Tre anni di “Garanzia giovani” sono sufficienti per dire qualcosa, al di là delle stesse statistiche. Per capire, cioè, se l’offerta e le opportunità, anzitutto per i cosiddetti Neet, ma poi per tutti i nostri giovani, hanno prodotto o stanno producendo un qualche risultato. Provo a riassumere cosa sia “Garanzia Giovani”, programma rivolto, come è noto, nello specifico, ai ragazzi under 29 anni, residenti in Italia e non impegnati in attività di lavoro e/o di studio. Le misure previste sono di diverso tipo: accoglienza e orientamento; formazione; accompagnamento al lavoro; apprendistato; tirocinio extra-curricolare; servizio civile; sostegno all’auto-imprenditorialità; mobilità professionale all’interno del territorio nazionale o in Paesi Ue; bonus occupazionale per le imprese



Riguardo all’incentivo sull’occupazione, gli ultimi dati dicono che c’è stato un positivo balzo in avanti. A maggio, tanto per dare qualche numero, i giovani registrati erano 1.345.840, ma al netto delle cancellazioni erano 1.156.202. Al 9 giugno il loro numero è diventato 1.367.430, con un aumento settimanale considerevole, e al netto 1.175.774. Dati, come si vede, che fanno pensare. Le regioni che vedono il maggior numero di registrati sono la Sicilia, per il 14% circa (185.591), la Campania e la Lombardia.



Da gennaio a giugno le richieste dei datori di lavoro ai fini dell'”incentivo occupazione” sono state 38.127, per un importo fino a 8.660 euro per un’occupazione stabile e per la metà per una, invece, a termine. L’Inps ne ha confermate 24.586, cioè il 64,5%, consentendo, così, la loro trasformazione in veri e propri rapporti di lavoro.

Mentre, dunque, da maggio 2014 a marzo 2016 erano stati riconosciuti solo 30.000 contratti con lo sgravio contributivo, con relativa semplificazione, tanto da ottenere alla fine 2016 circa 60.000 domande, la decisione del governo di confermare l’incentivo per il 2017 con altri 200 milioni sta avendo qualche buon risultato per questi ragazzi in difficoltà. La Regione che ha avuto il maggior riconoscimento di domande presentate è stata la Lombardia, con 5.866 unità, pari a 13 milioni e mezzo circa di risorse messe a disposizione, poi la Campania, con 2.517 domande confermate per 5,5 milioni circa di euro, con terzo il Veneto con 2.258 domande e 4,5 milioni circa di copertura. L’80%, però, di queste richieste si è concentrato, paradossalmente, nelle regioni “più sviluppate”. La Calabria, ad esempio, vede a oggi solo 372 domande, le stesse, tanto per intenderci, che ha presentato la Provincia autonoma di Trento.



In tutto, sino a fine maggio 2017, le richieste confermate prevedono un esborso di quasi 58 milioni di euro, per 24.500 domande accolte da parte dell’Inps. Il 59% di queste ha riguardato la componente maschile, mentre la metà circa delle assunzioni ha coinvolto ragazzi dai 20 ai 24 anni, e il 39% i giovani dai 25 ai 29 anni. L’età media tra tutti si è attestata sui 23 anni e mezzo. Secondo il presidente della neonata “Agenzia nazionale per le politiche attive” (Anpal), Maurizio del Conte, i numeri evidenziano un incremento positivo, favorito, per le imprese, da procedure più snelle, le stesse per la decontribuzione prevista dal Jobs Act.

“Garanzia giovani”, dunque, a leggere questi dati, ha prodotto risultati positivi. Ma se diamo un’occhiata, più in generale, ai temi sul tappeto relativi alle politiche attive sul lavoro per i nostri giovani, qualche riflessione ulteriore, sull’impianto di “Garanzia Giovani”, saremmo tenuti a produrla. Al di là del rilievo che, grazie a questa opportunità, dal 2012 i giovani che sono stati coinvolti in un percorso di stage aziendale sono raddoppiati.

Resta la domanda per chi, come lo scrivente, vive nel mondo della formazione: le opportunità che vengono offerte si innestano nel percorso formativo di un giovane, oppure sono lontane o ininfluenti, nel senso di un apporto di hard e soft skills lontane dalla storia formativa seguita dagli stessi ragazzi? Quali competenze, nel concreto, verranno rinforzate e sviluppate? Secondo quali sinergie, tra domanda e offerta, tra scuola e università, da una parte, e mondo del lavoro dall’altra? Se, inoltre, questo aggancio con la realtà si realizza per la prima volta, come può essere qualificato, se si viene a concretizzare, appunto, lontano dal proprio percorso? Non rischia di diventare, solamente, una forma di utilizzo dequalificante e demotivante? Per queste ragioni, dovrebbero far ulteriormente riflettere le stesse “Linee Guida sui Tirocini” da pochi giorni emanate da Governo e Regioni.

Un’ultima annotazione: non sempre i nostri giovani conoscono cosa può offrire “Garanzia Giovani”, tanto da presentarsi nelle aziende senza esserne iscritti, dimenticando che può essere un utile strumento che può facilitare l’inserimento in una azienda, anche a partire dall’apprendistato.

Problemi, come si vede, a tutto tondo.