Uscendo dalla prima parte dell’incontro tra sindacati Ilva e il governo al Ministero dello Sviluppo Economico, un responsabile delle sigle nazionali ha raccontato ai cronisti di non essere ancora del tutto soddisfatto dal “piano di rilancio e piano esuberi dell’Ilva”. Il nodo degli esuberi resta principale, insieme al possibile rilancio della società pugliese in crisi dopo i noti casi giudiziari: fonti del Ministro Calenda raccontano come non vi saranno tagli drammatici né tantomeno esuberi senza assistenza. «Nessun lavoratore dell’Ilva sarà licenziato e/o lasciato privo di protezione e tutti i lavoratori non assunti dall’acquirente rimarranno in capo all’amministrazione straordinaria per la durata del programma e potranno essere impiegati nelle attività di decontaminazione eseguite dalla procedura», raccontano le fonti all’Ansa. A Taranto intanto è scattato lo sciopero di 4 ore che potrebbe anche essere ripetuto nelle prossime settimane qualora i risultati delle trattative sindacali non raggiungeranno esiti soddisfacenti. (agg. di Niccolò Magnani)
Gli operai dell’Ilva di Taranto nella giornata di giovedì 1 giugno 2017 incroceranno le braccia per quattro ore. Lo sciopero dell’Ilva nasce per esprimere opposizione al piano di esuberi che l’azienda starebbe per eseguire, con circa 5-6 mila posti di lavoro che sarebbero perduti se il piano andasse a compimento. La decisione di procedere con lo sciopero è arrivata dopo l’incontro tra le parti sindacali e i rappresentanti del Ministero dello Sviluppo Economico, tra i quali lo stesso Ministro Calenda. E’ stato valutato il piano di esuberi e le possibili tentativi, ma le rappresentanze dei metalmeccanici hanno votato all’unanimità per lo sciopero che, per 4 ore, sarà messo in pratica durante il primo turno di lavoro di giovedì 1 giugno presso gli stabilimenti tarantini dell’Ilva.
Le rappresentanze sindacali hanno dunque scelto la linea dura per protestare contro il piano che potrebbe portare fino a 6 mila esuberi presso l’Ilva di Taranto. Dal Ministero dello Sviluppo Economico sono arrivate rassicurazioni riguardo al fatto che non ci saranno licenziamenti diretti e comunque ogni lavoratore avrà l’adeguata protezione e potrà contare sugli ammortizzatori sociali previsti dalla legge. Troppo poco per i sindacati che tra l’altro non hanno trovato risposta ai dettagli relativi al piano di 6 mila esuberi: in quali stabilimenti verranno applicati, in quali sedi e per quali qualifiche lavorative. Troppo fumose le rassicurazioni di azienda e Governo per evitare lo sciopero previsto per la giornata di giovedì. Senza contare che i rappresentanti dello stabilimento tarantino hanno mostrato ancor maggiore riguardo al fatto che nel piano di rilancio industriale sono stati preannunciati investimenti solo relativamente alle sedi di Novi Ligure e Genova: si teme dunque che la maggior parte degli esuberi riguardino proprio l’Ilva di Taranto, già duramente colpita da molte vicissitudini nel corso degli ultimi anni. Secondo i sindacati i piani industriali vanno dunque rinegoziati, tenendo finalmente conto anche delle condizioni di lavoro e ambientali per tutelare la salute degli operai.