È tornata finalmente a parlare di contratti statali e dello sblocco delle trattative il ministro Marianna Madia, titolare della riforma che dovrebbe finalmente rinnovare i contratti del pubblico impiego dopo 8 anni di blocco totale senza aumenti e adeguamenti. «Dopo l’approvazione definitiva dei decreti della riforma della pubblica amministrazione del Consiglio dei ministri, quindi a giugno o comunque prima dell’estate», sono i tempi stabiliti dal ministro a margine della presentazione di Agenda Trasparente e della campagna di ascolto “Terzo tempo” per la attuazione della riforma. Il mese di maggio dovrà vedere dunque l’approvazione in termini legislativi dei decreti promessi dalla Madia e a quel punto si potrà provvedere all’atteso sblocco dei contratti statali, come ribadito anche questa mattina «Comunque, entro il mese di maggio chiudiamo la fase legislativa». (agg. di Niccolò Magnani)
Il provvedimento indispensabile per riavviare i rinnovi contrattuali nella Pubblica Amministrazione è stato approvato dalla Commissione Affari costituzionali del Senato e quella Lavoro della Camera. Si tratta del piano straordinario di stabilizzazione dei precari, che potrebbe arrivare con la versione definitiva della riforma del pubblico impiego, attesa forse già in questa settimana dopo il via libera ottenuto in Parlamento. Secondo il governo questo piano interesserà fino a 50mila persone ed è stato pensato anche per evitare di ricevere una nuova condanna in sede europea. Chi ha maturato tre anni di anzianità negli ultimi otto all’interno della stessa amministrazione può essere assunto a tempo indeterminato, anche se l’ente o gli enti presso i quali hanno lavorato nel frattempo hanno chiuso. In questo modo potranno essere assunti anche collaboratori che hanno alle spalle un concorso pubblico superato. La stessa ministra Marianna Madia ha aperto la possibilità a correttivi.
Sta per essere riaperta la trattativa tra il governo e i sindacati sul rinnovo dei contratti statali e l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici. I negoziati si preannunciano complessi, considerando le perplessità espresse dai sindacati. Non sono, infatti, soddisfatti per il modo in cui l’accordo del 30 novembre si sta traducendo in norme di legge. La Cgil, ad esempio, nelle scorse settimane ha chiesto chiarezza sulle norme e sulle risorse. I nodi non riguardano, infatti, solo gli aspetti normativi: secondi i sidati per restituire dignità al lavoro pubblico e rendere efficace l’azione delle Pubbliche Amministrazioni «è necessario uno sforzo aggiuntivo circa lo stanziamento delle risorse per il rinnovo dei contratti». Per questo avevano chiesto una revisione profonda del decreto, nel quale sarebbe presente «uno squilibrio nel rapporto tra legge e contratto a discapito di quest’ultimo».