbe quella della privatizzazione del sistema pensionistico, lasciando liberi i cittadini di scegliere l’ammontare dei contributi da versare, l’ente a cui versarli e l’età a cui andare in pensione”. Resterebbe da capire, però, come finanziare le pensioni in erogazione, visto che l’attuale sistema a ripartizione prevede che vengano utilizzati a questo scopo proprio i contributi di chi ancora lavora.
Dall’Istat arrivano dati di cui si dovrà tenere conto nel dibattito relativo alla riforma delle pensioni. Nel rapporto annuale l’Istituto nazionale di statistica evidenzia infatti un invecchiamento della popolazione, con gli over 65 che rappresentano, al primo gennaio 2017, il 22% degli italiani. Inoltre, anche l’età media degli stranieri si è innalzata, passando a 34,2 anni dai 31,1 del 2008. A questo invecchiamento non fa da contraltare un aumento delle nascite, anzi. Continua a essere un saldo negativo nella differenza tra morti e nascite, con un numero medio di 1,34 figli per donna. Il che porta a galla il problema di rendere sostenibile il sistema previdenziale, dato che sarà sempre più difficile garantire la copertura dei suoi costi se la popolazione invecchia e non ci sono abbastanza nuove nascite.
Si torna a parlare di riforma delle pensioni dei parlamentari, perché con tutta probabilità entro la fine del mese la Camera voterà la proposta di legge Richetti. Il 26 scade il termine per la presentazione degli emendamenti in commissione Affari costituzionali ed è quindi ragionevolmente prevedibile che entro la fine di maggio ci sia il voto dell’aula. Il Movimento 5 Stelle dovrebbe votare a favore di questa misura, che interviene anche sui vitalizi in essere e sui trattamenti previdenziali dei consiglieri regionali. I pentastellati vogliono anche vedere se tutto il Pd voterà compatto per la proposta del deputato dem. In effetti per il partito di Renzi sarà una prova importante, perché se dovessero esserci delle defezioni sarà facile per M5S sostenere che i parlamentari del Pd mirano a ottenere i privilegi che scatteranno a settembre.
Non si sa ancora quando l’Ape diventerà a tutti gli effetti operativa, ma Marcello Pacifico torna a dare un giudizio non positivo della principale novità della riforma delle pensioni. Il Presidente dell’Anief ritiene infatti che sia meglio rimanere qualche anno di più sul posto di lavoro che utilizzare l’Ape, che “con il passare del tempo potrebbe trasformarsi in un tunnel la cui luce sarà rappresentata dall’estinguersi di un vero e proprio mutuo”. Il sindacalista spiega quindi che l’Anticipo pensionistico è una misura che serve senz’altro a far bella figura con l’Europa, “ma lascia l’amaro in bocca”. Dal suo punto di vista non ci sono motivi per dover chiedere un prestito solo per andare in pensione con due o tre anni di anticipo. Pacifico ha comunque invitato gli interessati a farsi calcolare la rata dell’Ape così da scegliere con maggior consapevolezza se farvi o meno ricorso.
Si parla molto nelle ultime settimane dei vitalizi dei politici, e secondo Cesare Damiano questo dibattito può essere l’occasione per una riforma delle pensioni utile a quanti andranno in quiescenza con il sistema contributivo. L’ex ministro del Lavoro ricorda infatti che la Legge Fornero ha introdotto una “regola assurda” per cui solo chi prenderebbe un assegno pari a 2,8 volte la minima di andare in pensione a 63 anni, mentre chi andrebbe a incassare una pensione più bassa si potrebbe vedere costretto ad aspettare anche di avere 70 anni. Per Damiano questa regole contraddice il fatto che la pensione deve essere erogata in base ai contributi versati. Dunque, “la regola del ‘2,8’ va cancellata o fortemente ridimensionata a vantaggio di tutti, a partire dai lavoratori”, ha aggiunto, spiegando che Governo e sindacati nella fase due dovrebbero affrontare il tema.