RIFORMA PENSIONI NOVITÀ 2017, ULTIME NOTIZIE. APE SOCIAL E QUOTA 41, LE PAROLE DI PROIETTI SUI DECRETI ATTUATIVI

Ancora i decreti attuativi relativi all’Ape social e alla Quota 41 non sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale, di fatto rendendo non ancora fruibili queste misure che fanno parte della riforma delle pensioni contenuta nella Legge di bilancio. Questo “è un fatto molto grave che necessita di una riflessione urgente sul funzionamento delle magistrature e delle burocrazie dello Stato italiano”, afferma Domenico Proietti. Il Segretario confederale della Uil fa poi notare che il ritardo che si sta verificando comporta un danno per migliaia di cittadini, visto che la domanda può essere presentata entro il 15 luglio, ma ancora non è possibile farlo. “Si impone a tutti uno sforzo per dare il massimo delle informazioni ai lavoratori e alle lavoratrici al fine di colmare i disagi che questo inspiegabile ritardo sta comportando”, aggiunge Proietti.



La Fondazione Studi consulenti del lavoro ha analizzato le misure di riforma delle pensioni introdotte con l’ultima Legge di bilancio, riuscendo a intravvedere un disegno del legislatore volto a superare le salvaguardie e a introdurre un sistema di flessibilità nell’accesso alla quiescenza, premiando le carriere svantaggiate e prevedendo costi propri per chi vuole invece uscire prima dal mondo del lavoro. Secondo quanto riporta Adnkronos, l’attenzione dei consulenti del lavoro si è poi concentrata su tre provvedimenti che riguardano gli addetti ai lavori usuranti. I primi due riguardano l’Ape social e la Quota 41, di cui si attende ancora la pubblicazione in Gazzetta ufficiale dei decreti attuativi. C’è poi il provvedimento “regolamentato dall’Inps con circolare n. 90/17”, che è già operativo. Si tratta in effetti delle nuove norme di accesso alle tutele per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti valide dal 1° gennaio scorso.



Si avvicina l’arrivo di una delle novità della riforma delle pensioni contenuta nella Legge di bilancio. Non stiamo parlando dell’Ape, cui ancora non è possibile accedere in mancanza della pubblicazione dei decreti attuativi in Gazzetta ufficiale (Ape social) o della loro vera e propria stesura (Ape volontaria). Bensì della quattordicesima, la cui platea di beneficiari è stata ampliata e il cui importo è stato aumentato. La Cgil ha quindi pensato, attraverso lo Spi e il sito pensionati.it, di rendere disponibili un simulatore per calcolare a quanto ammonterà questo “bonus” che verrà erogato alle pensioni più basse. Occorre inserire i propri dati, quali la data di nascita, il tipo di pensione che si riceve (ex autonomi o lavoratori dipendenti), l’anzianità contributiva e il reddito lordo annuo, per vedere uscire l’importo a cui si avrà diritto.



Annamaria Furlan rilancia la necessità di riaprire il confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni, in modo da entrare nel merito della fase due in cui discutere anche della previdenza per i giovani. Intervistata da Repubblica, infatti, il Segretario generale della Cisl ha ricordato che servono degli interventi per l’occupazione giovanile, come il contrasto all’abuso dei tirocini, una vera alternanza scuola-lavoro e la formazione per industria 4.0. “E poi dobbiamo completare la trattativa per cambiare le pensioni per i giovani”, ha detto. La sindacalista ha anche lanciato la proposta di “mettere in campo le risorse dei fondi pensione contrattuali per favorire gli investimenti, in cambio di una partecipazione azionaria dei lavoratori nelle imprese”. Vedremo se, passato il periodo elettorale, si vorrà tornare al confronto tra le parti sulla previdenza prima della pausa estiva.

Quante volte abbiamo riportato le richieste venute dalle istituzioni europee, indirizzate ai paesi membri, per varare una riforma delle pensioni di fronte a una situazione di squilibrio contabile o di invecchiamento della popolazione? Il Sole 24 Ore ha pensato di condurre un’inchiesta per scoprire se almeno l’Ue si dà da fare all’interno delle istituzioni comunitarie applicando quello che poi chiede agli altri di fare. L’inchiesta è durata oltre due mesi ed è andata a spulciare tra i sistemi previdenziali vigenti nell’Unione europea, nella Banca centrale europea e nella Banca europea per gli investimenti. Ebbene, si reggono tutti su impianti retributivi e hanno requisiti (specie l’età pensionabile) più favorevoli di quelli stabiliti da riforme come la Legge Fornero, “fatta in Italia nel 2011 su richiesta di Commissione europea e Bce”.

Claudio Gatti ha raccolto anche la voce dell’ex ministro del Lavoro, che ha così commentato quanto scoperto: “Tutti sono sempre pronti a cambiare le pensioni altrui, ma per un cittadino di un paese che ha mostrato la capacità di fare sacrifici – e l’Italia nel 2011 l’ha mostrata – è particolarmente sconfortante vedere che gli euro-funzionari che li hanno chiesti hanno continuato a mantenere i propri privilegi”. I quali stanno determinando continui deficit dei fondi previdenziali che erogano le prestazioni pensionistiche agli ex dipendenti, che vengono coperti attraverso risorse sottratte ai budget di Ue, Bce e Bei. Il Sole 24 Ore ricorda in particolare che per chi lavora in Bce o in Bei li diritto a una pensione scatta dopo 5 anni di lavoro, mentre al Consiglio europeo o alla Commissione Ue dopo dieci. Esiste inoltre la pensione anticipata, seppure con decurtazioni, già a 55 anni.

Dal Fondo monetario internazionale arrivano consigli all’Italia per varare una riforma delle pensioni non certo morbida. L’istituzione di Washington ha stilato un rapporto al termine della sua missione annuale nel nostro Paese, in cui ha sostanzialmente visto al rialzo le previsioni di crescita dell’economia per quest’anno, portandole al +1,3%, rispetto al +0,8% precedente. Il Fmi ha anche dato dei suggerimenti all’Italia riguardanti le riforme più importanti da intraprendere, come quella relativa al catasto, con l’introduzione di una “forma di tassazione moderna sugli immobili”. Un consiglio che si unisce a quella della Commissione europea sulla reintroduzione dell’Imu per i redditi più alti. Per quanto riguarda le pensioni, il Fondo monetario internazionale riconosce che l’Italia ha fatto più di altri paesi, ma ritiene che il nostro Paese dovrebbe prendere in considerazione una riduzione dell’elevata spesa pensionistica, su cui si potrebbero rivedere i parametri.

Non sono mancate di recente prese di posizione di esponenti sindacali in favore di una riforma delle pensioni che preveda la proroga di Opzione donna. Il Segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, per esempio, aveva fatto sapere alcuni giorni fa che la sua confederazione avea già sottoposto la questione anche al ministro Poletti, senza però riscontro. Orietta Armiliato, dalla pagina Facebook del Comitato opzione donna social, si chiede quindi come mai ci siano sindacati che oggi prendono questa posizione quando lei dal 2012 ha sempre potuto notare una loro ostilità nei confronti di Opzione donna, “anche quando si trattava di ripristinare il diritto di esercizio violato palesemente da due circolari emesse da Inps”. “O si sono ravveduti rispetto ai loro convincimenti e sarebbe interessante conoscere le argomentazioni che hanno indotto il cambiamento di rotta, o siamo in presenza di una tipica mossa politica”, scrive quindi Armiliato.

Oltre a quella lanciata dai lavoratori precoci per chiedere la discussione alla Camera del ddl Damiano che prevede una riforma delle pensioni all’insegna di Quota 41 per tutti e la flessibilità pensionistica a partire dai 62 anni, online è presene anche una petizione che chiede la “proroga al 2018 della Legge Maroni 243/04 ‘Opzione donna’ con gli stessi requisiti”, lanciata da Giulia Molinaro e basata su sei principali assunti. Il primo è che bisogna poter scegliere anche quando potersi ritirare dal lavoro, andando comunque incontro a una forte riduzione del proprio assegno. Il secondo è che andando in pensione si liberano posti di lavoro per i giovani. Il terzo è che il ricalcolo contributivo pieno dell’assegno che si andrà a incassare farà risparmiare lo Stato. Il quarto è che con Opzione donna si può dare dignità alle donne rimaste senza lavoro in età avanzata. Il quinto è che lasciando il lavoro si possono aiutare i propri figli che faticano a stare dietro ai nipoti. Infine, viene chiesto di poter avere la stesse possibilità concessa alle donne che hanno beneficiato di questa forma di pensionamento anticipato entro il 31/12/2015.

Finora la petizione ha raccolto poco più di 2.000 adesioni, un numero non certo alto, ma non è detto che non possa crescere in futuro. Resta da capire se la richiesta che arriva potrà mai seriamente essere presa in considerazione, visto che i diversi tentativi fatti negli ultimi mesi non hanno dato alcun riscontro positivo. Opzione donna sembra destinata a rimanere un regime sperimentale di accesso anticipato alle pensione ormai giunto al capolinea.

La previdenza integrativa è uno dei temi della cosiddetta fase due del confronto tra Governo e sindacati. E dopo la relazione annuale della Covip Domenico Proietti chiede all’esecutivo “di promuovere un altro semestre di silenzio assenso per illustrare a tutti i lavoratori le opportunità della previdenza integrativa”. Il Segretario confederale della Uil, infatti, non può non notare come la Covip abbia certificato il buon andamento dei fondi pensione italiani, in particolare quelli negoziali. Secondo Proietti, un altro provvedimento che il Governo dovrebbe attuare è “rimuovere l’aumento della tassazione sui rendimenti attuali ed estendere l’incentivo fiscale ai lavoratori del settore pubblico, fino ad oggi esclusi”. Istanze che molto probabilmente verranno portate avanti anche nel confronto aperto sulla previdenza tra sindacati ed esecutivo.