Come abbiamo scritto in più di un’occasione e, anche, in tempi non sospetti – la prima volta a marzo del 2016 – si avvicina per Maurizio Landini un passaggio importante, quello verso la Cgil. Non v’è dubbio che si tratti di qualcosa di rilevante, non solo per il suo mondo di appartenenza, ma anche per l’intero movimento sindacale. Landini porterà di sicuro vivacità in un ambiente – quello confederale – piuttosto ingessato da troppo tempo, non più capace di svolgere compiti ordinari: siamo dal 2013 infatti in assenza di un accordo sul sistema contrattuale.
Si avvicina la fine del suo secondo mandato in Fiom e, come vogliono le regole, Landini non potrà essere Segretario generale dei metalmeccanici della Cgil per la terza volta. Questa, di base, la contingenza che lo ha avvicinato alla Cgil, anche se il fatto di per sé – che non è una sorpresa – è quantomeno curioso. Landini col caso Fiat è diventato popolarissimo, anche se la scelta di avversare il piano industriale di Marchionne gli è costata carissima in termini di iscritti. La sua popolarità e la sua vivacità lo hanno reso una spina nel fianco della sua confederazione, questo perché Landini – pur commettendo qualche errore – ha comunque una visione di sindacato che è sempre più merce rara, prova ne è il recente e innovativo rinnovo metalmeccanico firmato anche da lui. È vero che proprio col recente rinnovo del contratto nazionale, Landini accetta principi e istanze che ha avversato per anni (vedi contrattazione di secondo livello piuttosto che welfare contrattuale), ma – come si dice – “solo i morti non cambiano mai idea”.
In un Paese così dilaniato dal conflitto e dall’inconcludenza che questo produce sul versante politico, oggi i metalmeccanici sono un grande esempio: sono stati per anni molto contrapposti, la modalità con cui giungono a questo rinnovo è tuttavia esemplare. Non vi è solo unitarietà, ma vi è anche una grande capacità di sintesi e di mediazione dentro un percorso unitario: non è per nulla facile mediare quando ci sono distanze, all’inizio della trattativa si era addirittura partiti con due piattaforme distinte sul piano sindacale (Fim e Uilm da una parte e Fiom dall’altra). Si è giunti alla fine a un contratto che non solo rende tutti contenti, ma che risulta una grande pratica per l’intero sistema delle relazioni industriali: il diritto soggettivo alla formazione diventerà sempre più un driver dei contratti dentro la grande trasformazione.
A commento del rinnovo, Dario di Vico scriveva più o meno così sulle pagine del Corriere della Sera: “non sappiamo se il soprannominato Trio Metal – Bentivogli, Landini, Palombella – eserciterà un peso crescente sulle scelte chiave e sulle leadership di Cgil Cisl Uil”. A quanto pare, Landini è il primo a esercitare questo peso crescente. Auguri Maurizio!
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