L’accesso all’Ape social e alla Quota 41, si è detto da più parti, è stato fin troppo limitato, ma c’è anche chi ha evidenziato come fosse un primo passo verso una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità. Tuttavia ora stanno emergendo dettagli che sembrano confermare quanto sia difficile accedere a queste misure. Sul gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti un post avvisa infatti che “da una lettura più approfondita dei decreti attuativi di cui siamo a conoscenza”, emerge che nell’ambito dei “lavori gravosi”, nello specifico quelli identificati nel testo della legge con le lettere a), b), c), d), e), g), i), l) e m) per avere diritto all’accesso alla pensione anticipata con Quota 41 bisognerà “avere un livello di tariffa Inal non inferiore al 17 per mille”. “Invito quindi tutti coloro che si riconoscono in tali qualifiche ad informarsi presso i propri datori di lavoro circa la sussistenza di tale, fondamentale, requisito!”, è la conclusione del post.



Continua a esserci confusione riguardo l’Ape social e la Quota 41. Una lavoratrice precoce, sulla pagina del gruppo Facebook 41xtutti lavoratori uniti, segnala infatti di essersi recata dal patronato per presentare domanda di accesso alla misura introdotta dalla riforma delle pensioni contenuta nella Legge di stabilità. Le è stato però detto che si dovrà attendere la pubblicazione in Gazzetta ufficiale dei decreti attuativi per poter procedere. “Ma mi hanno messo un dubbio”, aggiunge poi la donna, “perché hanno detto che forse non bastano 41 anni, ma bisogna aggiungere l’aspettativa di vita di 7 mesi in più. Qualcuno ne sa qualcosa? Io andrei quest’anno con 41 già fatti ad aprile finito di pagarmi le volontarie questo mese disoccupata da fine agosto 2016”. Non sembra in realtà esserci la necessità di arrivare a 41 anni e sette mesi di contributi versati, ma il fatto che dopo essere stata a un patronato a una precoce vengano questi dubbi la dice lunga sulla mancanza di chiarezza di comunicazione su di una misura così importante.



I lavoratori precoci continuano la loro battaglia per una riforma delle pensioni che contenga Quota 41 per tutti e questa sera una delle appartenenti al comitato del Friuli-Venezia Giulia sarà ospite della trasmissione “Dalla vostra parte”, che già in passato ha dato voce ai precoci. Tra l’altro il 12 giugno a Trieste si terrà un incontro presso la sede della Regione alla cui organizzazione ha attivamente dato il suo apporto Walter Rizzetto. Il vicepresidente della commissione Lavoro della Camera ha anche invitato i suoi colleghi a quello che intende essere l’avvio di un tavolo di confronto con i rappresentanti di soggetti che sono stati penalizzati dalla Legge Fornero e che, con degli interventi legislativi, si potrebbero salvaguardare. Tra questi soggetti ci sono ovviamente anche i lavoratori precoci.



Hanno fatto polemica nei giorni scorsi le parole di Daniela Gasparini a proposito della riforma delle pensioni dei parlamentari, dato che con un emendamento aveva chiesto di aumentare, in determinate circostanze, del 20% gli assegni di reversibilità per i superstiti di ex parlamentari. La deputata del Pd ha voluto spiegare di essere una dei firmatari del ddl Richetti e che “l’emendamento che ho presentato riguarda solo quei superstiti di parlamentari (art. 11) che, all’entrata in vigore della legge, hanno solo una pensione di reversibilità e che hanno solo questo reddito. L’emendamento prevede solo dopo il ricalcolo contributivo, un recupero del 20 per cento”. Gasparini ha voluto anche scusarsi “con chi si è sentito offeso per un riferimento riportato maliziosamente da un giornale, forzando alcune mie considerazioni telefoniche: si riferiva alla volontà che vedo, dietro alcuni ‘accanimenti’, di penalizzare chi ha servito il Paese, qualcuno forse male ma moltissimi con grande competenza, passione, abnegazione”. E ha anche voluto ricordare di essere figlia di operai e di aver cominciato a lavorare a 16 anni. 

Matteo Salvini è stato ospite della trasmissione diMartedì, in onda su La 7, durante la quale Giovanni Floris gli ha rivolto diverse domande, in particolare sull’ipotesi del voto anticipato. Il leader della Lega Nord ne ha approfittato per parlare anche di una riforma delle pensioni che intende attuare nel caso di affermazione alle urne. Salvini ha infatti ricordato che ci sono circa 7 milioni di italiani, soprattutto donne, che hanno versato contributi all’Inps per alcuni anni, senza però maturare i requisiti necessari alle pensioni. Di fatto, quindi, i loro contributi sono andati “persi”. “In un Paese normale, quello che hai dato ti ritorna indietro. Sono soldi degli italiani, non dell’Inps o dello Stato”, ha quindi detto, spiegando che la sua proposta è quella appunto di restituire i contributi a chi li ha versati senza ricevere la pensione. I fondi per questa operazione si possono trovare, dal suo punto di vista, con misure come la flat tax al 15%, che secondo la Lega Nord è in grado di far aumentare il gettito complessivo, o la regolamentazione e tassazione della prostituzione, che potrebbe portare nelle casse dello Stato circa 2 miliardi di euro all’anno.

Salvini ha quindi ricordato che la Lega Nord ha intenzione di presentare le proprie proposte economiche prima delle elezioni, in modo chiaro. Per quanto riguarda le pensioni, ci dovrebbero quindi essere anche la proposta di Quota 40, con la possibilità di andare in pensione con 40 anni di contributi, e di Quota 100, per rendere possibile l’ingresso in quiescenza a partire dai 60 anni, sempre che sommando la propria età anagrafica all’anzianità contributiva si riesca a raggiungere un risultato pari ad almeno 100.

Come noto, la manovra correttiva contiene una norma che esclude dal bail-in i depositi dei fondi pensione, in modo da garantire che i risparmi degli italiani destinati alla previdenza non vengano intaccati. Tuttavia Alberto Oliveti fa notare che una tutela simile dovrebbe essere prevista anche per le casse previdenziali private. Intervistato da Il Sole 24 Ore, il Presidente dell’Adepp, l’associazione che riunisce le Casse private dei professionisti, chiede quindi un intervento alla politica. Un intervento che dovrebbe arrivare, perché condiviso dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. Resta da capire se ciò avverrà con una correzione al testo della manovra correttiva o con un altro provvedimento. L’importante resta comunque il risultato.

Continuano ad arrivare nuovi dati riguardanti le pensioni degli ex dipendenti pubblici resi noti dall’Inps. Per esempio, viene messo in evidenza che sono i medici i pensionati più “ricchi” (in tutto circa 70.000) con un assegno medio mensile di poco più di 4.300 euro, mentre gli insegnanti non arrivano mediamente a 1.400 euro. Prevalgono i trattamenti pensionistici erogati alle donne (il 58,6% del totale) rispetto a quelli che finiscono a beneficio degli uomini (41,4%). Oltre la metà delle pensioni erogate (il 56,4%) sono anticipate o di anzianità, con importi complessivi che sfiorano i 42 miliardi di euro, mentre le pensione di vecchiaia sono il 13,6% e ammontano a poco più di 11 miliardi. Dunque  il restante 22% di assegni è rappresentato da pensioni di reversibilità.