Mentre è arrivata la notizia della firma dei decreti attuativi sull’Ape Sociale e la Quota 41 per i lavoratori precoci, che rappresentano quindi un passo avanti nella riforma delle pensioni tracciata dall’ultima Legge di stabilità, Il Giornale ha ricordato che non può considerarsi ancora chiusa la vicenda del mancato rimborso integrale a seguito della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco delle indicizzazioni varato dal Governo Monti. Il quotidiano ricorda che in ballo ci sono cifre che possono arrivare fino a 13.000 euro e che la Consulta dovrà presto pronunciarsi in maniera definitiva sul cosiddetto “bonus Poletti” con cui l’esecutivo guidato da Renzi ha erogato i rimborsi parziali una tantum per la mancata indicizzazione.
Giuliano Poletti ha diffuso una nota per spiegare come con i decreti attuativi relativi all’Ape social e alla Quota 41 si sia reso operativo un altro degli interventi della riforma delle pensioni definiti dal Governo, “che poggiano su una consistente dotazione di risorse, volti ad introdurre elementi di flessibilità ispirati ad un principio di equità e, al contempo, rispettosi degli obiettivi e degli equilibri di finanza pubblica”. Il ministro del Lavoro ha quindi ricordato che con i decreti si consentirà “a decine di migliaia di lavoratori” di andare in pensione anticipata, “con potenziali effetti positivi sul ricambio generazionale in azienda e quindi sulle opportunità di ingresso al lavoro per i giovani”. Poletti ha quindi evidenziato che con i prossimi decreti relativi all’Ape volontaria “si concluderà il percorso di concreta attuazione di questi interventi di riforma del sistema previdenziale; un tema di grande importanza sul quale resta aperto il confronto tra Governo e organizzazioni sindacali”.
La firma dei decreti attuativi su Ape social e Quota 41 da parte di Paolo Gentiloni è stata salutata da Matteo Renzi, che ha ricordato come questo atto rappresenti “un’altra promessa mantenuta”, con riferimento al fatto che gli interventi fanno parte della riforma delle pensioni varata dal suo Governo. L’ex Premier, con un post sulla sua pagina Facebook, ha riconosciuto che “il parto è stato lungo e faticoso, ma il lavoro è ottimo grazie all’impegno di tutta la struttura di Palazzo Chigi e del Ministero del Lavoro”. Renzi ha anche fatto i complimenti a Tommaso Nannicini, entrato nella segreteria del Pd, che è stato l’inventore dell’Anticipo pensionistico e dell’acronimo Ape. “Certo: non è la soluzione a tutti i problemi della Legge Fornero, ma è un’altra promessa mantenuta”, ha quindi scritto il Segretario del Pd.
Da più parti è stata chiesta una riforma delle pensioni che agevoli i caregiver, ovvero coloro, soprattutto donne, che svolgono lavori di cura assistendo familiari e trovandosi quindi poi in difficoltà nel raggiungere i requisiti di accesso alla pensione. Come riporta pensionioggi.it, la commissione Lavoro del Senato sta esaminando i disegni di legge in materia e si ipotizza l’introduzione di contributi figurativi a carico dello Stato per i periodi trascorsi a casa a occuparsi di un familiare disabile convivente. Maurizio Sacconi, Presidente della commissione, ha ricordato che eventuali costi di interventi a favore dei caregiver saranno piuttosto limitati per le casse pubbliche e ampiamente recuperati dalla minor spesa per l’utilizzo di strutture sanitarie, dato che “una persona trattata amorevolmente a domicilio può costare da sette a dieci volte meno di un ricovero ospedaliero”.
Il varo dei decreti attuativi su Ape social e Quota 41 viene giudicato “un primo passo nella giusta direzione, anche se arrivato con oltre due mesi di ritardo” da Roberto Ghiselli. Il Segretario confederale della Cgil ha diffuso una nota in cui ha ricordato come questo provvedimento, che fa parte della riforma delle pensioni varata con l’ultima Legge di stabilità, “consente a qualche decina di migliaia di lavoratrici e lavoratori in condizioni particolarmente difficili di poter anticipare l’età di pensione, senza alcun costo o penalizzazione. Un risultato positivo, a condizione che si correggano alcuni nodi rimasti irrisolti”. Il sindacalista, infatti, ha voluto ricordare i limiti principali dei provvedimenti varati, tra cui il fatto che sono stati stanziati solo 650.000 euro per il 2017 e i “paletti” che limitano le platee dei beneficiari, come per esempio il fatto che sono esclusi i disoccupati a seguito di scadenza di contratto.
Il varo dei decreti attuativi ha riportato l’attenzione sull’Ape Social, che rappresenta certamente una novità importante della riforma delle pensioni, dato che garantisce ad alcune categorie di cittadini l’accesso anticipato alla quiescenza senza decurtazioni sul futuro assegno pensionistico. Il Sole 24 Ore ricorda un dettaglio importante: ovvero che la misura ha carattere sperimentale e scadrà alla fine del 2018. Toccherà di conseguenza alla nuova legislatura decidere se rendere la misura strutturale piuttosto che prolungarla per qualche anno o non rinnovarla affatto. Nei giorni scorsi su questo punto ha fatto sentire la sua voce Cesare Damiano. L’ex ministro del Lavoro ha evidenziato la necessità di rendere strutturale questo intervento. Non sono mancate però delle critiche al deputato del Pd, cui qualcuno ha voluto ricordare che sarebbe meglio riprendere in mano il ddl sulla flessibilità pensionistica, che contiene anche la Quota 41 per tutti, e sottoporlo alla votazione dell’aula.
I sindacati dei lavoratori edili hanno deciso di indire per il 25 maggio una giornata di mobilitazione nazionale, durante la quale ci saranno delle manifestazioni a Bologna, Roma, Bari, Palermo e Cagliari. Alessandro Genovesi ha spiegato che pensioni e ammortizzatori sono al primo punto della piattaforma unitaria. E a proposito dei risultati della riforma delle pensioni concretizzatisi nell’Ape social, il Segretario generale della Fillea-Cgil non ha risparmiato critiche, parlando di vera e propria truffa, “perché il principio sancito sulla carta per cui i lavori – e quindi l’aspettativa di vita – non sono tutti uguali, viene poi svilito da paletti enormi che, in sostanza, consentiranno di accedere all’Ape agevolata a meno di 2mila lavoratori sui 23mila edili anziani che ancora stanno sulle impalcature”.
Il sindacalista ha ricordato a questo proposito che il 22% delle vittime di incidenti sul lavoro nel 2016 aveva più di 60 anni e ha detto che dal suo punto di vista c’è stato un vizio d’origine piuttosto evidente nel mettere a punto l’Ape social: si è partiti dalle risorse per giungere alle platee e non il contrario come sarebbe stato giusto. Quasi che il legislatore, ha evidenziato ancora Genovesi, non sappia che quello edile è un lavoro discontinuo per definizione, che dopo il 2008 il settore ha sofferto una profonda crisi costata il posto a circa 800.000 persone, con la crescita di lavoro nero che non è certo utile a fini pensionistici. “Mandare gli edili anziani in pensione è innanzitutto un atto di giustizia, ma anche una leva per favorire quel ricambio generazionale e professionale necessario ad affrontare la nuova sfida delle costruzioni”, ha concluso.
“Senza il recupero del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni l’economia non può ripartire”. A chiedere degli interventi al Governo che riguardino anche la previdenza, magari attraverso il tavolo aperto sulla fase due del confronto tra Governo e sindacati, è Rocco Palombella. Secondo il Segretario generale della Uilm, l’Italia continua a non vivere un momento economicamente florido e a pagarne il prezzo potrebbero essere i lavoratori, che rischiano il posto in molte realtà che potrebbero chiudere. Per questo il sindacalista ritiene essenziali degli investimenti pubblici e privati nell’industria, specie metalmeccanica, oltre che politiche che diano più potere d’acquisto agli italiani, in modo da far ripartire i consumi e, di riflesso, l’economia.
Oggi il Segretario di Conapo per Rovigo farà avere al rappresentante del Governo sul territorio le richieste per il Premier Gentiloni e i ministri Minniti e Madia contenenti anche una riforma delle pensioni per i Vigilia del fuoco, che continuano a segnalare di essere oggetto di una disparità di trattamento rispetto agli altri corpi dello Stato che si manifesta sia a livello retributivo che, di conseguenza, previdenziale. Rovigooggi.it riporta le dichiarazioni di Moreno Romagnolo, rappresentante appunto del sindacato autonomo dei Vigili del fuoco per Rovigo, il quale segnala che i 103 milioni di euro che il Governo ha stanziato per ridurre le disparità non sono sufficienti: “Ne servono almeno altri 50 per provare ad equiparare solo alcune delle voci retributive”, ha detto, aggiungendo anche che sarebbe utile vincolare l’uso delle risorse al personale in divisa e non per chi svolge funzioni amministrative.