Nel febbraio scorso è stato approvato in via definitiva il decreto legislativo che disciplina il servizio civile universale in attuazione della legge di riforma del Terzo settore e dell’impresa sociale. L’obiettivo del Governo è quello di rafforzare il servizio civile quale strumento di difesa non armata della Patria, di educazione alla pace tra i popoli e di promozione dei valori fondativi della Repubblica. Il provvedimento, tra l’altro, prevede la partecipazione al sistema anche dei cittadini dell’Unione europea e degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia e tende a razionalizzare gli interventi di servizio civile universale attraverso una programmazione affidata allo Stato centrale, che deve soddisfare i peculiari fabbisogni del Paese in linea con gli obiettivi del Governo, prevedendo interventi a favore dei giovani con minori opportunità e meccanismi di premialità a favore degli enti che realizzeranno interventi con l’impiego di questi giovani.



In particolare, con il recente decreto si definiscono le finalità del “nuovo” servizio civile universale, perseguite mediante programmi di intervento delimitabili anche a specifiche aree territoriali (quali, ad esempio, le città metropolitane) e ai vari settori in cui questi percorsi possono essere vissuti. Nel dettaglio il servizio civile universale potrà essere realizzato con riferimento all’assistenza, alla protezione civile, al patrimonio ambientale e alla riqualificazione urbana, al patrimonio storico, artistico e culturale, educazione e alla promozione culturale e dello sport, all’agricoltura in zona di montagna e sociale, alla biodiversità, e, ovviamente, alla promozione della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata, alla promozione e alla tutela dei diritti umani, alla cooperazione allo sviluppo, e alla promozione della cultura italiana all’estero, nonché al sostegno alle comunità di italiani all’estero.



In questo quadro è bene ricordare come nei prossimi giorni scadranno i termini per partecipare ai bandi per la selezione di ben 47.529 volontari da impiegare in progetti di servizio civile nazionale in Italia e all’estero. Sebbene la partecipazione a queste iniziative rappresenti un importante momento di crescita umana e “professionale” per molti giovani che vi sono coinvolti è bene ricordare che il servizio civile, come anche il tirocinio, non è un contratto di lavoro e non può/deve essere vissuto come tale dagli enti e dai ragazzi.

È, tuttavia, vero che in alcuni casi, da auspicarsi sempre di più, alla fine dei 12 mesi la natura della collaborazione del ragazzo all’interno del soggetto che lo ospita può trasformarsi fino a diventare, addirittura, un vero e proprio lavoro. È questo (forse?) l’auspicio da fare ai 50 mila ragazzi che nei prossimi mesi avranno l’opportunità di mettersi in gioco al servizio delle proprie comunità.