La riforma delle pensioni contenuta nell’ultima Legge di stabilità ha introdotto la novità del cumulo contributivo gratuito. Che però non è utilizzabile da tutti. Le indiscrezioni sul testo dei decreti attuativi da poco firmati da Gentiloni hanno chiarito che si potrà utilizzare per accedere alla Quota 41, mentre continua a non poter essere utilizzato, come segnalano da tempo Orietta Armiliato ed Elide Alboni, da chi vuole accedere a Opzione donna e all’ottava salvaguardia degli esodati. Ma non ne possono usufruire nemmeno i lavoratori che hanno periodi di contribuzione presso le casse professionali. Lo ricorda pensionioggi.it, spiegando che in teoria la legge prevede che anche i professionisti possano utilizzare il cumulo, ma ancora non sono mai arrivate le istruzioni operative in materia. Quindi, di fatto, è come se il cumulo non esistesse.



Sembra sia stata un successo la mobilitazione degli edili indetta da Fillea, Feneal e Filca. Da Roma, il segretario generale Filca-Cisl, Franco Turri, ha ricordato che “la riforma delle pensioni ha permesso il superamento della legge Fornero, ma non basta: bisogna allargare i criteri dell’Ape sociale, consentendo a un numero maggiore di lavoratori edili di andare in pensione prima e senza penalizzazioni”. Labitalia ha evidenziato che quello delle pensioni è uno dei temi al centro della piattaforma unitaria sindacale del settore. Tra l’altro la mobilitazione ha ricevuto il pieno appoggio delle confederazioni sindacali, con Susanna Camusso e Carmelo Barbagallo che hanno portato la loro solidiarietà al presidio romano e Annamaria Furlan che via Twitter ha comunicato che “la Cisl sostiene la mobilitazione degli edili nelle città italiane”.



La rinuncia ai vitalizi da parte dei deputati regionali siciliani del Movimento 5 Stelle non lascia indifferente il loro collega Marco Forzese. Secondo cui, però, bisognerebbe “fare maggiore chiarezza sui vitalizi e le rinunce a tale prerogativa dei parlamentari regionali e nazionali”. Il capogruppo nell’Assemblea regionale siciliana dei Centristi per la Sicilia ritiene che una riforma delle pensioni per i politici semplice sia a portata di mano. “Chi fa politica in maniera professionale ha diritto a maturare i diritti pensionistici, ma se ha un altro lavoro rinunci sic et simpliciter all’altra pensione. Ciò vale anche per il contrario: chi da professionista o dipendente entra in politica rinunci al vitalizio da consigliere regionale o parlamentare”. Forzese ha spiegato che questo principio è il medesimo che “io stesso ho applicato da quando sono deputato. E sono convinto, che esteso, sarebbe certamente apprezzato dai cittadini”.



I lavoratori edili sono scesi in piazza in diverse città italiane, tra cui Palermo, anche per ribadire come la riforma delle pensioni, nello specifico con l’Ape social, non abbia tenuto conto di loro. “Quello degli edili è un lavoro discontinuo e usurante, dare a più edili la possibilità di accedere all’Ape agevolata è un fatto di giustizia sociale”, ha detto il segretario generale della Fillea-Cgil Sicilia, Franco Tarantino, a margine della manifestazione. Il sindacalista ha anche chiesto al governo regionale di dar vita a una cabina di regia per accelerare la spesa per opere pubbliche e far ripartire i cantieri, offrendo così opportunità di lavoro nel settore. Tornando all’Ape social, Antonio Di Franco, membro della segreteria nazionale Fillea, ha detto: “Con che coraggio nel Sud si chiedono 36 anni di contributi? Più pensioni significa anche più lavoro e più sicurezza, l’attuale norma è un’ingiustizia”. 

La riforma delle pensioni per i politici e i vitalizi continuano a essere temi al centro delle dichiarazioni degli esponenti del Movimento 5 Stelle. Dopo la rinuncia irrevocabile dei deputati dell’Assemblea regionale siciliana al loro vitalizio, Luigi Di Maio chiede ora che si vada a elezioni anticipate con una data piuttosto simbolica: il 14 settembre 2017, ovvero un giorno prima che i parlamentari di prima nomina possano maturare il diritto a vedersi erogata una pensione una volta che raggiungeranno i 65 anni. Il vicepresidente della Camera chiede ovviamente che prima si raggiunga un accordo sulla legge elettorale, per il quale si mostra disponibile a vagliare qualunque ipotesi, purché sia costituzionale e abbia correttivi di governabilità. Occorre ricordare che entro la fine del mese la Camera dovrebbe votare il ddl Richetti.

Non è stata presa bene la notizia riguardante le sorti dell’emendamento alla manovra correttiva di Walter Rizzetto, che mirava all’estensione di Opzione donna fino alla fine del 2019. La riforma delle pensioni non era certo tema strettamente collegato con il decreto legge del Governo e forse per questo il testo del deputato di Fratelli d’Italia è stato giudicato inammissibile. Sulla pagina Facebook del Movimento Opzione donna non si sprecano i commenti che esprimono malcontento per quanto accaduto, sottolinenando che l’unica estraneità che risalta è la volontà di aiutare le donne da parte dell’esecutivo, anche perché la proposta avanzata prevedeva di utilizzare non già nuove risorse, ma quelle già stanziate e non utilizzate alla fine del 2015. Forte quindi la delusione, anche se non c’è assolutamente la voglia di arrendersi nelle parole di queste donne.

Ieri sera su Rai 2 intorno a Mezzanotte è andata in onda la trasmissione “Integrazione secondo Costa”, con Costantino della Gherardesca. Un programma non certo dedicato alla riforma delle pensioni, ma il tema è venuto fuori dato che si è parlato del contributo che gli immigrati danno al sistema previdenziale italiano. Un articolo sul sito del Giornale appare piuttosto critico nei confronti di quello che è stato detto nella trasmissione, definito uno spot all’immigrazione, al multiculturalismo e all’Italia meticcia. E si sottolinea anche che “il programma rieducativo della Rai, pagato dai contribuenti con il canone, arriva anche a insultare Matteo Salvini, leader della Lega Nord. Costantino, ospite in una cooperativa che dà lavoro agli immigrati, infatti, dice a uno di loro: ‘Ma tu lo sai che così stai pagando la pensione alla mamma di Salvini?’”.

Senza alcun bisogno di una riforma delle pensioni, una donna di 75 anni della provincia di Verona si è visto raddoppiare l’importo del suo assegno pensionistico. La notizia viene riportata da veronasera.it, spiegando che Teresa Bassanelli, questo il nome della donna, per vent’anni ha vissuto con i 500 euro della pensione di reversibilità dopo la morte del marito e dopo un controllo effettuato dallo Spi-Cgil ci si è accorti che aveva versato 25 anni di contributi che le davano diritto a una pensione di vecchiaia. E così la donna si è visto raddoppiare l’importo dell’assegno ed è riuscita ad avere anche quasi 35.000 euro di arretrati. Questa vicenda si aggiunge alle altre che hanno consentito allo Spi Cgil di aiutare i pensionati del villafranchese a recuperare qualcosa come 150.000 euro con la campagna dei “diritti inespressi”.

Partecipando alla trasmissione Mi Manda Rai 3, Titti Di Salvo ha ricordato che occorre fare in modo che ci sia una riforma delle pensioni che riconosca il lavoro di cura svolto dalla donne. “Maternità, accudimento degli anziani, devono poter contare per andare in pensione”, ha scritto la deputata del Pd su Twitter. Parole che sono state riprese da Orietta Armiliato, per ricordare che, come ha detto anche Marialuisa Gnecchi, “le donne sono in credito” e occorre dunque fare qualcosa per favorire il loro ingresso anticipato alla pensione. Ma le parole della Di Salvo sono state anche criticate da chi fa notare che la soluzione al problema sarebbe molto semplice: prorogare Opzione donna utilizzando le risorse non utilizzate rispetto a quelle stanziate a fine 2015 per questa misura.