Non finiscono i casi di caos e confusione su Ape social e Quota 41. Sulla pagina Facebook “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti” si legge infatti il post in cui uno dei membri del gruppo segnala di essersi recato al patronato Inca per verificare la propria possibilità di accesso alla Quota 41. L’uomo descrive così la sua situazione: “A fine 2014 ho perso il lavoro a tempo indeterminato a causa licenziamento collettivo, ho fatto un anno di Aspi, poi mi sono versato 5 mesi di contributi volontari e da giugno ad ottobre 2016 ho trovato una occupazione a tempo determinato con scadenza inprorogabile a fine ottobre. Questo mi ha permesso di fare domanda Naspi che mi è stata concessa da novembre 2016 a luglio 2017”. Inoltre, egli ha 41 anni di contributi, di cui 4 versati prima del diciannovesimo compleanno. Tuttavia non potrà presentare domanda, in quanto disoccupato a seguito di scadenza di contratto a termine. “Io spero tanto che il funzionario si sia sbagliato perché veramente sarebbe da spaccare tutto come minimo”, è la conclusione del post.



Walter Rizzetto non ha certo messo da parte il suo impegno per una riforma delle pensioni che consenta di arrivare alla Quota 41 per tutti. Così ha deciso di scrivere ai colleghi politici per parlare loro dell’incontro organizzato a Trieste, presso la sede della Regione Friuli-Venezia Giulia, il 12 giugno alle 10:30. “L’evento ha l’obiettivo di aprire un tavolo di confronto con i rappresentanti delle categorie di soggetti ancora da salvaguardare per cogliere al meglio le loro esigenze ed approfondire le possibili misure di intervento. A riguardo, sebbene si tratti di situazioni per lo più giù note, ritengo necessario e utile un incontro diretto, anche considerando che, su tali temi, ci apprestiamo a preparare i lavori degli ultimi mesi della legislatura”, si legge nella missiva del deputato di Fratelli d’Italia. All’incontro parteciperà anche una delegazione del gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti.



La riforma delle pensioni dei politici era tornata alla ribalta del dibattito perché in questi giorni alla Camera si sarebbe dovuto votare il ddl Richetti. Tuttavia Il Fatto Quotidiano segnala che a seguito della conferenza dei capogruppo di Montecitorio è stato deciso di spostare la votazione al 20 giugno. Questo per dare la precedenza, oltre che alla manovra correttiva, alla legge elettorale, su cui ormai sembra essere stata trovata una quadra che mette d’accordo i principali partiti. Dopodiché ci saranno le elezioni amministrative, quindi la votazione sulla legge che potrebbe intervenire sui vitalizi dei parlamentari è stata rimandata di tre settimane. “Il Pd spera che finisca la legislatura per non approvare la legge. Hanno fatto promesse in tv ma qui fanno melina”, ha detto Roberto Fico, capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle.



Tre Vigili del fuoco sono rimasti feriti nell’esplosione di una villetta a San Cesareo vicino a Roma. E questo episodio, mette in evidenza Conapo, ricorda le condizioni rischiose in cui operano i tanti pompieri per garantire la sicurezza dei cittadini. “Per questi motivi, da tempo chiediamo che il governo riconosca ai vigili del fuoco pari dignità con gli altri Corpi per quanto riguarda il trattamento retributivo e pensionistico”, dichiara Antonio Brizzi, Segretario generale del sindacato autonomo dei Vigili del fuoco. Il quale ha ribadito l’importanza di stanziare più fondi e di riservarli al personale in divisa che è maggiormente esposto ai rischi “e che ha funzioni operative e qualifiche di polizia, senza cedere alle pressioni dei sindacati del personale amministrativo del corpo”. 

Annamaria Furlan difende i contenuti nel verbale siglato da Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, spiegando che che grazie a quell’accordo è stato di fatto dimostrato che non bisogna portare i giovani a pensare che non avranno una pensione per colpa degli anziani e quest’ultimi a ritenere che i loro assegni siano bassi perché occorre pensare ai giovani. “Con l’accordo raggiunto sulle modifiche alla riforma della legge Fornero noi abbiamo dimostrato che non è così e che, anzi, l’incontro e la solidarietà intergenerazionale è possibile ed è fondamentale per permettere al Paese di tornare a parlare di crescita e di sviluppo”, ha detto la leader della Cisl a margine del congresso nazionale della Federazione nazionale pensionati.

Nella manovra correttiva non ci sono interventi specifici di riforma delle pensioni come nel caso della Legge di stabilità. Tuttavia non mancano interventi che hanno a che fare con la previdenza. Oltre all’esclusione dei fondi pensioni dalla normativa sul bail-in, deroga che dovrebbe essere estesa anche alle casse previdenziali, con 6 milioni di euro viene rifinanziato l’accesso alla pensione di vecchiaia anticipata per i giornalisti dipendenti di aziende in ristrutturazione o riorganizzazione per crisi. Nel 2018 per questa voce verranno stanziati 10 milioni di euro, che diventeranno 11 milioni nel 2019 e 12 nel 2020, per poi tornare a quota 6 nel 2021. Mentre la manovra correttiva si prepara al voto della Camera, ancora non si sa nulla dei decreti attuativi relativi all’Ape volontaria.

Il Movimento 5 Stelle dovrebbe votare a favore della riforma delle pensioni dei parlamentari proposta dal Partito democratico che potrebbe arrivare in aula già oggi. Tuttavia non rinuncia all’idea di andare al più presto al voto. Per questo, come noto, c’è stato un incontro tra pentastellati e dem per arrivare a definire un impianto condiviso di legge elettorale. Roberto Fico ha spiegato ai giornalisti che in realtà è stata presentata la legge legge con l’impianto tedesco votata dagli iscritti del Movimento 5 Stelle, che rappresenta una sorta di linea rossa da cui i pentastellati non intendono muoversi. Tuttavia sembra esserci un certo ottimismo sul fatto che si possa arrivare a uno schema condiviso di sistema elettorale e Fico stesso ha confermato che l’ideale sarebbe andare a votare a settembre, prima che i parlamentari di prima nomina raggiungano i quattro anni, sei mesi e un giorno necessari a maturare il requisito per ricevere la pensione una volta che avranno 65 anni.

Non manca, però, chi fa notare che quella del Movimento 5 Stelle è una sparata priva di fondamento. Roberto Calderoli, infatti, ha ricordato che i parlamentari uscenti restano in carica finché non si insedia il nuovo Parlamento, cosa che avviene circa due settimane dopo le elezioni. Il che vuol dire che se anche si votasse il 10 settembre come proposta dal Movimento 5 Stelle, deputati e senatori il 15 settembre, giorno in cui matureranno il requisito per la pensione, saranno ancora in carica e dunque non perderanno alcun diritto previdenziale. “Caro Grillo forse prima di spararle grosse bisognerebbe anche documentarsi e studiare un po’, perché per ottenere il risultato auspicato da Grillo bisognerebbe votare invece entro il 27 agosto. Questo invece mi sembra proprio un caso di beata ignoranza…”, ha detto quindi l’ex ministro.

La riforma delle pensioni dei politici sembra diventata un tema di assoluta rilevanza, avvicinandosi anche il periodo elettorale. E se il Movimento 5 Stelle ha deciso di rinunciare in maniera irrevocabile ai vitalizi della Regione Siciliana, proprio dall’Ars arrivano dei dati sull’ammontare degli assegni erogati agli ex deputati. L’Agi parla infatti di un conto pari a circa 17,5 milioni di euro all’anno per poco più di 300 beneficiari. Viene anche ricordato che recentemente sono state apportate delle modifiche che hanno cambiato in senso “restrittivo” la normativa sui vitalizi, ma il peso di quelli più vecchi si fa ancora sentire. Basti pensare che meno di 130 vitalizi di reversibilità costano più di mezzo milione di euro, con un media quindi di 4.500 euro al mese per assegno.

Com’era prevedibile, anche il Movimento 5 Stelle, che della riforma delle pensioni dei parlamentari ha fatto una bandiera, ha commentato l’emendamento di Daniela Gasparini che mira a incrementare, in determinate condizioni, l’assegno di reversibilità per i congiunti dei parlamentari. Sul blog di Beppe Grillo è apparso un post in cui si parla di “una vergogna e una presa in giro, il solito tentativo della casta di crearsi una corsia preferenziale, di approvarsi un privilegio che è negato ai comuni mortali”. I pentastellati fanno sapere che si opporranno con tutte le loro forze e di aver già chiesto al Pd il ritiro dell’emendamento in questione. “E comunque, a tal proposito, abbiamo presentato un emendamento ad hoc, a prima firma Luigi Di Maio, volto a impedire questo indegno sopruso e a sopprimere il piccolo golpe tentato dalla casta”, si legge ancora.