Dalla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, Orietta Armiliato ha fatto il consueto punto della settimana, contrassegnata da un nuovo round sulla riforma delle pensioni tra Governo e sindacati. Purtroppo la fase due non riesce ancora a partire, perché ci sono dei ritardi ben noti sull’Ape. Così è ancora difficile pensare di predisporre possibili interventi per tenere conto dei lavori di cura svolti da molte donne che alla fine si ritrovano con meno anni di contribuzione (o minori contributi) ai fini pensionistici. Non resta quindi che aspettare il prossimo incontro previsto per il 10 maggio, per scoprire se ci saranno delle novità. Intanto il Governo, ricorda Armiliato, ha ribadito le ragioni per cui è impossibile procedere a una proroga di Opzione donna, anche se vi sono delle risorse avanzate rispetto a quelle stanziate alla fine del 2015. Ragioni che la stessa Armiliato ha più volte spiegato sulla pagina Facebook del comitato.
Secondo Giuliano Poletti, il decreto attuativo sull’Ape social sarà emanato entro pochi giorni. E Domenico Proietti non può che stigmatizzare questa situazione, definendo imbarazzante il ritardo che si sta accumulando per dare il via a uno degli elementi della riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità. Per il Segretario confederale della Uil, il Governo deve procedere celermente a pubblicare il decreto sulla Gazzetta ufficiale, tenendo presente che “occorre tenere ferma la data del primo maggio per la prestazione dell’Ape sociale e mantenere l’intera fruibilità per tutti gli interessati dalle platee delle categorie dei lavori gravosi e faticosi”. Teoricamente la retroattività ci sarà, ma ovviamente finché non ci sarà il testo definitivo non se ne potrà avere certezza e quindi è meglio sempre ricordare al Governo che anche il Consiglio di Stato ha mosso il medesimo rilievo del sindacalista.
Una critica alla riforma delle pensioni che ha introdotto l’Ape, aumentato la no tax area ed esteso il numero dei beneficiari della quattordicesima arriva dalla Cgia di Mestre. Il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo, ha infatti spiegato che, a fronte di tagli compiuti alla spesa pubblica dal 2013 a oggi, continuano ad aumentare le uscite correnti, soprattutto per via della spesa pensionistica e delle prestazioni sociali. “Se in una fase di crisi economica l’incremento delle misure a sostegno del reddito di chi si trova in difficoltà è più che giustificabile, lo è molto meno quello per le pensioni”, ha dichiarato, secondo quanto riporta Il Velino, Zabeo. Che critica appunto le misure introdotte nella Legge di stabilità, “che, in larga parte, non prevedono una copertura finanziaria sufficiente”.
I lavoratori precoci sono scesi oggi in piazza, a fianco della Cgil, per chiedere una riforma delle pensioni che contenga Quota 41 per tutti. Sulla pagina Facebook del gruppo Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti non sono mancate le foto che mostravano i precoci in corteo per le strade di Roma. Una sorta di “prova” prima della manifestazione davanti a Montecitorio prevista per l’11 maggio. Con l’occasione i precoci ricorderanno, oltre alla richiesta di Quota 41 per tutti, quella di una flessibilità pensionistica senza che vi sia bisogno di ricorrere a un prestito (come nel caso dell’Ape) a partire dai 62 anni, il blocco del meccanismo che lega i requisiti pensionistici all’aspettativa di vita, la revisione del metodo contributivo e la separazione tra previdenza e assistenza, che tanto pesa nei conti dell’Inps.
Il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli in queste ore dal sito ufficiale del sindacato da lui rappresentato, ha voluto ‘bacchettare’ il Governo rimarcando come debba essere superato il prima possibile il ritardo sull’emanazione del decreto sull’Ape sociale. Inoltre, ha evidenziato alcuni importanti concetti sulla cosiddetta fase due della riforma delle pensioni. Ecco quanto evidenziato da Petriccioli: “Il ritardo nell’emanazione del decreto sull’Ape sociale deve essere superato prevedendo che la relativa indennità per i beneficiari che ne hanno diritto sia corrisposta a partire dal 1° maggio, così come era stato previsto in sede di confronto con le Organizzazioni sindacali. Occorre poi accelerare il lavoro sui temi relativi alla fase due, a cominciare dallo sviluppo della previdenza complementare, dalla pensione di garanzia per i giovani lavoratori maggiormente coinvolti in processi di precarietà e dal rafforzamento della tutela del potere di acquisto delle pensioni in essere, in modo che nella prossima legge di bilancio possa essere avviato un processo di progressiva riforma del sistema previdenziale, volto a migliorare l’equilibrio fra la sua sostenibilità finanziaria e quella sociale”. (aggiornamento di Francesca Pasquale)
La senatrice del Partito Democratico, Nicoletta Favero, ha presentato una proposta di legge per consentire agli emofiliaci (persone affetta da emofilia ed ossia una grave insufficienza nella coagulazione del sangue), di avere un supporto nell’accesso al sistema previdenziale. Nello specifico di permettere loro di andare in pensione a 60 anni nel caso abbiano maturato almeno venti anni di contributi. Quanti hanno condiviso tale disegno di legge hanno per mezzo di un comunicato stampa, hanno sottolineato: “Il disegno di legge nasce dalla conoscenza dell’esperienza diretta di persone che vivono con l’emofilia, malattia che comporta in età adulta la necessità di sottoporsi a impianti multipli di protesi alle articolazioni, rendendo il proseguimento di un’attività lavorativa più difficile e usurante. Nonostante il carattere invalidante della malattia e il progressivo peggioramento con l’età delle condizioni di salute, i lavoratori emofiliaci sono, allo stato attuale, equiparati di fatto ai lavoratori sani, e dunque trattati come loro. Eppure, accedere alla pensione a 67 anni o più è per loro di fatto difficile, se non impossibile, anche in considerazione della diversa aspettativa di vita”. (aggiornamento di Francesca Pasquale)
Mentre si va definendo la situazione sull’entrata in vigore effettiva del pacchetto di misure della riforma della pensioni approvato nell’ambito dell’ultima legge di stabilità, si sta facendo largo una interessante novità all’orizzonte. Nello specifico si sta incominciando a parlare di riscatto della laurea gratuito, in maniera tale da permettere ai cittadini di avere maggiori opzioni per aver accesso anticipatamente al sistema previdenziale. La proposta è stata avanzata dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta e nelle prossime settimane dovrebbe essere affrontata dal Governo Gentiloni. Entrando maggiormente nel merito, la proposta è di fiscalizzare il periodo contributivo legato agli studi universitari della generazione dei cosiddetti Millenials ossia quanti sono nati tra il 1980 ed il 2000. Un’opzione che se approvata ovviamente renderebbe anche meno gravoso l’accesso alla pensione e che soprattutto si prefigge l’obiettivo di dare sostegno a quei giovani che per via di varie ragioni tra cui la crisi economica, hanno dovuto fare i conti con periodi di assoluto buco contributivo. (aggiornamento di Francesca Pasquale)
Cesare Damiano non ha dubbi: l’avvio dell’Ape social, insieme a tutte le altre misure previste nel verbale siglato da Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni alla fine del 2016, “rappresenta un test importante per quanto riguarda l’utilizzo dello strumento della flessibilità pensionistica da parte dei lavoratori”. Per questo l’ex ministro del Lavoro condivide la preoccupazione di Cgil, Cisl e Uil riguardo il ritardo nell’emanazione dei decreti relativi all’Ape Social. Dal suo punto di vista, sarà essenziale che venga garantita la retroattività e che vi sia un prolungamento della scadenza per la presentazione delle domande oltre il previsto 30 giugno. Cose che tra l’altro sembra che in effetti avverranno, anche perché sul primo punto già il Consiglio di Stato ha posto il problema all’esecutivo. Per Damiano, poi, “non va dimenticata la necessità di accelerare al massimo l’emanazione dei decreti anche per far decollare le altre normative a favore dei lavoratori, a partire dalle nuove regole per il lavoro precoce e usurante”.
Il Presidente della commissione Lavoro della Camera non dimentica che i ritardi finora registrati sull’Ape social e quella volontaria stanno anche impedendo di far entrare nel vivo la discussione sulla cosiddetta fase due del confronto, nella quale, oltre alle misure per il futuro previdenziale dei giovani, si dovrebbe lavorare sulla possibilità di anticipare il pensionamento per i lavorai particolarmente pesanti. Damiano, senza fare direttamente riferimento alla diatriba in atto con Tito Boeri, ha anche ricordato che sarebbe bene che le circolari dell’Inps sulle deroghe alla Legge Fornero per i nati nel 1952 venissero corrette.
La lettera di Tito Boeri indirizzata alla commissione Lavoro della Camera continua a far discutere. Walter Rizzetto, da sempre attento ai temi della riforma delle pensioni, ritiene anzitutto che la missiva sia indirizzata “un’area ben circoscritta” della commissione. Ciò non toglie che a questo punto, secondo il deputato di Fratelli d’Italia, Giuliano Poletti e Paolo Gentiloni debbano “prendere una chiara posizione innanzi a una querelle che non è utile a nessuno”, ma anche anzi “risulterà essere parecchio dannosa in seno alle varie decisioni che la commissione dovrà prendere, inficiandone quindi il rapporto” con l’Inps. Probabilmente non mancheranno altre dichiarazioni di altri membri della commissione Lavoro della Camera, di cui Rizzetto è, lo ricordiamo, vicepresidente.
C’è ancora attesa per capire quando si potrà effettivamente presentare domanda di accesso all’Ape social, una delle principali novità delle riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità. Si sa per certo che il Governo sta lavorando di nuovo sul testo dei decreti attuativi dopo i rilievi del Consiglio di Stato e che l’Ape social arriverà prima di quella volontaria, ma resta comunque indefinita la data esatta in cui poter cominciare a espletare le pratiche burocratiche necessarie alla richiesta di Anticipo pensionistico “a costo zero”. Marcello Pacifico critica comunque la scelta fatta dal Governo che ha incluso tra i beneficiari dell’Ape social solamente i maestri della scuola dell’infanzia e non gli insegnanti a tutti i livelli. “Anche gli altri docenti ed educatori avrebbero dovuto avere la possibilità di fruire delle agevolazioni pensionistiche spettanti a chi svolge un lavoro usurante”, ha evidenziato il Presidente nazionale dell’Anief, che definisce quindi “fumo negli occhi” il provvedimento.
Del resto se un insegnante delle primarie o delle secondarie volesse andare prima in pensione, dovrebbe subire la penalizzazione ventennale del proprio assegno per restituire il prestito bancario ricevuto attraverso l’Ape volontaria. Cosa che invece non avviene nel caso degli insegnanti della scuola dell’infanzia. Pacifico ha in ogni caso ricordato che l’Anief ha siglato una convenzione con il Centro servizio Cedan, di modo che gli associati interessati ad accedere all’Ape possano essere aiutati a districarsi “in questo ginepraio di leggi e novità sui requisiti e sulle prospettive pensionistiche”.