Un giudizio positivo sull’Ape social arriva da Gigi Bonfanti, che ricorda come questa misura rappresenti un passo in avanti nella correzioni delle storture derivanti dalla riforma delle pensioni targata Fornero, “sopratutto nei confronti delle categorie più deboli.” Il Segretario generale della Fnp-Cisl, parlando con Labitalia, ha espresso la sua soddisfazione per il lavoro svolto nel confronto sindacati-Governo,che è stato in grado di “ristabilire un minimo di giustizia sociale tra i lavoratori”, in particolare andando incontro a coloro che risultano “penalizzati dall’introduzione delle nuove regole in materia pensionistica”, specie “quelli impegnati in lavori particolarmente gravosi, costretti a prolungare gli anni lavorativi”. Continua intanto a crescere il numero delle domande presentate all’Inps. Sarà interessante vedere se al 15 luglio saranno superiori a quelle previste in base ai fondi stanziati. Qualcuno, infatti, rischierebbe di rimanere escluso, almeno per quest’anno, dall’Anticipo pensionistico agevolato.



Marcello Pacifico torna a chiedere una riforma delle pensioni che inserisca nella platea delle professioni ammesse all’Ape social anche quella di docenti delle scuole primarie e secondarie. Il Presidente dell’Anief continua ad avere grossi dubbi poi sull’Ape volontaria, visto che richiede la restituzione di somme che possono arrivare fino a 500 euro al mese per vent’anni. Il Segretario confederale Cisal ritiene che con l’attuale sistema pensionistico ci siano già delle penalizzazioni che pesano su chi va in quiescenza, visto che c’è stato il passaggio al metodo contributivo. Perciò subire una decurtazione come quella prevista per l’Ape social sarebbe davvero un duro colpo alle proprie disponibilità finanziarie. Pacifico sottolinea poi l’alta età media presente tra il personale docente della scuola, con il 75% degli insegnanti che supera i 50 anni.



Il Segretario nazionale dell’Aduc lancia l’allarme: dietro al dibattito sui vitalizi dei politici si cela in realtà la volontà di varare una riforma delle pensioni che colpisca tutti i pensionati. Primo Mastrantoni ricorda infatti che per quanto riguarda i parlamentari l’obiettivo delle proposte di legge di cui si parla in questo periodo è quello di arrivare al ricalcolo contributivo dei vitalizi in essere, con un effetto retroattivo. “È questo il punto fondamentale: una volta che s’interviene sul passato, in questo caso per i vitalizi, consentirà di ripetere l’operazione anche per le pensioni ordinarie, quelle che percepiscono milioni di comuni pensionati”, spiega Mastrantoni, che evidenzia come una manovra di questo genere potrebbe consentire un risparmio di circa 58 miliardi per lo Stato. “Con i buchi di bilancio che ha lo Stato, un risparmio di 58 miliardi farà gola a tutti i prossimi Governi che, in base ai sondaggi, dovrebbe essere a guida Pd o M5S. Insomma è svelato l’arcano, il motivo per il quale si è dato spazio all’argomento vitalizi: è il cavallo di Troia che consentirà di espropriare le pensioni ordinarie. I pensionati non sanno che, Pd e M5S, metteranno le mani nelle loro tasche”, aggiunge.



Il Sole 24 Ore ricorda che, nonostante la riforma delle pensioni sia stata varata alla fine dello scorso anno, ancora nulla si sa circa l’Ape volontaria e l’Ape aziendale che sarebbero dovute entrare in vigore il 1° maggio. Se, infatti, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale dei decreti attuativi si è conclusa la “telenovela” dell’Ape social e di Quota 41, ancora gli altri provvedimenti del Governo per rendere fruibile l’Anticipo pensionistico su base volontaria, con o senza il contributo dell’azienda, non sono stati emanati. Tra l’altro anche la Rita resta al palo, visto che solo la certificazione Inps basata sui requisiti Ape rende possibile usare la propria previdenza complementare come “ponte” verso la pensione. Difficile dire quanto la situazione sbloccherà. Il quotidiano di Confindustria ricorda solo che il Taeg previsto per l’Ape sarà intorno al 3,2%, sempre che non subisca modifiche in base alle convenzioni con Abi e Ania.

Recentemente il Fondo monetario internazionale ha “suggerito” un intervento di riforma delle pensioni visto il peso della spesa pensionistica in Italia. Tutto questo nonostante, come spieghi truenumbers.it, le pensioni di invalidità siano diminuite. Nel 2014 c’è stato infatti un calo del 5,2% nel loro numero e del 2,3% della complessiva spesa per questo tipo di prestazioni. L’importo medio degli assegni è però cresciuto a 11.082 euro dai 10.758 dell’anno precedente. Il 28% dei percettori incassa tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese, ma ancor di più sono coloro che prendono tra i 500 e i 1.000 euro, mentre coloro che incassano più di 2.000 euro sono un po’ più del 15%. Le pensioni di invalidità e di inabilità corrisponde al 5,6% della spesa totale dell’Inps. Il calo di questo tipo di assegni, spiega truenumbers, è dovuto principalmente a numero di decessi tra i percettori superiore a quello dei nuovi beneficiari.

La Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità da tempo segue anche le novità riguardanti la riforma delle pensioni e il Presidente Giorgio Ambrogioni ha detto di ritrovarsi piuttosto d’accordo con quanto scritto da Alessandra Del Boca e Antonietta Mundo nel libro “L’inganno generazionale”. Per tenere in equilibrio il sistema pensionistico la soluzione non è ‘togliere ai vecchi per dare ai giovani’, ma è creare più ricchezza, creare buon lavoro e innalzare i livelli retributivi”, ha spiegato Ambrogioni a seguito della presentazione del volume organizzata dalla Cida a Napoli. Secondo quanto riportato da Adnkronos, dal suo punto di vista una prova di ciò la si può trovare nel fatto “che le politiche restrittive sulle pensioni non hanno portato questo gran beneficio al mercato del lavoro e che gli assegni medio-alti sono già oggi i più penalizzati dal decalage dei rendimenti”. 

Ci sono anche altri punti su cui Ambrogioni vede dei contatti tra le posizioni della Cida e il contenuto del libro di Del Boca e Mundo. Per esempio, la scuola e la formazione, con la necessità di far sì che ci sia più collaborazione tra imprese e istituzioni scolastiche. La formazione servirebbe anche ai disoccupati adulti, così da trovare opportunità sul mercato del lavoro. Ambrogioni ha anche annunciato che la Cida il prossimo 6 luglio terrà un’assemblea nazionale, dalla quale uscirà un documento con proposte politiche, sociali, economiche e fiscali. “Sarà la base di un confronto che vogliamo avviare non tanto e non solo in vista della legge di bilancio, quanto piuttosto in vista della prossima campagna elettorale”, ha aggiunto.

Sul fronte pensioni un’ipotesi riportata dal Corriere della Sera fa correre qualche brivido alla schiena dei pensionati: i tecnici del Ministero del Lavoro starebbero pensando ad un provvedimento che dal 2019 alzi l’età minima della pensione a 67 anni (mentre ad oggi è ufficialmente fissata a 66 anni e 7 mesi). La questione è sempre la medesima: con l’aspettativa di vita che si alza sempre i più, anche l’età delle pensioni potrebbe essere potenzialmente ritoccata al rialzo, il che provocherebbe in un momento di difficoltà a piazzare e far scattare tutta la riforma pensionistica, un ulteriore mugugno contro l Governo. Secondo quanto riporta TgCom 24 allora, per “mitigare” gli effetti dell’impopolare e presunto provvedimento, l’Ape potrebbero essere esteso a pieno regime e non solo nella forma “Social” come appena scattato in questi giorni. (agg. di Niccolò Magnani)

Con la pubblicazione del bando Inps sull’Ape Social, le domande sono pronto all’invio per i vari pensionati italiani che vi possono accedere. Ma quali sono le ultime e definitive regole di accesso a tale strumento pensato per la nuova riforma pensioni del Governo? Il nuovo ammortizzatore sociale è riservato a chi ha compiuto almeno 63 anni, in condizione di bisogno ovviamente e che ancora ha l’età di pensione di vecchiaia. Sul fronte precoci invece la finestra di uscita alla pensione con chi ha compiuto i 41 anni di contributi versati (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne) ma devono rientrate nelle quattro categoria di disagio varie per l’Ape sociale, ovvero: familiari disabili a carico, disoccupazione da almeno 3 mesi, invalidità pari o superiore al 75% e aver svolto almeno un lavoro usurante per almeno 6 degli ultimi 7 anni. (agg. di Niccolò Magnani)